Nel mese di San Valentino una nuova visione dell’amore per gli animali
Di Chiara Grasso, etologa ed educatrice ambientale – www.chiaragrassoetologa.it
Il Bokmakierie è uno splendido uccellino africano giallo con il dorso grigio e un “bavaglino” nero. In savana è facile vederlo svolazzare veloce tra i rami bassi degli alberi soprattutto nelle prime ore del mattino. E se non lo vedi, il Bokmakierie lo senti: il suo canto è inconfondibile. Acuto, con note alte. Ritmico. Ogni canto è diverso. O quasi… Il Bokmakierie, come moltissimi altri passeriformi, è monogamo e quindi quando trova un partner quello è per tutta la vita. Quella coppia sarà per sempre. I due creano quindi il loro canto. La loro canzone d’amore diversa da tutte le altre coppie, il loro unico e inconfondibile richiamo. Ma qui viene la magia della natura, dell’amore: se uno dei due muore, il Bokmakierie rimasto solo non morirà, non si lascerà abbattere da questa perdita. Continuerà a volare nei rami bassi degli alberi, cantando ancora la loro canzone. Arriverà un giorno in cui troverà un altro Bokmakierie solo e allora i due creeranno un’altra nuova unica canzone, unendo i loro vecchi richiami e nessuno dei due abbandonerà mai la vecchia melodia.
Forme di famiglie e di coppie tra gli animali
Tra gli animali sono molte le coppie monogame che stanno insieme per tutta la vita. Come i lupi, che creano vere e proprie famiglie come noi, come i suricati che vivono in grandi famiglie allargate in cui la parola chiave è proprio collaborazione, o ancora amori eterni come quello delle aquile reali o degli albatros, che sono il simbolo delle coppie monogame, fedeli e inseparabili. Ma in pochi sanno che molte di queste coppie sono costituite da… due femmine. Per gli albatros di Laysan avere due mamme è la normalità.
Il 31% delle coppie, infatti, è costituito da due femmine, che covano e allevano insieme un pulcino all’anno. Il loro legame dura una vita intera e depongono le uova a turno. Una volta il pulcino sarà geneticamente figlio di una sola mamma e sarà adottato dall’altra. La volta dopo faranno al contrario.
È meraviglioso da osservare il corteggiamento dell’uccello giardiniere, che per conquistare la femmina costruisce nidi cromatici e artistici, ornando il suo nido con oggetti coloratissimi per poi danzare davanti alla sua lei dandole il benvenuto nella dimora, che lei dovrà valutare per decidere se il maschio è valido abbastanza o meno.
Non è da meno il corteggiamento del pesce palla giapponese, i cui maschi trascorrono giorni e giorni ad arare e smuovere la sabbia in grandi coccarde simmetriche come tappeti di benvenuto per le femmine creando dei cerchi perfetti sul fondale marino.
Con gli occhi dell’amore
L’amore tra cane e umano è uno dei rapporti più emozionanti nel mondo animale. Il cane, infatti, è una specie domestica che non esisterebbe se non si fosse creata dal rapporto e dalla co-evoluzione con noi. L’amore tra noi e i cani non è solo romantico e fiabesco ma anche e soprattutto ormonale! Alla sua base c’è l’ossitocina, l’ormone responsabile della fiducia, dell’altruismo, della cooperazione, dei legami sociali e dei comportamenti materni.
La molecola, rilasciata dal cervello, aumenta il senso di empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri e di comprenderne le emozioni. Si dice che i cani guardino il padrone con gli occhi dell’amore e la scienza lo conferma. È stato scoperto che proprio nel momento in cui cane e uomo si guardano, il livello di ossitocina aumenta per entrambi, creando un legame molto simile a quello tra una madre e il proprio figlio o tra partner innamorati.
I ricercatori hanno osservato per 30 minuti l’interazione tra trenta cani, sia maschi che femmine, e i rispettivi compagni umani. Le persone si relazionavano con i loro amici pelosi tramite carezze, coccole, parole e sguardi; gli studiosi annotavano i comportamenti e la loro durata. Alla fine di questo periodo è stato misurato il livello di ossitocina presente nell’urina degli animali e dei proprietari. Le coppie che avevano passato molto tempo a guardarsi negli occhi avevano liberato “l’ormone dell’amore” in grande quantità. Nello studio sono stati presi in esame anche alcuni lupi allevati in cattività. Al contrario del cane, il suo parente più stretto cerca di evitare il contatto visivo con le persone; per i lupi, che non hanno passato la fase di domesticazione, guardarsi negli occhi resta un segno di minaccia e ostilità, come accade in natura.
Io non amo gli animali
Sì, è così. In un mondo in cui i media e i social ci bombardano di messaggi “d’amore” verso gli animali caratterizzati da abbracci, coccole e bacini, io prendo le mie distanze. Se questo è “amore”, allora no, Non li amo! Non amo gli animali selvatici che incontro durante le mie ricerche o i miei studi.
Amo i miei cani, però, grazie alla domesticazione millenaria che ci ha permesso di co-evolverci come specie e la cui interazione, quindi, non è un abuso.
Gli altri animali li rispetto, nella loro selvaticità e sacrosanta diffidenza nei miei confront. Amo l’idea che stiano bene, amo il principio del loro benessere e amo battermi per la loro salvaguardia. Ma non li amo. Non posso, non me lo concedono. Ed è giusto che sia così.
Non sono amante degli animali, né spinta da un mero fascino per la loro bellezza o imponenza. Sono affascinata scientificamente e coinvolta emotivamente dal rapporto con loro. Nel rispetto della loro diversità da me.
Per questo non pretendo l’amore degli animali, ma amo il loro essere animale nell’integrità della natura e della convivenza rispettosa. Questo io credo sia l’amore per gli animali. Perché il peggior nemico degli animali, non è chi non li ama. Ma chi li ama in modo sbagliato.
Che cosa vogliamo trasmettere ai nostri bambini e alle nostre bambine?
Per questo San Valentino vi voglio donare una nuova visione dell’amore per gli animali. Cos’è l’amore? È abbracciare animali selvatici in cattività che tutto vorrebbero meno che essere coccolati dai turisti? È alimentare gli animali in inverno con briciole di pane, wurstel e palle di grasso rendendoli dipendenti da noi, togliendo loro la possibilità di imparare da soli a procacciarsi il cibo e così, costringendoli a una vita sempre vicino all’essere umano?
È amore tenere un uccellino in gabbia perché ci piace sentirlo cantare? È amore portare il nostro cane al centro commerciale la domenica pomeriggio senza empatizzare con il suo desiderio di restare a casa tranquillo?
Cosa vogliamo trasmettere alle nostre figlie e ai nostri figli? L’amore è addomesticare (animali e persone) o lasciarli liberi di essere quello che sono? È amore fiondarsi su un cane che non conosciamo per strada, invadendo il suo spazio e il suo corpo? Come possiamo pretendere che comprendano che lo stesso non può essere fatto sul loro, di corpo?
L’amore è rispetto. È conoscenza. È libertà.
Questo credo sia l’amore, il vero amore.
Per tutti.
Buon San Valentino, giovani genitori!