Come riconoscere, trattare e prevenire l’infezione da streptococco, una delle più frequenti tra i bambini
Di Cecilia Piperno
Un batterio dalla forma sferica che causa una delle più frequenti infezioni batteriche dei bambini: di streptococco abbiamo parlato con la dottoressa Jennifer Vanoli, medico specialista in medicina interna.
Iniziamo a conoscerlo a partire dal nome, che deriva dal greco streptόs, “ritorto, attorcigliato” e kόkkos “granello”. “Il genere streptococco comprende diversi gruppi di batteri che si diffondono in vario modo e in varie parti del corpo (gola, orecchio, polmoni, cute) e che differiscono a seconda delle loro caratteristiche. Il protagonista delle faringiti batteriche nella fascia d’età dai 3 ai 14 anni è lo Streptococcus pyogenes beta emolitico di gruppo A (anche noto come SBEA). Il serbatoio primario dello Streptococcus pyogenes è l’essere umano: si diffonde da persona a persona per via aerea tramite goccioline di saliva (tossendo, parlando o starnutendo) oppure con oggetti contaminati dalle secrezioni e circola più facilmente, pertanto, in luoghi affollati come le scuole.”
Campanelli di allarme
Quando soffriamo di mal di gola, come possiamo capire se si tratta di un’infezione virale o batterica? “Tra i bambini, nel 20-30% dei casi si tratta di Streptococcus pyogenes, mentre tra gli adulti è invece il 5-15%”. Negli altri casi, quindi, il mal di gola è di origine virale.
“La faringite streptococcica si manifesta tipicamente con esordio acuto di febbre e mal di gola, tonsille ingrossate e arrossate (a volte si coprono di una patina biancastra), inappetenza e dolore al collo, a causa dei linfonodi ingrossati. Distinguere una faringite batterica da una virale non è semplice: di solito in quella virale, oltre agli altri sintomi, ci possono anche essere raffreddore, congiuntivite o tosse”, spiega la dottoressa Vanoli.
La paura più diffusa tra i genitori riguarda le possibili conseguenze dell’infezione, soprattutto quando non è curata. “L’infezione da Streptococcus pyogenes, oltre alla faringite, in alcuni casi può provocare la comparsa di un esantema scarlatto, la scarlattina. Questa si presenta con diffusi piccoli puntini rossi, ravvicinati, fitti e un poco rilevati che conferiscono un aspetto a carta vetrata della cute e che risparmiano le aree del naso e intorno alla bocca. La lingua all’inizio presenta una patina biancastra, con le papille rilevate, per poi diventare ‘a fragola rossa’, con le papille in evidenza e di colorito rosso acceso. Anche se queste patologie non sono quasi mai pericolose, identificare e trattare l’infezione da Streptococcus pyogenes consente di evitarne le complicanze a lungo termine, in particolare la febbre reumatica”.
Tampone sì, tampone no?
La diagnosi di faringite streptococcica spetta al medico che visita il bambino e che può decidere di effettuare “esami di conferma diagnostica, come il test rapido dell’antigene da tampone faringeo, ormai ampiamente diffuso nella pratica clinica. Non si deve utilizzare il tampone fai-da-te a casa, ma è bene recarsi dal pediatra che, nel caso, provvederà a farlo sulla base della probabilità clinica che la faringite sia di origine streptococcica. In questo modo si prevengono diagnosi errate e terapie antibiotiche inopportune”.
La cura giusta
“Una volta appurata la presenza del batterio, la cura è l’antibiotico (di scelta l’amoxicillina), naturalmente su prescrizione medica. Il bambino potrà tornare a frequentare la scuola, purché sfebbrato, dopo almeno 24 ore da quando ha assunto la prima dose di antibiotico: questo è il tempo sufficiente affinché il batterio venga eradicato e non è necessario ripetere il tampone alla fine del trattamento”. Altrimenti diventa un gatto che si morde la coda. Una volta superata l’infezione, la patologia si può comunque ripresentare perché i siero-tipi di streptococco con cui i bambini possono entrare in contatto sono numerosi e quindi una singola infezione non conferisce un’immunità definitiva”.
L’igiene è la migliore prevenzione
In conclusione, se prevenire è meglio che curare, come possiamo ridurre il rischio di contrarre l’infezione? “L’igiene è la vera prevenzione”, suggerisce la dottoressa Vanoli. “Occorre lavare bene le mani con acqua e sapone prima di mangiare o quando sono sporche. Non esiste un vaccino per lo Streptococcus pyogenes. A oggi, nella prevenzione dell’infezione ricorrente, non esistono sufficienti evidenze scientifiche che sostengano l’efficacia di immunostimolanti presenti in commercio. Per prevenire le infezioni ricorrenti sono in corso di valutazione anche alcuni integratori alimentari (ad esempio probiotici a base di Streptococcus Salivarius) che potrebbero contribuire a creare un microbiota orale (la comunità di microrganismi – tra cui funghi e batteri – che popola il nostro cavo orale) stabile e in grado di proteggere l’ospite dagli altri patogeni”.