Le “prime pappe” nel resto del mondo: come si svezzano i bambini?

da | 17 Apr, 2018 | Tutto food

In principio era il pappone. Un brodo vegetale con verdure frullate, più carne o pesce omogeneizzati e gli immancabili olio e parmigiano. Un imperativo per le mamme italiane, che lo preparano fino alla prima candelina del pupo con devozione assoluta.

Si inizia a propinarlo intorno ai sei mesi e piano piano lo si arricchisce di nuovi ingredienti, in progressione certa e infallibile.

Le tappe dello svezzamento vengono spesso presentate alle mamme in modo dogmatico e nessun genitore si arrischierebbe a proporre il fagiolino prima dello zucchino, sacrilegio!

Ma siamo proprio sicuri che quello che seguiamo in Italia sia l’unico metodo valido per introdurre i nostri bimbi nel mondo dell’alimentazione da adulti? Abbiamo intervistato alcune mamme straniere che ci hanno raccontato come si fa nei loro Paesi.

prime pappe svezzamento

In Olanda

Anna, 35 anni, mamma di Sjoerd, 8 mesi

Olio e parmigiano: ma davvero? In Olanda, dove le regole per lo svezzamento non sono molto rigide, uno dei pochi divieti tassativi per i primi mesi riguarda proprio il formaggio e i latticini in genere: sono proibiti fino agli 8 mesi circa.

Lo svezzamento inizia intorno ai 6 mesi (a volte anche prima) con la frutta. Si prova con un tipo e poi, man mano, se ne introducono altri, per osservare che non ci siano reazioni allergiche. Poi si introducono le verdure e una pappa a base di farina di riso, e dopo i 7 mesi cereali, carne e altri alimenti, sempre seguendo il principio dell’uno alla volta.

Dagli 8 mesi la filosofia che seguiamo in Olanda è il cosiddetto “met de pot mee”, ossia il bebé mangia quel che mangiano i genitori ma frullato. Quindi verdure, pasta, riso, carne, ovviamente cucinati senza spezie e con poco sale. Si cerca di stabilire un sistema di tre pasti al giorno con uno snack a base di frutta o cracker di riso a metà mattina e metà pomeriggio. Un biberon di latte prima di dormire va benissimo, ma sempre prima di lavarsi i denti!

Gli scaffali dei supermercati sono molto ben forniti, ma c’è molta pressione sulle mamme perché preparino frutta e verdura fresche loro stesse, con i conseguenti sensi di colpa se non riusciamo a farlo e ci facciamo dare una mano dai vasetti belli pronti.

Sjoerd va al nido da quando ha 4 mesi. Il suo asilo ha una cucina interna, ma in generale non tutti i nidi ce l’hanno. So che preparano un pasto caldo per i bimbi, e tanto mi basta. Non ho idea del menu e le maestre non ci dicono mai quel che hanno mangiato i bimbi. Qui da noi non è considerato così importante.

In Germania

Rosanna, 39 anni, mamma di Filippo, 8 anni, e Pietro, 5 anni

Quando Pietro è nato vivevo a Stoccarda. Ho vissuto il parto e la maternità in Germania, dove mi sono trovata benissimo. Lo svezzamento inizia verso i cinque-sei mesi. Si comincia sostituendo, senza fretta, un pasto di latte con uno di verdura. Si prepara il classico brodo, che poi diventa un passato, con carote, patate, rape e spinaci. Col tempo si aggiungono le farine (mais e tapioca, avena, cereali misti).

Il pasto della sera, invece, è generalmente dolce. Alla pappa fatta con la farina dolce viene aggiunta frutta grattugiata: mela, pera, banana, mango. Le pappe salate sono condite con olio di colza e d’oliva, raccomandato dai pediatri in sostituzione del burro che le mamme tedesche usano in abbondanza, iniziando a spalmarlo sul pane dei loro bimbi fin dalla più tenera età.

Nei supermercati si trovano vasetti che contengono veri e propri pasti completi, basati quindi su più ingredienti (pasta o riso, verdure e carne o pesce), biologici e non. Formaggi e uova non vengono utilizzati fino ai 12 mesi, quindi neanche il beneamato parmigiano che, prodotto con il latte crudo, potrebbe essere allergizzante.

Una cosa che mi ha colpito è che i medici consigliano di utilizzare l’acqua del rubinetto per l’alimentazione dei bebé già dai tre mesi. Quella di Stoccarda proviene dal fondo del lago di Costanza, è controllata e sicura, ottima anche per i piccolissimi.

Negli Stati Uniti

Tiphaine, 36 anni, mamma di Giacomo, 5 anni, e di Isobel, 2 anni

Gli Stati Uniti sono un paese così grande che ci sono molti modi di affrontare lo svezzamento. Io ho cercato di allattare il più a lungo possibile. Da quando ho ripreso a lavorare, il mio latte è diminuito e l’ho integrato con latte di capra, che è più simile a quello umano, perciò più facile da digerire e meno allergizzante.

Ci sembrava più naturale di quello in polvere prodotto in un laboratorio! Per quanto riguarda l’introduzione di alimenti solidi, in America non si guarda tanto all’età del bimbo quanto al suo sviluppo fisico e psichico: il bebé tiene su la testa da solo, sta seduto senza problemi?

Noi abbiamo aspettato che i bimbi ci guardassero con interesse mentre mangiavamo, seguendo la forchetta con lo sguardo: avevano circa 6 mesi. In generale si consiglia di iniziare con il riso, ma noi abbiamo preferito la zucca, ci sembrava che avesse più vitamine e fosse più facile da digerire. Abbiamo provato molte verdure prima di iniziare con la frutta, temevo che, una volta apprezzato il dolce di questo alimento, avrebbero rifiutato le verdure.

Intorno ai 7-8 mesi abbiamo iniziato a introdurre i cereali, preferendo quelli organici. Per me lo svezzamento è stato un momento delicato, la tappa importante di una crescita che era non solo loro ma anche mia!

In Gran Bretagna

Jane, 38 anni, mamma di Ben, 2 anni e mezzo, e Anna, 15 mesi

Le neo-mamme inglesi sono seguite da un Health Visitor, uno specialista che osserva lo sviluppo del bambino e organizza incontri a cadenza settimanale per circa sei settimane, molto utili per confrontarsi e chiarirsi dubbi e paranoie. È stato proprio alla fine di questi incontri che abbiamo affrontato l’argomento ‘svezzamento’.

Ci hanno consigliato di attendere fino ai 6 mesi del pupo, ma di tutto il gruppo con cui seguivo il corso, solo una mamma ha seguito il consiglio, tutte le altre hanno iniziato prima. Ho iniziato a svezzare i miei bambini intorno ai 5 mesi, cominciando con farina di riso e poi frutta e verdura frullate.

Ci hanno raccomandato di preparare noi stesse il cibo per i bimbi, senza temere di sperimentare diversi gusti e consistenze. Dopo i 6 mesi i bimbi possono iniziare a mangiare quel che mangia il resto della famiglia. Con qualche precauzione, ovviamente.

Evitare sale e zucchero (rischio carie e obesità) ed evitare agrumi e noci (rischio di allergia). A quel punto tutto dipendeva da noi e dal nostro buon senso.

Nei supermercati si trovano cibi pronti per bebé di ogni tipo, preziosi in caso di fretta. Ultimamente in Inghilterra c’è grande preoccupazione per i livelli crescenti di obesità infantile e per l’utilizzo sempre più frequente di pasti pronti e dolciumi di vario genere. Il messaggio che passa a noi genitori è di cercare di alimentare i nostri bambini in modo sano.

L’asilo nido di Ben ha una cucina interna dove preparano pasti caldi, ogni giorno diversi: devo confessare che, malgrado tutti gli sforzi che ho fatto per svezzare Ben al meglio, non sempre apprezza tutto quel che gli preparano.

In Francia

Teresa, 36 anni, mamma di Paolo, 3 anni, e Alessandro, 2 anni

Mi sono trasferita in Francia per motivi di lavoro quando Paolo aveva un anno e Alessandro era ancora nel pancione. Ero reduce dallo svezzamento di Paolo, sfinita dall’eterna bollitura e frullatura di verdure, carne, farine, olio e parmigiano.

Lo svezzamento di Alessandro è stato molto meno stressante. I pediatri francesi consigliano di iniziare verso il quarto mese con omogeneizzati di pera, mela o prugna, da dare a metà mattina o a merenda.

Dopo poche settimane si passa alla verdura: al supermercato si possono acquistare confezioni monodose di passato di carota, zucchina o patata e se ne versa uno a scelta nel biberon insieme al latte.

Dal sesto mese del bambino si cominciano ad acquistare veri e propri “piattini” già pronti: contengono un pasto completo che si fa solo scaldare.

Il supermercato è stato la vera fonte di ispirazione dello svezzamento: gli alimenti per l’infanzia sono esposti sugli scaffali in ordine di età del bambino, si trova di tutto e il pediatra lascia la mamma libera nelle scelte alimentari.

L’unico veto è relativo all’uovo e al latte di mucca, che sono sconsigliati prima del compimento di un anno. Al limite si può festeggiare la prima candelina con un pezzetto di Roquefort!

In Argentina 

Paula, 37 anni, mamma di Megan, 9 anni, e Thomas, 8 anni

Ho svezzato Thomas in Argentina, prima che ci trasferissimo in Italia. Il piccolo era famelico e il pediatra mi ha consigliato di iniziare lo svezzamento quando lui aveva 4 mesi.

Gli davo a pranzo la zucca e la carota, bollite e schiacciate, senza aggiunta di altro, e come dopopasto solitamente della frutta grattugiata. Difficilmente in questa fase dello svezzamento ci si rifornisce al supermercato, anche perché la grande distribuzione in Argentina offre poco e quel poco che c’è, è molto caro.

Quando Tommy ha compiuto cinque mesi gli davo la merenda alternando frutta, yogurt, savoiardi e latte o mezza banana con un po’ di succo d’arancia. Il savoiardo contiene l’uovo, ma in Argentina questo alimento non è considerato a rischio, come in Italia.

Subito dopo abbiamo iniziato con il pasto serale, a base di passato di verdura, oppure creme di cereali o minestre di semolino con avena e un po’ di ricotta fresca. Il latte intero vaccino viene dato ai bimbi già dal quinto-sesto mese di vita, al limite diluendolo all’inizio con un po’ d’acqua.

In Argentina non esistono gli omogeneizzati di carne, e in generale i pediatri sconsigliano l’introduzione precoce della carne perché induce stitichezza e non è considerata fondamentale per la prima fase dello svezzamento.

In compenso, quando Tommy ha compiuto otto mesi, il pediatra mi ha scritto sul suo libretto “dieta libra” (dieta libera) e io ho subito messo sulla griglia una bella bistecca argentina, per la gioia di mio figlio.

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