Daniela Re, l’ideatrice di Artonauti, l’album di figurine dedicato all’arte, racconta la sua Milano tra gite all’aria aperta alla scoperta di storie fantastiche e visite ai musei con le sue gemelle
La quarta edizione di Artonauti, l’album di figurine dedicato all’arte, è nelle edicole italiane da qualche mese ed è dedicata ai capolavori che esplorano i quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. Un gioco davvero bello che consente di avvicinarsi a e conoscere l’arte divertendosi. La nuova edizione, inoltre, sostiene Sightsavers Italia Onlus: parte dei proventi andrà infatti all’associazione che porta avanti progetti per curare dalla cecità i bambini che vivono nelle zone più povere del mondo.
Promotrice del progetto Artonauti è Daniela Re: insegnante, mediatrice culturale, esperta in riabilitazione cognitiva, con ampia esperienza nel mondo educativo nella scuola primaria, mamma di due gemelle in età prescolare. Al suo fianco il marito Marco Tatarella, cofondatore del progetto, e da anni alla guida di una casa editrice che si occupa di libri d’arte e periodici di musica.
Abbiamo chiesto a Daniela come vive la città e quali sono i luoghi dove ama andare con le sue figlie.
“Sono nata e cresciuta a Milano quindi i luoghi del cuore sono legati alla mia infanzia e adolescenza, dalla piazzetta davanti alla basilica di San Vincenzo, poco conosciuta ma una vera chicca da scoprire, alle viuzze vicino all’università Cattolica dove ho studiato o ancora il parco delle Basiliche dove portando a spasso la mia cagnolina ho conosciuto Marco col suo cane. Abbiamo sempre frequentato molto i parchi cittadini avendo cani e anche con le gemelle andiamo spesso a giocare nel verde o a fare una passeggiata in Darsena per vedere cigni e germani reali”.
Tra natura e musei
I giri in città diventano occasione per raccontare storie fantastiche… “Ci piace andare a fare picnic al Parco Sempione per poi andare al castello Sforzesco e raccontare storie di dame e cavalieri o in alternativa scoprire l’acquario poco distante; questo ci permette di muoverci agilmente a piedi (e le twins in monopattino)! Bello anche il pranzo al sacco ai Giardini Indro Montanelli dove si trovano il Museo di Storia Naturale e il Planetario, due luoghi che le mie bambine amano moltissimo”.
Quali sono i luoghi più interessanti per avvicinarsi all’arte con i bambini? “Le mie figlie sono ancora piccole ma in città per fortuna ci sono tante proposte anche per i bambini in età prescolare. Noi siamo stati al Muba che propone attività educative e divertenti, e al Museo della scienza e della tecnica che ha laboratori divisi per fasce di età. Andiamo anche il teatro Colla che ha proprio una programmazione pensata per i più piccoli, come anche il teatro laboratorio Mangiafuoco che propone prime danze e racconti animati per piccoli e piccolissimi. Un altro spazio che amo molto è il Trebbo, laboratorio teatrale in cui i bambini non sono solo spettatori ma diventano parte attiva dello spettacolo. Abbiamo fatto qualche incursione al Museo del Novecento e al Mudec ma per il momento in visite brevi e circoscritte a poche opere.
Un gioco sociale, da condividere
Quanto e come la tua vita di mamma ti ha influenzano nel studiare la nuova edizione di Artonauti? “Essere mamma non ha cambiato tanto la visione che avevo dei bambini ma sicuramente ha cambiato quella che avevo dei genitori! Non è per nulla semplice fare il genitore e forse non lo è stato mai, ma mi sembra che adesso lo sia ancor di più. Stare insieme, senza cedere alla facile via d’uscita del telefonino o del tablet, anche per pochi minuti di attesa in pizzeria o in una sala d’aspetto, sembra cosa d’altri tempi.
Quando lavoro ad Artonauti penso sempre che debba essere accessibile e usufruibile dai bambini da soli, in modo che ci possano giocare in autonomia (anche al ristorante!).
La bellezza dell’album però secondo me sta nel fatto che è un gioco sociale, che si può condividere con gli amici o con la mamma e il papà o con i nonni.
Tanti ci scrivono che hanno trovato un modo di stare insieme, quasi un rito della sera, aprire qualche pacchetto di figurine insieme. E qualche volta succede anche una magia… attaccando una figurina ci si innamora di un’opera d’arte e si desidera andare a vederla dal vero. È così che una mamma ci ha scritto che il figlio di 8 anni ha chiesto di andare a vedere Blu di Cielo di Kandinsky a Parigi per il compleanno e un’altra ancora che nella lettera per Babbo Natale il suo bambino ha chiesto una riproduzione della Lampada ad arco di Balla!
Mi rende felice l’idea che grazie al nostro progetto bambini e bambine si avvicinino con curiosità al mondo dell’arte: sono convinta che i piccoli educati alla bellezza, la ricercheranno nella loro vita, farà parte di loro, del loro immaginario, del loro modo di pensare. La verità è che l’arte è una cosa per tutti, perché abbiamo bisogno di bellezza!”.