La cicatrice del cesareo: come curarla e trattarla

da | 5 Giu, 2018 | Lifestyle, Salute e Benessere

Cicatrice  del cesareo.
Lo ripetono tutte le mamme, da sempre: il dolore del parto si dimentica velocemente. I ricordi di quegli attimi e di quel primo incontro, rimangono però vivi e impressi, come possono rimanesere impressi sul corpo i segni della nascita.

La cicatrice del cesareo o le cicatrici  dell’episiotomia sono un cambiamento con cui molte donne devono fare pace per riconoscere e riappropriarsi del proprio corpo. Come? Ce lo spiega Manuela D’Ambrosio, ostetrica libera professionista e formatrice della Scuola Elementale di Arte Ostetrica di Firenze.

Il parto cesareo

Il parto cesareo è un intervento chirurgico a tutti gli effetti, che si fa praticando un taglio con un bisturi nella parete uterina. Il taglio è multiplo: viene inciso l’addome e la parete dell’utero.

Una volta estratto il bambino vengono ricucite queste due parti con dei punti che sono dati sia internamente che esternamente. I punti vengono tolti in ospedale, qualche giorno dopo l’intervento. Sul corpo della mamma rimane la cicatrice del cesareo, a pochi centimetri dal pube, orizzontale, lunga da otto a quindici centimetri.

Curare la cicatrice del cesareo

È molto importante tenere la cicatrice coperta, pulita e protetta fino alla rimozione dei punti.

Per i primi 40 giorni è meglio non fare sforzi e non sollevare nulla di pesante se non il bambino.

Ci si può lavare e non ci sono problemi se la ferita si bagna, purché non la si immerga e lasci a mollo in acqua, almeno per i primi giorni.

La cicatrice del cesareo, immediatamente dopo l’operazione, potrebbe essere gonfia e l’area che la circonda assumere un colore rosa.

Dopo circa sei settimane dal parto la cicatrice dovrebbe essere guarita; il rossore però potrebbe persistere per 6 mesi almeno prima di scomparire e di trasformarsi in una linea chiara.

Una volta cicatrizzata la ferita e rimossi i punti, ci si può prendere cura della cicatrice del cesareo con massaggi con olio di rosa mosqueta, trattamenti osteopatici o di armonizzazione della cicatrice.

La ferita profonda

Secondo il dottor David Kanner, osteopata, “tutte le cicatrici sono una aggressione memorizzata dai tessuti”. La pelle, per la sua estensione, è il più grande organo del corpo e ha la stessa origine del sistema nervoso centrale”.

Sono note le origini comuni della pelle e dell’ipofisi (deputata ai cambiamenti ormonali, come l’ossitocina, l’ormone dell’amore e della relazione), della ghiandola mammaria (importante per l’allattamento) e delle ghiandole surrenali (che producono adrenalina e cortisolo)”.

Un taglio della pelle, dunque, è un taglio alla fascia che collega tutte le nostre parti e gli organi. Le fasce cicatrizzate modificano la meccanica del corpo.

“Nel caso particolare della cicatrice del cesareo – specifica l’ostetrica Manuela D’Ambrosio, professionista presso Casa maternità Prima Luce di Torino – l’utero si indurisce e crea una tensione meccanica e funzionale”.

Ferite ed empatia. Come cambia la guarigione

La guarigione della ferita segue il processo emotivo della donna nella rielaborazione della nascita, se la mamma è stata partecipe e informata nell’assistenza ricevuta la guarigione sarà più semplice e la ferita sarà presto integrata nel proprio schema corporeo, la donna ne comprende il significato; altrimenti se la mamma non comprende la motivazione dell’intervento, si è sentita passiva e non ha potuto interagire con gli operatori, allora spesso la guarigione è più lenta e dolorosa e la cicatrice diventa simbolo e testimone dell’aggressione al corpo della donna e mantenere la memoria traumatica dell’evento. Uno dei segni è la sensibilità della pelle e in una prima fase, spesso, la zona circostante la cicatrice è al tatto insensibile, come se fosse morta, dura, nascosta, immobilizzata. “La cicatrice altera l’ordine naturale e anche se si forma fisicamente per rinsaldare i tessuti, in realtà resta aperta energeticamente. Diventiamo più vulnerabili all’influenza esterna e alla perdita di energia”, spiega il Dr Kanner, e da qui nasce il bisogno di prendersi cura in modo globale della cicatrice.

Armonizzazione della cicatrice da parto cesareo

Il processo di armonizzazione globale della cicatrice che propone il Dr. Kanner su insegnamento del dottor Philippe Mahè passa attraverso il ringraziamento e l’espressione emozionale. “La prima tappa di ringraziamento -spiega l’ostetrica- è di grande importanza per tutto il processo di guarigione e pacificazione della donna. Se non si ringrazia la cicatrice e non si riconosce che è “anche grazie a lei” che il bambino è nato, si mantiene un’energia di ostilità nei suoi confronti e nei confronti di sé stesse. Ringraziare libera molta energia repressa e negativa. La seconda tappa è la liberazione emozionale che spesso avviene proprio durante il massaggio della pancia e della cicatrice, attraverso il pianto e l’ascolto dei vissuti la mamma può lasciar andare quello che la cicatrice racconta”.

Le altre cicatrici

Il trattamento è necessario per tutti i tipi di cicatrici che lasciano memoria sul corpo e lo modificano per sempre: bruciature, interventi chirurgici di qualsiasi natura, tagli. “Anche le cicatrici da episiotomia (il taglio sulla vagina che dovrebbe essere  effettuato solo in caso di grave sofferenza fetale al parto) vanno trattate – continua D’Ambrosio- con massaggi specifici, con trattamenti osteopatici e esercizi per la riabilitazione del pavimento pelvico, poiché spesso se trascurate creano tensioni perineali e col tempo dolori anche durante i rapporti sessuali. È importante iniziare il prima possibile a trattare le cicatrici da episiotomia, prima con creme e gel naturali che tolgono l’infiammazione e in seguito favoriscono la cicatrizzazione subito dopo il parto. Dai semicupi agli impacchi fino ad arrivare con delicatezza al trattamento vero e proprio: massaggi mirati sia interni che esterni a livello perineale ed esercizi specifici per riattivare il tono perineale.

Il parere dell’osteopata

La cicatrice da taglio cesareo – spiega Emilia Malagò, osteopata di Torino specializzata in gravidanza e puerperio- può provocare dorsalgie (l’utero ha connessioni fasciali sulla dorsale alta), lombalgie, stipsi (perché riduce la mobilità del sacro e quindi dei visceri addominali) o difficoltà digestive (perché modifica le pressioni sopra e sotto il diaframma e il contenimento dei visceri addominali).

In generale, le cicatrici uniscono insieme i piani di scorrimento che ci sono nei tessuti (derma, sottoderma, fascia, muscolo) e così provocano ripercussioni su tutto il territorio interessato da quel gruppo fasciale

Per questo motivo i sintomi possono essere anche molto lontani dalla cicatrice e ad esempio la cicatrice di un’episiotomia può dare problemi alle ginocchia per interessamento del nervo crurale.

Trattare le cicatrici a livello osteopatico è quindi indispensabile per ridare mobilità alla cicatrice e renderla scorrevole rispetto ai piani sottostanti, eliminando ogni tipo di tensione”.

cicatrici da parto

Photo courtesy: ABeautifulBodyProject

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