I numeri dello spreco alimentare

da | 13 Dic, 2013 | Lifestyle, Tutto food

Sono tanti i motivi che portano agli sprechi alimentari (e non solo) e partono da lontano. C’è la confusione tra bene e merce e tra valore e prezzo.
La spersonalizzazione dell’acquisto di cibo: dal banco del negozietto o dalla bancarella (magari di un contadino) nel mercato rionale, alla rastrelliera di un supermercato.
E ancora la pubblicità e la politica aggressiva del marketing della grande distribuzione da cui deriva la figura del consumatore moderno: consumiamo, non mangiamo ed è già un messaggio. E poi la scarsa conoscenza della reale durata e commestibilità dei prodotti agroalimentari che si acquistano. E, come ulteriore derivato, c’è lo spreco enorme alla fonte, nei campi, nei frutteti, negli orti, da una parte per le rigide regole di acquisto dei prodotti da parte della grande distribuzione organizzata (per dire: le carote storte, i calibri troppo grossi o troppo piccoli, la frutta “brutta” o lievemente intaccata non vengono ritirati) e dall’altra la remunerazione talmente bassa che spesso non coprirebbe le spese di raccolta. Così i prodotti restano nei campi o sugli alberi.

 

I numeri dello spreco

Lo spreco alimentare è aumentato del 50% negli ultimi quaranta anni, risultato della crescita del benessere (che evidentemente non coincide col ben-essere). Nel mondo si buttano via ogni anno circa un miliardo e trecento milioni di tonnellate di cibo perfettamente commestibile. Di questi novecento milioni tra campi e negozi (supermercati soprattutto), il resto lo facciamo noi direttamente a casa nostra, o nelle mense e nei ristoranti. Nel nostro piccolo in Italia, si lasciano marcire nei campi circa diciotto milioni di tonnellate di prodotti agricoli, quasi altri due milioni vengono sprecati dall’industria di trasformazione agroalimentare, trecentomila tonnellate si perdono nella distribuzione (soprattutto iper e supermercati, che in fondo sprecano meno in proprio, ma inducono tutti gli altri sprechi). E poi arriviamo noi a dare la botta finale (i dati dicono che buttiamo via tra il 30 e il 40% di quanto acquistiamo).

 

Cambiare è possibile

Dati che fanno paura, vero? E ci spaventeremmo ancora di più se traducessimo in soldi, in euro, il valore di questo spreco. Ma, soprattutto, se quei prodotti agroalimentari non fossero considerati merci con un prezzo di mercato, ma dei beni alimentari che hanno valore, probabilmente ci si penserebbe due volte prima di destinarli alla pattumiera. Se si riflettesse sul fatto che sono prodotti dalla natura grazie al lavoro di uomini che investono fatica, pazienza e sapienza per metterceli a disposizione, forse li si guarderebbe sotto un’altra luce. E forse, se questi prodotti ce li procurassimo direttamente da chi li coltiva e produce, ci sarebbero più evidenti i “valori” che portano con sé. Magari non li butteremmo così facilmente, neanche sotto forma di avanzi della tavola, tanto meravigliosamente recuperabili e valorizzabili, come ben sapevano le nostre nonne.
Si tratta quindi, da parte nostra, di cambiare l’approccio e capire il valore che hanno questi beni materiali e comuni. E’ esattamente quello che sta facendo da anni Slow Food, con i Presìdi, con i Laboratori del Gusto, con gli Orti in Condotta, con i Mercati della Terra, con i Gruppi di Acquisto, con i progetti di recupero degli sprechi alimentari come Last Minute Market. Ma proprio il Last Minute Market, che consiste nel recupero e nell’utilizzo da parte di associazioni assistenziali di merci edibili destinate alla discarica, seppur lodevole, è una trasformazione dello spreco in risorsa: una toppa sullo strappo, non un’eliminazione dello spreco. Che va invece estirpato, ridotto a zero. Per avvicinarsi a questo obiettivo serve concretamente un cambio del nostro stile di vita, della nostra visione del cibo. Serve un grande cambio di passo, un grande cambio di mentalità e pensiero, perché, come diceva Albert Einstein: “Un problema non si risolve col pensiero che lo ha creato”.

Tecniche, fantasia e sapienza per recuperare gli avanzi e gli sprechi.

Slow Food Milano ha attivato nell’autunno-inverno 2013 due corsi (in due lezioni ciascuno) che hanno come intento il recuperare, riscoprire e valorizzare quel che non va gettato. “Tecniche di cucina applicate” è un percorso tra le principali tecniche di conservazione, trasformazione, cottura e abbinamento per dare nuova vita e sapore agli avanzi. “Fantasia e sapienze in cucina” illustra spunti e idee, giochi di sostituzioni, improvvisazioni e abbinamenti per riutilizzare la pasta della sera prima, recuperare i ritagli di verdure lasciati sul tagliere, non buttare creste, bargigli, fegatini, cuori e zampe, riadattare pani e dolci che stazionano in dispensa da qualche giorno. Per informazioni e prenotazioni: educazione@slowfoodmilano.it

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