Sleddog

da | 10 Feb, 2016 | Salute e Benessere

Uno sport invernale poco noto, ma adatto a tutti gli amanti delle attività a contatto con la natura, è lo Sleddog. Il termine significa, letteralmente, “cane da slitta”, ma viene utilizzato per definire questa incantevole disciplina sportiva, in cui un musher, un conduttore, guida una slitta trainata da cani. Musher deriva dal verbo inglese “to mush”, adattamento fonetico del francese “marche”, la parola usata dai primi conduttori, originari del Québec, per ordinare ai cani di partire. “A differenza di quanto pensano in molti, – racconta Luca Chiarelli, titolare del Centro Sleddog Sestrierenon ci si fa semplicemente tirare dai cani, ma si condivide con loro la fatica, soprattutto nei tratti di maggiore difficoltà, come le salite. Bisogna cooperare, aiutarsi, dividendosi il lavoro a metà. È uno sport meraviglioso che unisce uomo, cane e natura”.

Per guidare una slitta, non basta urlare Gee! per girare a destra e Haw! per andare a sinistra, “è necessario sapere come uscire sulla neve in sicurezza, senza fare del male inconsapevolmente ai cani, – spiega Luca – perciò consiglio a grandi e piccini di iniziare su un terreno in piano, ma soprattutto, di affidarsi a un maestro e a centri qualificati. Il genitore raramente è in grado di sostituirsi a un insegnante, considerata la particolarità della disciplina. Ci sono regole e protocolli stabiliti da ogni singolo centro per la sicurezza di tutti. Non è uno sport fai da te, ma una volta preparati, ci si gode un’emozionante escursione innevata con tutta la famiglia”.

Luca, oltre a prendersi cura dei quaranta Siberian Huskies del suo centro, è anche papà di tre bambini, che hanno seguito le sue orme fin da piccoli: “Ho un video bellissimo in cui mia figlia a 4 anni fa il giro della nostra pista trainata da un cane, una femmina adulta molto esperta. L’età per lanciarsi nell’esperienza è quasi indifferente. Dai 2 anni e mezzo fino ai 7, o meglio fino ai trenta chili di peso, i piccoli sono accompagnati dall’istruttore, poi passano progressivamente a slitte con due e quattro cani. Ciò che conta è che i genitori insegnino l’approccio corretto verso gli animali: il cane non è un gioco, non si fanno dispetti come tirare il pelo, la coda o le orecchie, ci si avvicina con delicatezza, mettendo lentamente una mano sotto il muso per farsi annusare e non si accarezza mai un cane sopra la testa senza essersi prima “presentati”. I nostri huskies sono abituati a essere pacioccati, perché sono a contatto con i bambini tutti i giorni, ma in generale, ritengo importante che, anche attraverso queste regole, si insegni fin da piccoli il rispetto”.

Nessuna paura? “Ai bambini viene tutto più facile, hanno il baricentro basso, non hanno paura e i cani lo sentono. È uno sport utilissimo per vincere la timidezza. Ho visto innumerevoli esempi di bambini partiti quasi in lacrime che raggiungono l’arrivo con un sorriso a 45 denti, felici dell’esperienza, ma soprattutto di avercela fatta. Acquisiscono maggiore fiducia in loro stessi, capiscono di aver compiuto un’impresa fuori dal comune. Non capita tutti i giorni di guidare una slitta per tre chilometri! A volte i più preoccupati sono i genitori, che spesso trasmettono la loro paura ai figli. Io dico sempre: fidiamoci dei bambini!”. Lo Sleddog, inoltre, insegna cosa significa essere una squadra, il musher e i suoi cani diventano un tutt’uno. Al termine di ogni escursione, invitiamo i bambini ad accarezzare i cani per ringraziarli del lavoro svolto insieme, spieghiamo come comunicare con loro. Può diventare una bellissima esperienza di condivisione familiare e non è uno sport in cui si fanno discriminazioni in termini di sesso o età, ho avuto clienti anche di 80 anni”.

Lavorare con i cani è impegnativo, ma regala grandi soddisfazioni. “Quando si sceglie lo Sleddog, lo si deve praticare con costanza, minimo tre uscite coi cani a settimana. Bisogna allenarli al traino, affinché sviluppino massa muscolare, aumentino la loro capacità polmonare e quindi la resistenza. Parallelamente deve allenarsi il conduttore perché, ribadisco, si lavora insieme. Per chi volesse competere, le opportunità non mancano! Ci sono i campionati italiani, gli europei, i mondiali, le “imprese” e gare che arrivano fino a 1.800 chilometri. La competizione più famosa è l’Iditarod, definita il «Super Bowl dell’Alaska», che si corre il primo sabato di marzo, dalla città di Anchorage alla città di Nome, negli anni pari e viceversa nei dispari. C’è chi crede sia ispirata all’impresa del cane Balto e del guidatore di slitta Leonhard Seppala, che nel 1925 organizzò una staffetta per trasportare dei medicinali e salvare Nome da un’epidemia di difterite, come romanzato nel celebre film di animazione. Si tratta di competizioni a cui un europeo partecipa raramente per una questione di budget, ma perché non sognare?”.

[Tatiana Zarik]

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