I diritti di donna e bambino in sala parto

da | 5 Set, 2016 | Lifestyle

La scorsa primavera, il gruppo “Human Rights in Italy in Childbirth” ha dato voce alle testimonianze di donne che hanno denunciato abusi e violenze subite prima, durante e dopo il parto. La campagna si chiamava #Bastatacere e ha spopolato. Human Rights in Italy in Childbirth è un movimento che promuove i diritti umani nell’ambito della maternità, sia dal punto di vista umano che politico. La campagna “Bastatacere” è stata preceduta dalla proposta di legge “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”, del deputato Adriano Zaccagnini che, per la prima volta, ha introdotto il reato di “violenza ostetrica” insieme a un modello di stretta sorveglianza e visibilità sull’operato assistenziale per frenare coercizione, violenze, carenza di consenso informato e incongruità assistenziali.

Cosa ruota intorno alla nascita?

Il vaso di Pandora è stato scoperchiato. La nascita è un vissuto personale e, nello stesso tempo, un momento altamente sociale. È una situazione naturale, che richiede sorveglianza e valutazione del rischio, non una malattia da curare. È un momento di profondo cambiamento, che necessita di un’assistenza personalizzata, continuativa, informata, basata sulla fiducia e sul dialogo. Ciò che avviene in Italia, invece, è la parcellizzazione, la spersonalizzazione, la scarsa informazione e l’eccessiva medicalizzazione; si conti per esempio il numero di parti cesarei, ampiamente superiore a quanto consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa spersonalizzazione medicata, in un momento tanto intimo come il parto, non può che generare frustrazione, incomprensione e abuso.

Auspicabile più ostetricia

Cosa è stato fatto fino ad oggi per ridurre la medicalizzazione e migliorare l’assistenza e il vissuto delle donne durante l’intero percorso nascita? Da più di trent’anni l’OMS, l’Unione Europea e le evidenze scientifiche dimostrano che un’assistenza ostetrica continuativa non medica, non solo garantisce maggiore soddisfazione alle donne, ma riduce considerevolmente l’incidenza di morbilità e mortalità. I medici dovrebbero subentrare solo in caso di insorgenza di patologia (che statisticamente rappresenta il 15% dei casi). Per la legge l’ostetrica è colei che, autonomamente, accerta lo stato di gravidanza, assiste la donna nei nove mesi, al parto, nel dopo parto e presta assistenza al neonato.

Cosa accade invece?

Anche se la legge dà forza alla figura dell’ostetrica, le evidenze scientifiche dichiarano che più dell’80% delle donne in gravidanza vengono seguite dai ginecologi. Le donne incontrano le ostetriche per la prima volta in sala parto e comunque hanno aspettative sull’assistenza del medico. Creare un rapporto di fiducia e dialogo tra una contrazione e l’altra non sempre è facile. Solo il 3% delle donne viene assistita in gravidanza dalla ostetriche e su tutto il territorio nazionale esistono solo tre case maternità dove poter partorire. Ciò che le voci di donne hanno denunciato con #Bastatacere è lo specchio della proposta di legge Zaccagnini: i toni paternalistici e sanzionatori e l’assenza di confronto possono risultare, alla fin fine, un mero esercizio di potere.

[Laura Sartorio – Ostetrica – Studio Ostetrico VitalArt]

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