La proposta di legge italiana, nota come Kindness Act, mira a riconoscere la gentilezza come valore collettivo: un passo importante verso un modello di società più inclusiva e attenta al benessere
Il 13 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, occasione per riflettere su quanto i piccoli gesti quotidiani possano trasformare la vita delle persone e delle comunità. In Italia, proprio in concomitanza con questa ricorrenza, si discute di una proposta di legge che intende inserire la gentilezza tra gli indicatori ufficiali di benessere sociale. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: misurare non solo la crescita economica o la produttività, ma anche la qualità delle relazioni, l’empatia e la capacità di costruire fiducia reciproca. La gentilezza, spesso relegata a virtù personale, diventa così un tema politico e culturale. In questo articolo esploriamo cos’è l’indicatore di benessere sociale, perché è importante, come si sta muovendo l’Italia e quali esempi arrivano da altri Paesi.
Cos’è l’indicatore di benessere sociale e perché è importante
Gli indicatori di benessere sociale sono parametri che aiutano a valutare la qualità della vita di una comunità, andando oltre i dati economici tradizionali come il PIL. Includono fattori come salute, istruzione, partecipazione civica e qualità delle relazioni. Inserire la gentilezza tra questi indicatori significa riconoscere che la coesione sociale, la fiducia e la solidarietà hanno un impatto diretto sul benessere collettivo. Una società gentile è più resiliente, più inclusiva e capace di affrontare le sfide comuni con spirito collaborativo.
La proposta di legge in Italia
La proposta di legge, nota come Kindness Act, nasce dall’idea di rendere la gentilezza un valore misurabile e riconosciuto a livello istituzionale. L’obiettivo è inserirla tra i parametri ISTAT che monitorano il benessere equo e sostenibile (BES), accanto a indicatori già consolidati come salute, istruzione e ambiente. In questo modo, la gentilezza non sarebbe più solo un concetto astratto, ma un criterio concreto per valutare le politiche pubbliche e il loro impatto sulla società. La legge punta anche a promuovere programmi educativi e iniziative culturali che diffondano la pratica della gentilezza nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità.
Il confronto con altri Paesi
L’Italia non è sola in questo percorso. In Giappone, la gentilezza è da tempo parte integrante delle politiche educative e culturali, con programmi scolastici che insegnano l’empatia e il rispetto reciproco. In Canada, alcune città hanno avviato progetti per misurare la “felicità civica”, includendo la gentilezza come fattore di coesione sociale. Nei Paesi scandinavi, indicatori di benessere come la fiducia e la solidarietà sono già utilizzati per valutare la qualità della vita. Questi esempi dimostrano che riconoscere la gentilezza come indicatore non è un’utopia, ma una scelta concreta che può orientare le politiche verso una società più equa e armoniosa.















































