Coccole felici

da | 15 Set, 2013 | Lifestyle

Sono la mamma di una bimba di tre mesi. Io amo tenerla in braccio, cullarla, farle sentire la mia presenza, farla addormentare accanto a me per trasmetterle serenità e calore al momento di dormire. Mio marito invece ha dei dubbi su questo: ritiene che il tenere in braccio dovrebbe essere riservato a momenti particolari, come la consolazione o il premio. E abbiamo amici con un piccolo poco più grande del nostro che si addormenta sempre da solo nella cullina. Insomma, come direbbe mia nonna, la sto “viziando e rovinando”?
Grazie e saluti, Sonia

Carissima Sonia,
numerosi studi ci insegnano che il rapporto madre-bambino si instaura già durante la vita intrauterina. Al momento della nascita il neonato continua a percepire la mamma come un prolungamento di sé, l’intimo contatto con il corpo materno è un fattore vitale e determinante nello sviluppo del vincolo affettivo con la madre, a sua volta tanto importante da contribuire fortemente a caratterizzare, durante i primi mesi di vita del bambino, i futuri comportamenti sociali e affettivi della sua vita da adulto. Il ruolo materno è subito predominante proprio perché la madre non è una figura a sé stante, ma un tutt’uno con il suo piccolo e i suoi bisogni; deve provvedere a tutte le necessità del nuovo nato: nutrirlo, pulirlo, riscaldarlo, proteggerlo, coccolarlo, imparare a conoscerlo come il bambino che è realmente, al di fuori del proprio corpo, e soprattutto ad amarlo. Ogni madre, più di qualsiasi altra persona, è in grado di provvedere emotivamente ai propri compiti, è in grado di capire e intuire le necessità e gli stati d’animo del proprio bambino. Questo processo di comprensione è un fatto spontaneo, non razionale: è uno stato psicologico particolare della donna attraverso il quale entra in sintonia con il proprio figlio durante i diversi periodi del suo sviluppo. Ovviamente questo non deve diventare un rapporto esclusivo, altrettanto fondamentali sono per il bambino le cure e l’amore paterno. Verso i quattro/cinque mesi il bambino comincia il lungo processo che Donald Winnicot, famoso pedagogista e psicanalista, definisce di “individuazione e separazione” dalla madre. Il ruolo materno sarà allora quello di tramite tra il mondo esterno e il bambino, che esplorando quanto lo circonda comincerà ad avviarsi verso l’autonomia. Perché questo processo di individuazione e separazione possa avvenire è necessario che il bimbo abbia instaurato con madre e padre una fiducia di base che possa fungere da catalizzatore per l’ansia che ogni separazione inevitabilmente scatena. Il contatto fisico non può e non deve trasformarsi in premio o punizione, deve essere invece il primo passo nella creazione della relazione di fiducia e conoscenza con il nostro piccolo, che avvierà il suo naturale e spontaneo processo di maturazione. I cosiddetti vizi non nascono da un eccessivo attaccamento, ma da un attaccamento sbagliato che determina abitudini sbagliate. Un neonato che ha una adeguata relazione di fiducia verso le proprie figure genitoriali vivrà con spontaneità le tappe inevitabili del crescere, passerà quindi dall’addormentarsi accanto alla propria mamma, all’addormentarsi nel proprio lettino con la mamma vicina per poi addormentarsi da solo. Per dirla con Winnicott, “la mamma crea il bambino non solo fisicamente, ma anche come persona”. Quindi non preoccuparti: non stai, come direbbe tua nonna, viziando o rovinando la tua piccola, stai ponendo le basi relazionali corrette che ti consentiranno in futuro di educarla e renderla autonoma.

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