Ci sono momenti della vita in cui si sente il desiderio o si ha la necessità di riorganizzare gli spazi di casa ma non si sa bene da dove iniziare. Una soluzione pratica è affidarsi a un team di professionisti che ci aiutino a ripensare la casa in modo funzionale e rispettoso dell’emotività della circostanza: l’arrivo di un bambino o un trasloco, ma anche una separazione o un lutto. Come funziona, in pratica, una consulenza di questo tipo? Marina Gellona l’ha provato per GG. Ed ecco com’è andata.
Lavorare da casa, lavorare sulla casa
“Da qualche tempo lavoro più spesso da casa,- dice Marina – ma non ho organizzato spazi adeguati a questo cambiamento. In più ho una certa tendenza all’accumulo di cose, oggetti e riviste, che generano diverse quarte dimensioni nascoste nei cassetti e in armadi strapieni. Ho uno sgabuzzino grande, scaffalato e capiente dove tengo TUTTO: dallo skate alla passata di pomodoro passando per la tenda da campeggio, ma in ordine sparso e confuso. Infine ho cominciato ad affittare la mia casa ai turisti e questo richiede spazi liberi anche per loro. Così quando, navigando su Internet, mi sono imbattuta nel sito www.agenziadelcambiamento.it, uno studio di consulenza che proponeva il percorso ‘La tua casa sei tu’, mi sono detta: questo servizio fa al caso mio! Perché c’erano tanti, troppi, aspetti dei quali occuparsi e la sensazione di non poterci riuscire da sola”.
“La tua casa sei tu” propone il servizio combinato di una psicologa e di una professional organizer, che sostengono la famiglia nella gestione di un cambiamento di vita e nella riorganizzazione degli spazi in un ciclo di incontri che durano un mese circa.
“Il primo passo è stato un incontro esplorativo, durante il quale ho raccontato le mie motivazioni e le due professioniste – Chiara Caiazzo, psicologa e Marilina Di Cataldo, professional organizer – mi hanno spiegato come avremmo lavorato. E, dopo una settimana, c’è stato il primo incontro a casa mia. Ho raccontato quali fossero le zone della mia casa che avrei modificato e com’erano collegate ai mutamenti della mia vita. Dire ad alta voce ciò che mi piaceva e ciò che non amavo della casa, i significati e i pesi che avevano i diversi spazi, è stato un passo verso la realizzazione del cambiamento. E via via che parlavo, mi sentivo come se stessimo cominciando a fare un gioco insieme. Come quando, da bambine, con le amiche, decidevi di giocare alle bambole”.
Riuscire a darsi spazio
Poi siete passate alla seconda fase. “La professional organizer mi ha mandato un report con una serie di consigli per riorganizzare alcuni spazi. In fondo al report aveva scritto: se vuoi fare da sola, io poi vengo a vedere il risultato finale. Se vuoi che ti affianchi nel lavoro di svuotamento e risistemazione degli armadi e degli scaffali, c’è un costo aggiuntivo”.
Ci hai pensato? “Ho rivisto la psicologa, da sola, nel suo studio. Chiara mi ha chiesto di parlare di me, mi ha invitata a raccontare e aiutata a decodificare l’emotività, i pensieri sottesi al vivere la casa dove lavoro e ogni sera mi ritrovo con i figli e dove ogni tanto anche il mio compagno passa qualche giornata. Sono uscita dal colloquio con la sensazione bella di aver potuto dedicare tempo a me stessa, ai miei sentimenti, ai miei pensieri. Era da un po’ che non mi davo spazio. Spazio”.
Una parola che può essere così concreta e anche così simbolica, emotiva. “Il primo luogo che ho potuto esplorare, a cui ho dato dei nomi, che ho potuto raccontare prima ancora di intervenire sullo spazio fisico è stato quello della mia interiorità. Ed è stato dopo il colloquio con Chiara che ho riconosciuto questo: la mia casa e tutto il lavoro necessario per mantenerla abitabile, sgombra e agile è sulle mie spalle. Perciò, forse, avevo il diritto di regalarmi l’affiancamento di Marilina per due giornate di risistemazione degli ambienti sui quali avevamo deciso di lavorare”.
Tenere, sistemare o gettare?
“Le due giornate di lavoro sono state davvero impegnative e, da sola, non ce l’avrei mai fatta. La professional organizer mi ha aiutata a svuotare gli spazi, a dividere ciò che volevo tenere da ciò che volevo buttare; nel mezzo di quello che sembrava un naufragio di oggetti carte e cose, ogni tanto mi ritrovavo sperduta, con in mano un vaso o un pezzo di stoffa e mi chiedevo: questo dove lo metto? Che cosa ne faccio? Marilina mi aiutava a capire se tenerlo, buttarlo o dove collocarlo, senza fretta ma anche senza lasciarmi scampo: bisogna decidere, non creare nuove quarte dimensioni.
Abbiamo classificato le cose, le abbiamo divise per tipologie, trovato la loro collocazione migliore, sistemato tutto, etichettato contenitori. Ho incontrato ricordi importanti, oggetti che non sapevo nemmeno più di avere e che ora so dove sono. Mi sono commossa, mi sono sentita pesante e leggera, in certi momenti temevo che, in due giorni, non ce l’avremmo fatta e invece ci siamo riuscite.
I miei figli, che avevo coinvolto fin da subito, all’inizio erano curiosi ma anche scettici: mamma, credo che lo sgabuzzino tornerà com’era prima nel giro di pochi giorni. Poi, a lavoro iniziato, si sono occupati di montare la bacheca e la nuova piccola cassettiera per l’angolo scrivania. Anni e anni di costruzioni Lego tornavano utili per la nostra casa! Alla fine delle due giornate di lavoro avevo uno sgabuzzino ordinatissimo, dove ci si poteva muovere, con tutte le latte, lattine, scatole di pasta e bottiglie sulla sinistra mentre sulla destra, in basso, c’erano i prodotti della pulizia. In alto, le scarpe del grande attendono che il minore cresca. Il figlio piccolo ha dichiarato di volersi trasferire nello sgabuzzino a dormire, tanto lo trova accogliente. Il mio angolo scrivania ha un’aria diversa e fa venire voglia di sedersi a lavorare. La carta per la stampante, le cartucce, i faldoni con i lavori in corso sono diventati amici collaborativi e disponibili e non appaiono più come strani elementi irraggiungibili e disordinati che giocano a nascondino. Infine, l’armadio a muro contiene ora una serie ordinata di contenitori bianchi con belle etichette. E ha un ripiano dedicato agli ospiti che ogni tanto alloggiano nel mio appartamento”.
Riorganizzare casa: una casa su misura
Nel giro di un mese Marina ha avuto una casa più funzionale, ordinata e vivibile. “L’unica conseguenza allarmante di questa esperienza è che… non mi fermerei più! Ora voglio rivoluzionare la cucina, e poi anche l’armadio dei vestiti e certo farei anche due modi che in soggiorno… ma con calma, ho tutto il 2018 davanti per entrare in contatto con altri desideri, le mie disponibilità di tempo e soldi e fare quei cambiamenti che ci permetteranno di avere tutta la casa su misura di come diventeremo. E di giocare, ancora un po’, alle bambole”.
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