Allattare: fa bene a entrambi, ma non è sempre facile

Raccomandato per i neonati, l’allattamento porta molti benefici anche alle mamme. Ma serve, sin dalle prime ore, un supporto pratico, psicologico e costante

Tutti gli studi sui benefici dell’allattamento concordano: i vantaggi per la bambina o il bambino sono ormai indiscutibili, sia a breve che a lungo termine, in particolare per la trasmissione di anticorpi che forniscono protezione contro infezioni alle vie respiratorie, diarrea, otiti e allergie.

A eccezione di patologie precise, ogni donna può avviare correttamente la produzione di questo alimento prezioso ed esclusivo; è necessario, però, un corretto supporto, soprattutto nei primi giorni.

Iniziare non è sempre facile per tutte, anzi, per molte è l’esatto contrario. Dolore, ragadi, mastiti, portano a far sì che la produzione sia minore rispetto al fabbisogno del bambino.

L’allattamento fa bene alla mamma

Allattare non porta però solo benefici ai bebè. Studi recenti, infatti, hanno dimostrato che il latte materno fa bene anche alle mamme: dalla riduzione del rischio di diabete e malattie cardiovascolari fino alla protezione da alcuni tipi di tumori, in particolare mammella e ovaio.

Nutrire con il proprio latte contribuisce anche a ritrovare il peso pre-gravidanza più velocemente. Una donna che allatta consuma infatti circa cinquecento calorie al giorno in più. Il latte materno, inoltre, favorisce anche una “ricomposizione” dei grassi nel corpo. È ricco di colesterolo e aiuta a mobilitare le riserve di grasso.

Infine, i benefici non sono solo legati alla salute fisica: allattare infatti, favorisce il legame tra madre e figlio e rassicura il bambino, che con il parto perde bruscamente la protezione data dal corpo materno.

Avrei voluto allattare, ma…

Da un lato le mamme che allattano, dall’altro la libera scelta di chi decide di non allattare. Schiacciate tra queste due categorie, ci sono anche le donne che “avrebbero voluto” ma a cui, per diversi motivi, le cose non sono andate per il verso giusto. 

Mamme che hanno allattato per un brevissimo periodo o che hanno abbandonato dopo alcuni giorni o settimane: un’esperienza che porta dietro un senso di inateguatezza e fallimento. “Non aver potuto allattare”, infatti, quasi sempre equivale a un “non essere riuscite” ad allattare. I casi sono numerosi perché l’allattamento è un atto naturale, ma iniziare non è sempre facile. 

Quali sono le modalità per intervenire tempestivamente e prevenire il fallimento di un progetto di allattamento?

Se la partenza non è delle migliori

Secondo le linee guida del Ministero della Salute, anche le strutture ospedaliere dovrebbero impegnarsi a garantire un “buon inizio”, per favorire l’allattamento: tra le buone pratiche, c’è il contatto pelle a pelle – consigliato anche dopo un parto cesareo – , l’affiancamento costante, il rooming-in – neonato e madre nella stessa stanza- , e il divieto di somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su prescrizione medica.

Gli ostacoli nell’avvio dell’allattamento sono spesso legati all’esperienza del parto, specialmente quando non tutto va per il verso giusto. Ad esempio, l’allontanamento dalla mamma per troppo tempo per ragioni di salute. Può anche accadere che il neonato abbia problemi fisici – come il frenulo corto – che ne compromettono la suzione; o nei casi di parto pretermine, il bimbo può avere meno energie e necessita di essere maggiormente stimolato.

Tuttavia, anche se l’inizio è in salita, ci sono tanti accorgimenti che si possono adottare nei giorni immediatamente successivi alla nascita o al rientro a casa, per sostenere la donna e avviare ugualmente un buon allattamento.

Il dolore va sostenuto

L’allattamento può provocare dolore. Un ostacolo da non sottovalutare e soprattutto da non sminuire: può portare la donna, fisicamente stanca e in un momento delicato dal punto di vista emotivo, a sentirsi inadeguata.

Nel primissimo periodo l’attaccamento del bambino al seno può portare fastidio, ma se il dolore è intenso c’è qualcosa che non funziona. In questo caso le ostetriche suggeriscono, se necessario, di alleviare il dolore con antidolorifici. Non sono infatti considerati nocivi e vengono somministrati sempre in caso di intervento cesareo o lacerazioni vaginali. Poi è indispensabile chiedere consulenza al personale specializzato in ospedale, a domicilio o in consultorio, per comprenderne le origini: un attaccamento sbagliato – che è la causa più frequente -, la presenza del frenulo corto o di una contrattura del collo del neonato causata dal parto – in questi casi è consigliabile ricorrere all’aiuto di un osteopata o fisioterapista.

Ragadi, ingorghi, mastiti

Non solo dolore: le difficoltà nell’avvio dell’allattamento possono causare anche problematiche più complesse. Tra queste le ragadi, ferite dolorose e a volte sanguinanti; l’ingorgo mammario, dovuto a rimozione inadeguata di latte dal seno; la mastite, conseguenza di stasi di latte non drenato.

In tutti questi casi, e in molti altri, la stimolazione del latte non è adeguata, la produzione è minore rispetto al fabbisogno del bambino, che di conseguenza non cresce come dovrebbe.

Il seno è una fabbrica di latte che aumenta la velocità di produzione quanto più latte viene fatto uscire. Saltare una poppata o integrare con il latte artificiale a causa di queste problematiche è quindi controproducente.

La cosa migliore è quindi sostenere la donna per superarle tempestivamente, senza arrestare la produzione di latte. 

Una soluzione c’è sempre

Molti ospedali oggi dimettono le donne 48 ore dopo il parto: un momento delicato, in cui arriva la montata lattea, il neonato non ha ancora imparato ad attaccarsi e facilmente ci si sente sole. La famiglia e la comunità hanno un ruolo fondamentale per sostenere la neomamma, ma chiedere pareri all’amica, alla nonna o alla vicina di casa può creare confusione, non tutti i consigli infatti vanno nella stessa direzione. 

Meglio rivolgersi al consultorio di pertinenza o fare affidamento a consulenze personalizzate e tempestive. Ricordiamo sempre che allattare è un atto di amore e un investimento per la vita, ma anche un diritto. È diritto della donna ricevere informazioni e aiuto per allattare senza interferenze e superare eventuali difficoltà; è diritto allattare ovunque ci si trovi e in qualsiasi momento; infine, è un diritto essere tutelate per conciliare l’allattamento e il rientro al lavoro.

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