Alcune tra le infezioni sessualmente trasmissibili, come la clamidia, sono in forte aumento in Italia: la storia di Giulia ci mette davanti l’importanza della prevenzione, della conoscenza e divulgazione
Negli ultimi anni, le infezioni sessualmente trasmissibili hanno registrato un incremento significativo in Italia. Secondo il Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2025 i casi di clamidia sono aumentati del 25%, quelli di gonorrea del 20% e quelli di sifilide del 50%. A preoccupare è soprattutto la diffusione tra i giovani, spesso poco informati e privi di un’approfondita e capillare educazione sessuale nelle scuole. Nonostante l’educazione sessuale sia riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come parte integrante del diritto alla salute e all’informazione, il recente emendamento — al centro di un acceso dibattito pubblico — rischia di trasformare una questione sanitaria fondamentale in un terreno di scontro ideologico, subordinando la tutela della salute dei giovani a logiche puramente politiche.
La clamidia, in particolare, è una delle IST più comuni e insidiose: può rimanere asintomatica per anni e causare danni irreversibili all’apparato riproduttivo, soprattutto nelle donne. Giulia, oggi 42enne, ha scoperto di essere entrata in contatto con il batterio solo quando ha iniziato a cercare un figlio. La sua testimonianza è un esempio di come una diagnosi tardiva possa cambiare il corso della vita, nonostante le nuove tecniche di fecondazione in vitro riescano oggi a offrire nuove possibilità dove mancano prevenzione e informazione.
Il sospetto e la diagnosi
Giulia non aveva mai avuto sintomi evidenti: nessun dolore, nessun segnale chiaro. Quando ha iniziato a cercare una gravidanza, si è rivolta a una ginecologa dell’Humanitas di Milano. “Dai primi controlli tutto sembrava nella norma”, racconta. “Mi era stato diagnosticato l’ovaio policistico ma funzionante: non apparivano anomalie nell’utero. Tuttavia, la gravidanza non arrivava, così la ginecologa ha deciso di approfondire e indagare sulle tube di Falloppio che, in alcuni casi, possono risultare danneggiate a causa di infezioni pregresse”.
Un semplice esame del sangue ha rilevato così la presenza di anticorpi della clamidia sviluppati dall’organismo. “Ho subito cercato informazioni online, anche se so bene che bisognerebbe evitare di farlo. Ho scoperto che si tratta di un’infezione che può distruggere le tube, rendendo impossibile la fecondazione naturale. La conferma purtroppo è arrivata con un’isterosalpingografia: una tuba era completamente chiusa, l’altra quasi. La clamidia, silenziosa e invisibile, aveva compromesso la mia fertilità, probabilmente molti anni prima”.
L’intervento e la consapevolezza
Dopo la diagnosi, il protocollo suggerisce un intervento chirurgico in anestesia totale per valutare lo stato delle tube e prevenire rischi come gravidanze extrauterine o emorragie. “Al risveglio, la sentenza è stata difficile da accettare: per me e il mio compagno sarebbe stato praticamente impossibile concepire un figlio naturalmente”.
La diagnosi di infertilità spesso porta dietro un irrazionale ma inevitabile senso di colpa. “Mi incolpavo per non aver fatto controlli prima, per aver ignorato segnali che forse non c’erano. Ho iniziato un percorso di psicoterapia per elaborare il senso di perdita e per affrontare quella che per me era stata una mancanza di controllo sul mio corpo: qualcosa che mi era accaduto senza che io potessi impedirlo. Quel batterio – Chlamydia trachomatis – si era diffuso negli anni nel mio corpo e non me ne ero accorta ma sarebbe bastato un semplice prelievo del sangue per rivelarlo”.
Mamma due volte
Dopo aver ricevuto la dura diagnosi, Giulia e il suo compagno si rivolgono a un centro per intraprendere il percorso della fecondazione assistita. “E’ stato un anno molto difficile: ricordo la stimolazione ovarica, le punture, la sindrome da iperstimolazione, la stanchezza. Era un periodo molto intenso dal punto di vista lavorativo, e non volevo prendere pause perché lavorare mi aiutava a pensare meno a un eventuale fallimento. Anche con il mio compagno abbiamo vissuto momenti di tensione. Mi capitava, e credo che questo accada a molte donne, di provare un senso di solitudine e di grande fatica emotiva. Per fortuna ho anche avuto modo di incontrare altre donne, nelle sale d’attesa, con cui ho condiviso parte di questo percorso. E sentivo che la scienza era la mia grande alleata: solo oggi grazie ai progressi fatti dalla medicina possiamo avere questa grande possibilità”.
Finalmente il coraggio, la determinazione e un po’ di fortuna si trasformano per Giulia in una gravidanza, e alla fine del 2017 arriva il più bel regalo di Natale: la nascita di un bambino. “Non ho mai pensato di voler avere un solo figlio, così grazie alla crioconservazione degli embrioni e con qualche fallimento, dopo tre anni siamo riusciti anche ad avere il secondo figlio. Chi non conosce la nostra storia crede che siano gemelli: in effetti, non so per quale motivo, tra loro c’è una grande somiglianza!”.
Informarsi e non sottovalutare
A provocare la clamidia è un batterio intracellulare obbligato, cioè che può vivere e riprodursi solo all’interno delle cellule dell’organismo ospite. Colpisce principalmente l’apparato genitale, ma può infettare anche uretra, retto, gola e occhi; spesso è asintomatico, soprattutto nelle donne, fino al 70–80% dei casi, il che lo rende insidioso e difficile da diagnosticare senza test specifici.
Tuttavia, una volta diagnosticato, viene curato efficacemente con antibiotici. “Solo dopo questa esperienza mi sono resa conto di quanto sia importante la prevenzione” ammette Giulia. “Un semplice esame del sangue o tampone avrebbe potuto cambiare tutto. Da mamma, sento ancora di più la grande necessità di informare ragazze e ragazzi, di organizzare nelle scuole una formazione adeguata sulle malattie sessualmente trasmissibili, per superare i tabù e affrontare con consapevolezza la sessualità. Invito tutti e tutte a informarsi e non sottovalutare eventuali sintomi”. Perché la salute sessuale è importante, e ogni donna e ogni uomo hanno il diritto di conoscerla e proteggerla.














































