Quando l’ostetrica è su Facebook

da | 21 Apr, 2018 | Lifestyle, Salute e Benessere

Su Facebook il tema della maternità, in tutte le sue sfumature, è predominante. Qui è nato il movimento #bastatacere, per portare a galla storie di violenza ostetrica; ma è anche qui che si trovano le pancine, diventate purtroppo oggetto di ironia da parte di molti. In una società in cui spesso attorno alle mamme manca una rete solida di aiuto, il web può diventare un luogo dove confrontarsi e ricevere quel sostegno che in passato arrivava dalla famiglia o dalle amiche. Nel mare magnum di gruppi, pagine e siti, si sta diffondendo una nuova idea di maternità, con le donne molto più informate e consapevoli dei propri diritti.

In questa direzione va la pagina, seguitissima (i followers sono più di sessantamila), dell’ostetrica Sara Notarantonio.
Sara è una giovane ostetrica, prima libera professionista a Milano, ora dipendente presso l’Ospedale di Savigliano in provincia di Cuneo. È nota anche per aver partecipato in televisione al programma “Ostetriche: quando nasce una mamma” e per dispensare utili consigli su siti che trattano il tema non solo della maternità, ma della femminilità in generale.

Sara, su Facebook sei famosissima, oltre 60 mila mamme e papà ti seguono, numeri insoliti per un’ostetrica, secondo te a cosa è dovuto tutto questo successo?

“Mi fa un po’ sorridere questa domanda. Credo che sia il riconoscersi di molte famiglie nel tipo di maternità in cui credo. Ho provato a creare online un posto speciale per vivere i momenti legati all’essere donna e all’essere madre, in cui è possibile informarsi su come vivere una gravidanza sana, un parto dolce e dare un’accoglienza felice del neonato. Un piccolo angolo virtuale basato sull’amore e il rispetto della nascita. Voglio dare voce alla femminilità e all’essere donna, con i tempi lenti e rotondi che la maternità esalta ma che stride con la società attuale. Sono una ostetrica ospedaliera e mi manca tantissimo vivere le donne nella loro quotidianità, nel loro ambiente e circondate dalla loro famiglia. Per questo ho scelto di entrare nelle case delle donne così, e lo faccio in punta di piedi!”.

In quale direzione credi che stia andando il rapporto tra le donne e la maternità?

“C’è il mito del multitasking: la società se lo aspetta e le stesse donne ci credono e si sentono in dovere di fare tante, troppe cose contemporaneamente! Ci si aspetta dalle donne che studino, lavorino, siano indipendenti, in forma, delle buone madri, mogli, amanti e confidenti. Ma è difficile trovare quel tempo e quello spazio per mettersi in connessione con il proprio corpo che cambia e con il bambino. La soluzione sarebbe quella di accettarsi e accettare i propri limiti, perché essere tutto, sempre, senza lasciare indietro nulla, è impossibile”.

Come credi che il web possa davvero aiutare le mamme a vivere bene gravidanza e post parto?

“La rete è piena di forum, pagine e portali, dedicati alle donne in gravidanza. Il web purtroppo porta più rischi che benefici perché spesso si può incappare in informazioni superficiali, errate, approssimative, quindi poco affidabili. L’altra faccia della medaglia è la sua facile accessibilità, la comodità e la rapidità nell’avere una risposta o un confronto con altre mamme, senza dover attendere il consulto con il proprio medico. La rete aiuta la donna a non sentirsi sola, a scoprire e ricevere informazioni, ad avere alternative”.

Quali sono i tabù da abbattere?

“Siamo circondati di tabù: l’infertilità e la vergogna nel parlare di quel corpo che non asseconda il desiderio di maternità, il sesso in gravidanza, le tante paure del papà e i pochi canali per confrontarsi con queste paure, come se un uomo non potesse sentirsi coinvolto dalla gravidanza della sua compagna, allattare al seno in pubblico o il non voler allattare ed essere additate come delle cattive madri, la depressione post parto quando tutti si aspettano da te la felicità perché hai un bambino. Il mio consiglio è quello di dedicare del tempo a noi stesse e ai bambini: cantiamo per loro, leggiamo per loro, circondiamoci solo di cose e persone positive, assaporiamo la lentezza e torniamo a essere pazienti”.

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