Le bugie

da | 28 Set, 2013 | Lifestyle

Mia figlia di 9 anni è la classica, inguaribile, bugiarda. Non solo con me, ma anche con le sue amiche e gli insegnanti. Come farla smettere?

 
Il candore con cui i bambini dicono le bugie spesso ci lascia perplessi. Possibile che riescano a negare di aver rotto un vaso in assoluta assenza di rimorso? Credono davvero a quel che dicono? Non si rendono conto? Le bugie sono una tipica espressione dell’animo infantile. Per comprenderle bisogna sforzarsi di intenderle come un’energia creativa e magica cui sta stretta la realtà degli adulti. I bambini abitano orizzonti dove tutto è possibile, sanno vivere la fantasia a 360 gradi. Prima di inquietarci, e prima di prendere contromisure, bisogna addentrarsi nel loro mondo incantato. I bambini, esattamente come fanno con i mattoncini per le costruzioni, montano e smontano i fatti. Cambiano i protagonisti di una storia, eliminano gli elementi di disturbo, li spostano nel tempo, si attribuiscono doti che non hanno. Le bugie sono figlie di questo mondo fantastico dove tutto può avvenire. Quando affermano di aver finito i compiti, vorrebbero, come per magia, accontentare contemporaneamente se stessi e i genitori. Non bisogna preoccuparsi delle bugie e men che meno punirle: sono strumenti preziosi che i figli ci offrono per capirli meglio. Un campanello d’allarme dovrebbe suonare solo quando l’alterazione della realtà diventa eccessiva, ripetitiva e ossessiva. La “fuga” nella bugia potrebbe nascere da traumi, ansia, forte paura di non essere accettati. In questo caso, e solo in questo caso, occorre indagare più a fondo tenendo presente che di nuovo non è la bugia in sè il problema: la bugia è il campanello d’allarme di un problema che sta a monte, sul quale occorre indagare con delicatezza, aiutando il figlio a trovare gli strumenti emotivi per risolverlo.

 

Quando uscire?

Ho un bimbo di un mese che piange ogni volta che provo a portarlo fuori casa. Se siamo a casa dei nonni chiede il seno anche se non ha fame, ma poi non digerisce bene e continua a stare male. Si calma solo tra le mie braccia. È giusto continuare a portarlo fuori o devo rassegnarmi a una vita chiusa tra le mura domestiche? Quando potremo andare fuori a cena con lui? Grazie Monica

 
Cara Monica, la reazione del bimbo è normale: i neonati sentono molto le differenze ambientali. Meglio aspettare per andare con lui al ristorante, soprattutto perchè lo si sottopone a inutili rischi, per esempio il contagio da virus respiratori. Il disagio di uscire passerà tra poco, intorno ai tre mesi. Spendo però due parole per lei come mamma: non viva la nascita come una privazione, ma come una tappa che le porterà nuove felicità.

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