L’intelligenza emotiva

da | 30 Ott, 2015 | Lifestyle

Pazienza, pazienza a tonnellate. Riuscire a sopportare momenti brutti, nervosismo, rabbia, stanchezza. Essere genitore significa, tra le altre cose, imparare a gestire le emozioni. “Gli adulti sono modelli di riferimento per i bambini – dice Sabrina Farci, psicologa specialista in psicoterapia dell’età evolutiva presso l’Associazione Il Melo -. I bambini ci osservano. Controllare le nostre emozioni è quello che si definisce l’intelligenza emotiva: un tipo di intelligenza che si acquisisce e si impara, ma bisogna allenarsi. Anche con i bambini, ai quali si insegna a riconoscere e manifestare le emozioni, per dare voce ai loro sentimenti”.

Il buon esempio è necessario. Ma se la cameretta è sempre in disordine e la pazienza sfugge?
“Se il bambino non vuole mettere a posto la stanza e noi glielo abbiamo già detto dieci volte, la pazienza diminuisce e la rabbia sale. Dobbiamo cercare di dire al bambino ciò che proviamo, ma nello stesso tempo dobbiamo essere empatici perché è importante che si senta compreso. ‘Capisco che mettere a posto i giochi sia noioso e faticoso e sia molto meglio giocare. Lo facciamo insieme’. Possiamo inventare delle strategie per incentivare il bambino a sistemare, proponendo un gioco che coinvolga l’orsetto preferito, o una gara di canestri per chi riesce a far entrare più giochi nel cestone”.

Rimanere saldi in ciò che chiediamo offrendo stimoli positivi?
Dai, mettiamo a posto in fretta la stanza così dopo andiamo a preparare insieme le polpette. Oppure: andiamo a leggere la favola della buonanotte anzi magari, se facciamo in fretta, riusciamo a leggerne due, sono stimoli e incentivi positivi. Molto meno lo sono le frasi come: se non metti a posto domani non guardi la tv, non giochi, vai a letto senza cena. Più di tutto, mai minacciare di togliere o buttare i giochi ai bambini, che sono l’importantissima fonte della conoscenza e della crescita. Attenzione anche al tema cibo: l’alimentazione non dovrebbe mai essere un terreno di conflitto”.

Regole in famiglia: quali, quando, quante?
Le regole sono fondamentali, devono esserci. Poche ma chiare, esplicite. Ogni famiglia decide le sue. Se i bambini sono piccoli si possono simboleggiare con disegni e fumetti. Se sono più grandi si possono scrivere. Non aspettiamoci che le regole vengano subito rispettate: dobbiamo ripeterle spesso, perché vengono interiorizzate lentamente. Semplici strategie di rinforzo positivo o negativo sono utili e divertenti: ai bambini piacciono i tabelloni con le regole scritte. Ogni giorno della settimana si disegna insieme il sole e la stellina se tutto è andato bene, la nuvola o il fulmine se c’è qualcosa da sistemare”.

La regola come contenimento
Il bambino deve imparare che determinate regole devono essere rispettate: non deve sentire di poter fare tutto, altrimenti si sente onnipotente. Il senso di onnipotenza crea ansia nel bambino: si sente solo e, appunto, non contenuto da nessuno. La regola genera un senso di sicurezza. La giusta gratificazione per un comportamento rispettoso? Morbide coccole, una gara di solletico, una golosissima torta da preparare insieme”.

[Marta Vitale Brovarone]

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