Da soli si va veloci ma insieme si va lontano: intervista a Vanni Oddera

Vanni Oddera, campione di Freestyle Motocross, è ideatore della Mototerapia, un progetto per regalare di leggerezza e libertà a ragazze e ragazzi

Metti insieme coraggio, abilità e sensibilità, spirito combattivo e impegno sociale: Vanni Oddera è un campione di Freestyle Motocross, conosciuto per le sue incredibili acrobazie aeree ma anche per il suo impegno in attività benefiche. Sempre molto attivo nel sociale, promuove iniziative a favore dei bambini e delle persone in difficoltà. In particolare con la Mototerapia, da lui ideata per regalare un momento di leggerezza e libertà a ragazze e ragazzi. 

Campione di altruismo 

Vanni Oddera trascorre la sua infanzia nel suo amato bosco a Pontinvrea, in Liguria, ed è lì che forgia la sua sensibilità, il coraggio, uno stato mentale di quiete. “Forse crescere a contatto con la natura mi ha tenuto un po’ lontano da esperienze nel mondo e della società ma mi ha regalato la semplicità del vivere – racconta – Ho scoperto da giovane la mia passione per la moto ma i miei  genitori non la sostenevano, anzi, la ignoravano, forse per paura. Ho dovuto farcela da solo, ma la mia strada ce l’avevo ben chiara”.

E così, con impegno e perseveranza, Vanni diventa un campione di Freestyle motocross. Vive di motori, acrobazie, trick, backflip e di sorrisi. Ma lui che già da bambino, nel calore della sua cameretta, durante il temporale pensava agli animaletti nel bosco, non riesce a godere pienamente “solo” del successo, vorrebbe restituire agli altri un poco del suo talento e della sua fortuna. Nasce così l’idea della Mototerapia. “Per far sentire a ragazzi malati e o disabili il vento in faccia anche quando non c’è, tutti ne hanno il diritto. Perché’ fare del bene e’ la cosa più rock’n’roll che ci sia “.

Regalare momenti di leggerezza e vitalità

Dal pensiero di aiutare bambine e ragazzi alla sua realizzazione c’è un percorso tutto a ostacoli, fatto di molte barriere logistiche, culturali e sociali da abbattere. Ma Vanni Oddera gli ostacoli è abituato a saltarli senza farsi fermare. E così nel 2024 la Mototerapia è stata riconosciuta ufficialmente come terapia complementare dallo Stato. Il suo auspicio? Che la Mototerapia venga regolamentata con protocolli appositi, in modo che possa diventare sempre più attuabile, fruibile e diffondibile. A oggi sono 60 mila i ragazzi e le ragazze che hanno potuto beneficiare di questa esperienza unica e provare il brivido, l’ebbrezza della libertà a manetta. E nel caso in cui i giovanissimi non possano recarsi agli eventi di persona, Vanni e il suo team vanno a incontrarli direttamente in corsia. 

Campione e papà

Il 28 agosto del 2018 nasce la piccola Alma. “L’inizio di una nuova, bellissima, vita nella mia vita. La gioia che provo nell’accompagnare Alma nella sua crescita è immensa. Ogni cellula del mio organismo risuona con l’idea di essere papà. Senza cambiare, ma facendo spazio. Oggi io e la mamma di Alma siamo separati, ma ci vogliamo bene e andiamo d’accordo. Alma è il centro delle nostre vite, e la cresciamo in grande armonia, condividendo scelte e decisioni. Per noi è importante che lei sappia che noi per lei ci siamo, sempre”. 

Vanni porta Alma nei boschi a conoscere la natura, a respirare muschio e sensibilità, proponendole strade da percorrere in attesa di capire quale sarà la sua. Le insegna a guidare la moto, a saltare, la porta a cavallo, fanno insieme lunghe battute di pesca lungo il fiume, sciano. “Perché la passione ti salva la vita. Per non vedere sul suo volto quegli occhi spenti che spesso osservo nei ragazzini delle scuole in cui vado. Occhi spenti che riflettono noia e mancanza di stimoli, mancanza di mordente e di sogni. Nasciamo opere d’arte – dice – ma poi veniamo rovinati, ci spegniamo se non stiamo attenti”. 

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Cadere per poi rialzarsi

E Vanni ci mette tutto il suo impegno affinché quelle opere d’arte non vengano rovinate: incontra i giovani nelle scuole, nel suo Fuck the Normal Life Camp ospita classi a cui dedica giornate intere, insieme al suo braccio destro Bughi, con attenzione ed entusiasmo rari e preziosi. 

Bambine e bambini, con le loro maestre, lo osservano saltare e volteggiare sopra ai loro occhi e sognano e vibrano con lui. A loro Vanni racconta dell’importanza di fare sport, qualsiasi disciplina, raccomanda la costanza nell’allenamento per ottenere risultati. “Non ci sono limiti, solo sfide. Ogni caduta è solo un’occasione per rialzarsi e migliorare. Non dimentichiamo mai di stare vicino alle fragilità, non lasciamo nessuno indietro”. E poi tutti in sella, uno alla volta, a prendere il vento in faccia: “Tieniti forte, piedini nella pedaline e gas!”. Tra sorrisi e semplicità, questa attività è un piccolo seme di libertà e coraggio che Vanni ha piantato per preservare quel capolavoro che porta in sella.

Educare al rispetto e all’inclusione

Alma lo segue nelle sue attività e condivide gioiosamente il suo papà con altri bambini. Per lei, abituata alle corsie, “non esiste disabilità o diversità”. Alma vive serenamente metà del suo tempo con il papà e metà con la sua mamma, complementari nella proposta educativa. “Una volta, da piccolissima – racconta Vanni – la notte di Natale, si è liberata dalla mia mano per raggiungere una panchina e fermarsi a dare un bacio a un senzatetto”. Una bambina che ha imparato per riflesso la semplicità, la poesia di un animaletto, l’amore e il rispetto per la natura.

“Un giorno  sono caduto in un salto  facendomi male, lei ha pianto quando sono stato caricato in ambulanza e portato in ospedale. Ma ora mi raccomanda solo di non saltare se piove (che era il motivo della caduta). Come papà desidero trasmetterle la certezza di poter contare su di me, sicura che la sosterrò sempre con coraggio e attenzione. Da quando sono diventato papà ho continuato ad allenarmi con ancor maggiore impegno. Voglio essere io una persona completa e felice per renderla libera e leggera. Osservo che a suon di rombo di motore è diventata socievole con grandi e piccini. È una bambina coraggiosa: insieme abbiamo affrontato il tema della morte così tante volte sfiorato con gli amici conosciuti in corsia e ha una visione ben chiara sul dove vanno, si ritrovano tutti su in cielo, insieme con i nostri amici animali”.

Volere è potere

Forse quel bosco non ha permesso a “Vanni the Mad” di viaggiare, di socializzare, di fare le tipiche esperienze cittadine, ma ha certamente fatto un ottimo lavoro, ha plasmato un uomo, un atleta, un papà e professionista del sociale che non ha perso la luce negli occhi, con un coraggio da leoni e l’innocenza di un bambino quando corre libero. Per Vanni la vera vittoria non è una medaglia, “ma il sorriso di chi ho aiutato. Perché il freestyle è il mio  sogno, la Mototerapia è la mia missione. Dovremmo tutti tornare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino, come loro ci insegnano, come Alma mi ha insegnato, forse solo così spariranno le brutture dell’umanità”. “Cambiati Alma, andiamo nel bosco”.

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