L’educazione finanziaria è un atto rivoluzionario: da dove partire per pensare alla propria sicurezza economica
Per secoli il denaro è stato narrato e gestito in chiave maschile, associato a conquista, dominio, controllo. Negli ultimi anni, nonostante sia ormai diffusa l’importanza dell’indipendenza economica come condizione necessaria per l’emancipazione femminile, parlare di denaro, investimenti e gestione economica per le donne è ancora un tabù. E lo stesso vale per la gestione, la divisione, la progettazione o gli investimenti dei redditi disponibile all’interno della famiglia.
Eredità di una serie di valori legati anche alla religione cattolica, di soldi si parla ancora troppo poco (a parte lamentarsi quando non sono abbastanza e l’inflazione cresce). Lo si evita, lo si teme, lo si giudica, si rinuncia alla possibilità di usarlo come strumento di libertà e serenità, come mezzo per raggiungere obiettivi concreti.
In Italia, il 37% delle donne non possiede neppure un conto corrente personale: un dato che parla di esclusione non solo economica ma anche culturale. Eppure, come suggerisce Milena Bardoni, consulente, private banker ed educatrice finanziaria, uscire dal silenzio e iniziare a parlare di soldi, e a cosa ci servono, è uno dei gesti più rivoluzionari che una donna possa fare. È un atto di consapevolezza, sicurezza, cura per se stesse e un pensiero che guarda al futuro anche per i propri figli.
Perché serve più educazione finanziaria
“Quando pongo la domanda: perché i soldi sono importanti per te? La risposta è sempre legata ai valori più profondi, come sicurezza, libertà, autonomia, futuro, dono”, esordisce Milena Bardoni.
“Prendiamo il primo: cosa significa sicurezza? È un valore che può diventare un obiettivo concreto. Se vogliamo sicurezza per noi e per i nostri figli, ci sono piani finanziari che lo garantiscono in base alle nostre possibilità. Eppure, concretizzare un valore è un passaggio che per molti è ancora difficile”.
La mancanza di visione che guida al risparmio o all’investimento per obiettivi concreti è legata al fatto che in Italia non esiste una vera educazione al denaro. Si socializza con esso fin da piccoli, ma non se ne imparano le regole: a scuola non si parla di risparmio, investimenti, budget.
“Secondo il ranking globale dell’educazione finanziaria, in Italia il tasso di alfabetizzazione finanziaria è del 37% – contro la media europea che è del 52% – inferiore ad alcuni paesi in via di sviluppo, come lo Zambia, che registra un tasso del 40%. L’Italia è descritta come una delle economie più avanzate con livelli di competenza finanziaria tra i più bassi del gruppo OCSE.
Assolutamente non in linea con il livello di sviluppo economico del paese. Tendiamo, però, a confondere erroneamente alfabetizzazione con educazione: conoscere il significato di tasso d’interesse non significa saper progettare il proprio futuro economico. Consiglio sempre di leggere La psicologia dei soldi di Morgan Housel: porta l’esempio di un benzinaio che ha accumulato otto milioni di dollari grazie a semplici investimenti dei suoi risparmi e buone abitudini, e quello di un broker, esperto in finanza, che è fallito per scelte azzardate. Per questo, più che nozioni tecniche, servono accompagnamento e visione: qualcuno che ti aiuti a collegare i tuoi valori ai tuoi obiettivi di vita reali, che si trasformano in obiettivi finanziari”.
In coppia: progetti o conflitti?
Parlare di soldi è ancora difficile anche all’interno della coppia e della famiglia. Sappiamo che l’economia condivisa è uno dei principali terreni di scontro nelle relazioni: differenza di reddito tra i coniugi, carico del lavoro di cura sbilanciato, mancanza di progettualità comune generano tensioni che possono portare al divorzio. La diversa visione sulla gestione economica interna ma anche sulla distribuzione del reddito familiare per i progetti personali sono infatti motivo di scontri profondi.
“Fare chiarezza significa promuovere il benessere di entrambi i genitori: definire obiettivi comuni, mettere in luce aspettative, costruire strategie. Uscire dal tabù non serve solo a proteggersi individualmente, ma anche a rafforzare la relazione, a costruire insieme. Se la gestione del denaro diventa semplice – budget, risparmi, debiti, priorità – si crea spazio per l’ascolto e la progettazione.
Nella gestione finanziaria del presente e futuro, la questione di genere è ancora fortemente penalizzante. Molte donne non hanno la propria situazione sotto controllo, e di conseguenza non possono negoziare con i propri partner.
È necessario che entrambi riescano a mettere da parte dei risparmi in base al reddito e proporzionalmente al contributo delle spese familiari, per un obiettivo personale, una copertura assicurativa o un fondo di previdenza sociale. Anche all’interno della famiglia bisogna fare un discorso basato sull’equità: tutti devono poter arrivare allo stesso livello di benessere minimo. Non sempre, però, è così, e questo penalizza le donne e la società intera”.
Il denaro come mezzo, non fine
Per andare oltre e superare l’idea del denaro come un obiettivo a sé stante è necessario cambiare visione. Il denaro deve essere un mezzo per fare qualcosa, non un fine. Un elemento centrale del benessere, anche secondo l’agenda 2030.
Una relazione errata con il denaro può avere effettivamente delle conseguenze negative. “C’è una relazione tra incidenti lavoro e stress finanziario, e studi che ne dimostrano il legame con la depressione e i disturbi alimentari. Queste connessioni negative hanno origine dalla visione del denaro visto come fine, dal banalizzare la relazione tra denaro e felicità. Noi siamo felici quando possiamo progettare, e i soldi che guadagniamo ci servono per realizzare questi progetti”, sottolinea Milena Bardoni.
“Che sia comprare una casa al mare o garantire serenità ai figli, occorre pianificazione: conti semplici, obiettivi chiari, comportamenti coerenti. È qui che nasce il vero potere femminile: nella capacità di definire e realizzare piani concreti. Le donne sanno gestire il denaro: in molti contesti, più degli uomini, si occupano esclusivamente dell’ economia domestica. Ma le società in cui viviamo ci portano a pensare che sia una materia che non ci piace e non fa per noi”.
Partire dalla sicurezza economica
Per avviare un percorso di riappropriazione del potere economico, è fondamentale riconoscere che servono figure di supporto competenti e affidabili, come gli educatori finanziari, capaci di affiancare e accompagnare senza alcun conflitto d’interesse. Il percorso deve essere libero, personalizzato, un cammino consapevole e ben strutturato.
“Il mio consiglio per iniziare è procedere per step in ordine di importanza. Il primo passo è l’analisi del budget familiare, valutando in modo preciso le entrate e le uscite per individuare eventuali fragilità e assicurarsi che il proprio tenore di vita possa mantenersi nel tempo.
Si prosegue con la gestione dei debiti, imparando a monitorare le rate e comprendendo anche il fenomeno — purtroppo sempre più diffuso anche in Italia — del “pagare in tre rate” e le sue implicazioni per la stabilità economica.
Il primo passo che ogni famiglia dovrebbe fare è quello di tenere da parte un “fondo di emergenza” da conservare in un conto deposito (non investito), che equivale all’incirca a 6/8 mesi di spese di mantenimento dell’intero nucleo.
Una volta fatto questo, è indispensabile approfondire il tema delle assicurazioni per proteggersi dai grandi rischi come invalidità o morte e garantire sicurezza ai propri cari, in particolare quando abbiamo dei figli, per ridurre un eventuale danno economico. Il tema assicurativo oggi va trattato più di prima, in quanto lo stato si occupa sempre meno dei singoli.
Un’altra area chiave è la previdenza: serve pianificare il futuro attraverso strumenti come fondi pensione o prodotti finanziari a lungo termine, capaci di sostenere il benessere anche nella vecchiaia. Negli ultimi vent’anni, in Italia gli ultracentenari sono aumentati di 4,5 volte e non sempre ci sono familiari che possono sostenerli. Tutti viviamo nel presente perché il presente è complesso, facciamo più fatica a pianificare il futuro. Eppure il pensiero del futuro non riguarda solo chi ha figli, ma anche e soprattutto per chi è solo. Pensiamo a Milano, dove il 56,7% degli abitanti sono single”.
Riappropriarsi del proprio potere economico
Una volta soddisfatte le aree che riguardano la sicurezza, si può pensare agli investimenti, che sono il cuore della progettualità e che garantiscono la realizzazione di progetti a lungo termine.
“Qui entrano in gioco gli obiettivi – specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e temporizzati – come un fondo studi per i figli o l’acquisto della casa, da definire nei minimi dettagli. Definire quando e perché ne avremo necessità, è un modo per concretizzare l’obiettivo.
Infine, occorre superare il tabù del passaggio generazionale, pianificando per tempo l’eredità per evitare conflitti all’interno della famiglia – che in Italia sono ancora decisamente numerosi – e garantire continuità patrimoniale.
Tornando ai progetti – che devono essere lo scopo del guadagno e possesso del denaro -, è importante che gli investimenti non siano totali o azzardati, ma diversificati. Inoltre, il tempo è un alleato cruciale: è importante che qualcuno “tenga la barra dritta”, perché l’errore, quasi sempre, non sta nella scelta dello strumento, ma nella mancanza di un piano. La maggior parte delle persone acquistano e vendono azioni in un momento sbagliato, dettati non dalla razionalità ma dalle emozioni. Oltre a obiettivo e un piano, serve il tempo giusto e calcolato”.
Riappropriarsi del potere economico è quindi un atto di cura, visione e autodeterminazione. Il denaro, se guidato da valori, può essere uno strumento per la realizzazione personale. E tornando al punto di partenza, la presa di coscienza rappresenta, in realtà, il primo passo. Non è mai troppo tardi per iniziare.