Passion Lives Here

da | 28 Gen, 2015 | Persone

“Mi amor, borse sotto i 23 chili, eh! E quel parmigiano cosa ci fa lì? Vuoi mica portarlo?” – “Certo che sì! Guarda: cinque pezzi sottovuoto e li ho anche giusti: uno nella tua borsa delle tute da gara, uno nella mia e poi Felix, Martin e Leon: perfetto!”. Chiara ha 27 anni ed è italiana, Cristian ne ha 34 ed è argentino: sono i genitori giovani e grintosi di tre bellissimi bambini di 6 anni, 2 anni e 8 mesi. Una famiglia globetrotter, sempre in partenza. Come vivono ce lo racconta Chiara: “Cinque chili di parmigiano, quattro borse zeppe di sci da gara, tre bambini in trepidazione, due passaporti a testa e un thermos di acqua per il mate. Pronti a scattare, proprio come al cancelletto di partenza: 5, 4, 3, 2, 1, c’est parti!”.

Torino 2006
“Il nostro inizio è anche uno slogan: ‘Passion Lives Here’. Le Olimpiadi di Torino, le ricordate? Un’ondata travolgente di energia si è abbattuta sulla città e le sue valli. Quei luoghi che c’eri passato davanti mille volte senza farci tanto caso ma che ora – diventati Casa Italia o Casa Argentina – erano tutta un’altra cosa. E poi atleti, capi di stato, allenatori, giornalisti, tifosi, tecnici delle luci, fotografi e volontari da tutto il mondo. Le bandiere diverse son solo una scusa, ché quando si festeggia, si festeggia tutti quanti. Cristian è argentino – il campione sudamericano di sci alpino – io durante il mese dei Giochi lavoro alla torre di Sestriere. Ci conosciamo alla Walt Disney alla festa di San Valentino del Villaggio Olimpico: c’è Ricky Martin e ognuno ha un numerino attaccato da qualche parte per mandare messaggi d’amore tramite il dj. Mah. Io il numero ce l’ho in tasca e mi diverto senza troppo pensarci, tanto più che San Valentino… C’è qualcun altro che sembra pensarla allo stesso modo: appoggiato a una colonna, con la faccia poco convinta e una meravigliosa camicia ad ananas blu. Praticamente Patch Adams. Basta una camicia a far scattar la scintilla? Parrebbe, tant’è che iniziamo a parlare in inglese, quella sera di febbraio 2006 e non abbiamo più smesso!

Cris fa lo sciatore professionista, corre le gare di Coppa del Mondo, Coppa Europa e FIS. Già dal 1990 scia in Europa durante i mesi delle gare – da dicembre a marzo – e l’Italia è la base degli spostamenti. E no, non ha smesso quando sono arrivati i bambini, ‘perché poi come glielo spiego che devono seguire i propri sogni se io per primo non ho il coraggio di farlo?’. Io ho 27 anni e non so ancora cosa voglio fare da grande. Soprattutto non riesco a convincermi che sia una cosa sola e per sempre. Allora ho per le mani tanti progetti tutti insieme, tipo tradurre un libro, imparare a scrivere e a essere presente energeticamente. Progetti portatili, leggeri come una ghirlanda di carta crespa che si piega e in valigia non pesa quasi niente. Con Cris condividiamo la curiosità per la vita in viaggio e una passione che segue il fioccare della neve: sono state questa curiosità e questa passione a portarci fuori a giocare e vedere quanto potevamo spingerci lontano.

Nomadi sugli sci
Che poi quando vieni da due continenti separati da 12.375 km di Oceano Atlantico, l’equatore in mezzo, ‘lontano’ assume un altro significato. Cos’è lontano? “Seguiamo l’inverno e il Circo Bianco delle gare fra Europa, Argentina e Stati Uniti con Felix, Martin, Leon e Mili, labrador viaggiatrice. Emisfero nord d’inverno ed emisfero sud d’estate – che invece lì è inverno e ci sono le gare di sci sudamericane. Oggi viaggiare è veloce e comodo, i mezzi di comunicazione sempre di più e perfino mio papà ha imparato a usare Skype! Come possiamo ancora fingere che il fuso orario o i tornanti che disegnano le montagne possano dividerci? Noi viviamo cosí. Un po’ zingari, con gli scarponi da sci, lo zaino sulle spalle e nello zaino un bambino. Come lepri a novembre che fiutano la neve e la seguono senza esitazioni. La casa è come una connessione, più che un luogo fisico. La cosa più difficile nella nostra vita vagabonda è per me lasciare ogni volta le nonne e per Cris riuscire a conciliare sci e famiglia volendo essere (ed essendo) molto presente in entrambi i mondi.

La vita dello sciatore è fatta di allenamento e gare. Cris e tutta la sua famiglia – una dinastia di sciatori, i Simari Birkner – hanno sempre insistito sull’importanza di condividere questa passione con i bambini. Così Felix scia fra i pali fin da piccolissimo e ha la fortuna di avere dei maestri innamorati del loro lavoro. Quest’inverno li porto a sciare mentre Cris si allena: Felix indipendente, Martin un pericolo pubblico, Leon che dorme nello zaino e Mili che cerca di mordermi gli scarponi. Decisamente divertente come spettacolo – per non più di due discese! Poi mi prendo una discesa da sola in libera uscita con gli sci di Cris, che praticamente girano da soli. Una discesa che diventano spesso tre o quattro. Che goduria!”. L’inverno scorso l’abbiamo passato a Wiesing, in Tirolo; quest’anno invece lo trascorriamo tra le montagne dello Utah, in attesa dei Mondiali di Vail 2015. Ma il nostro modo di vivere non cambia molto se siamo in un paese o in un altro: compriamo cibo organico se lo troviamo, facciamo gli sport che sono a portata di mano – oltre allo sci – e partecipiamo alla vita della comunità andando al concerto dei pompieri, alle fiaccolate sulla neve o alle feste stagionali. Poi, certo, in Austria ritmi e bioritmi son diversi dall’Argentina, ma adattarsi è divertente e possiamo scoprire ogni volta qual è lo stile che funziona meglio per noi. Vivere lontano dall’Italia significa mettersi in gioco a tutto campo, sempre in prima linea, perché all’estero non sempre possiamo contare sull’aiuto dei meravigliosi nonni. Mi organizzo fra asilo, tanto sport (quest’anno ginnastica artistica e hockey per Felix e camminate nel canyon per Martin) e coinvolgendoli nelle attività che farei comunque come cucinare, stendere, correre e cantare sotto la doccia”.

Quotidianità itinerante
“Quando Cris è in giro per gare ci sentiamo via Skype o WhatsApp, i bambini ci sono abituati e comunicano così con totale naturalezza. Nel 2009 – quando è nato Felix – Cris ha piantato i Mondiali in Val d’Isere ed è venuto ad accoglierlo. Due giorni dopo è tornato su per far le gare. I bambini sono nati in questa normalità itinerante. Quando possiamo contare sull’appoggio dei genitori-allenatori di Cris, lui si porta Felix o Martin alle gare con gioia: l’esperienza speciale ripaga la fatica. Molti altri atleti si portano i figli dietro ed è un modo appassionante di coinvolgerli nel loro lavoro. Come immagino capiti in qualunque altro sport, la condivisione di questa tournée in bianco istituisce una fratellanza spontanea. Io ancora mi commuovo guardando la diretta della gara nel team hospitality, percependo l’attenzione e la partecipazione nel seguire la prova degli altri numeri, gli incoraggiamenti e gli scrosci di applausi quando un compagno fa un buon tempo. Un bell’esempio per i bambini”.

In casa di Chiara e Cris si parla italiano, spagnolo, inglese e tedesco. “L’ultimo baluardo per non essere capiti dai bambini è rimasto il francese. Grazie ai nostri genitori che hanno avuto la lungimirante idea di farci frequentare scuole straniere: tedesca Cris e francese io. Viaggiando e leggendo abbiamo imparato le altre. I nostri bambini hanno la doppia nazionalità, sono nati a Moncalieri (Felix e Martin) e a Cuorgné (Leon) e hanno nomi latino-americani! Quando siamo in Sudamerica ci godiamo gli spazi ampi e in Europa le vicinanze comode. Parmigiano e speck migrano a sud, mentre mate e dulce de leche ci riaccompagnano a nord. Quando viaggiamo ci sono alcune cose che ci portiamo sempre dietro: Cris un filtro depuratore per l’acqua, io le scarpe da corsa e i bambini marionette per le dita, libri con la copertina sottile, Crocs, taralli e frutta secca”. E per l’asilo come fate? “Partiamo dall’idea che Felix, Martin e Leon ci abbiano scelti come genitori. Che se la siano cercata, ecco. E ci teniamo a esprimere loro la nostra gratitudine per la facilità, gioia e grazia con la quale accolgono i cambiamenti. Più che asilo: asili. Torino, Wiesing, Logan e le elementari, l’anno prossimo, chissà dove. ‘Live it, love it’, come dicono qui”.

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