Quale alternativa alla religione?

da | 4 Set, 2022 | Lifestyle

L’ora di alternativa alla religione è un diritto, ma non sempre è garantito e i programmi sono ancora molto vaghi

Per legge, in Italia, le scuole devono garantire l’ora di alternativa alla religione cattolica, eppure non tutti gli istituti propongono una vera offerta formativa. La mancanza di un programma ministeriale, l’autonomia delle scuole o forse, la denominazione stessa della lezione (di ben due ore alla scuola primaria) sembra non garantire a chi sceglie l’ora alternativa un vero percorso formativo.

“La scelta di non frequentare l’insegnamento della religione cattolica non deve dare luogo ad alcuna forma di discriminazione”: così si legge nel Decreto legislativo 297/1994. Eppure, nella scuola italiana, il diritto all’ora alternativa è spesso negato. 

L’IRC nella scuola pubblica

In Italia l’insegnamento della religione cattolica – IRC – nasce dal Concordato tra Stato e Chiesa, e prevede un’ora e mezza di lezione alla scuola materna, due ore nella primaria e un’ora nella secondaria di primo grado e secondo grado.

L’obbligatorietà di seguire l’IRC non esiste più dal 1984, grazie al nuovo Concordato che prevede la possibilità di avvalersi dell’insegnamento alternativo. La scelta avviene all’inizio del ciclo di studi ma può essere modificata anche negli anni successivi se segnalata prima dell’inizio dell’anno scolastico o entro la data indicata da ogni istituto.

Se la scuola non attiva l’alternativa

Non tutti sanno che in Italia il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’IRC deve essere sempre garantito e le scuole non possono sottrarsi per alcun motivo (C.M.368/1985).

Se la scuola non attiva un valido percorso di alternativa (ovvero un’attività progettuale con l’insegnante che segue i bambini durante le ore previste) i genitori possono inoltrare al Dirigente Scolastico un modulo di diffida precompilato. Le attività proposte dalla scuola sono in genere deliberate dal collegio dei docenti e sono finanziabili con i fondi della scuola stessa.

Nelle scuole secondarie di secondo grado, a differenza dei cicli precedenti, gli studenti possono scegliere in autonomia, anche senza il consenso della famiglia e optare per l’ora di studio individuale.

Integrazione, convivenza, ecologia

Durante l’ora di alternativa non è possibile svolgere il programma di una materia curricolare, in quanto determinerebbe una discriminazione per chi frequenta l’ora di religione. Non è quasi mai proposta quindi l’educazione civica, insegnamento trasversale introdotto dalla legge 92/2019.

Tuttavia, approfondire aspetti di una materia curricolare esterni al programma o trattare la materia con obiettivi didattici diversi non è discriminatorio ed è dunque ammesso.

Cosa si insegna o si dovrebbe insegnare, quindi, durante l’ora di alternativa? La Circolare ministeriale 131 del 1986 prevede che “le attività culturali e di studio debbano concorrere al processo formativo della personalità degli studenti”. Tali attività possono trattare temi legati a intercultura, ecologia, integrazione ed educazione alle emozioni, riflessioni su amicizia, solidarietà, diversità, rispetto verso gli altri e convivenza civile.

Le esperienze delle famiglie

Nonostante le indicazioni nazionali includano tante belle tematiche da trattare, le esperienze delle famiglie sono molto diverse.

Da un lato ci sono allievi che durante l’ora di alternativa inventano storie o leggono insieme libri su emozioni, diversità e convivenza civile; dall’altro ci sono scuole che invitano a uscire prima chi non frequenta l’IRC (anche alle elementari) oppure “parcheggiano” i bambini in fondo a una classe a disegnare o fare i compiti con la scusa dell’assenza di insegnanti disponibili. Così, anche chi inizialmente era convinto della propria scelta, si trova talvolta costretto a cambiare idea.

E’ il caso di Barbara, mamma di Enea, 7 anni, che racconta: “Alla scuola materna ho scelto di non avvalermi della lezione di religione cattolica in quanto io sono atea e mio marito musulmano.

Quando nostro figlio ha iniziato la scuola primaria la scelta è stata la stessa. Dopo qualche mese però, mi sono accorta che non c’erano attività organizzate. A volte il bambino seguiva una lezione qualsiasi nella classe vicina o, più frequentemente, trascorreva le due ore dell’IRC nell’atrio con il bidello.

Di fronte a questa situazione, per evitare lo scontro con il dirigente e le maestre, ho chiesto di cambiare la nostra preferenza e seguire la lezione di religione. Posso però dire apertamente che la scuola non è stata in grado di garantire un nostro diritto”. 

L’alternativa in Europa

I paesi europei che hanno abolito totalmente l’ora di religione dalla scuola pubblica non sono molti: tra questi la Francia, la Repubblica Ceca e i Paesi Bassi.

In Belgio e in Germania è possibile scegliere tra i diversi corsi di religione attivati a scuola (religione cristiana cattolica, ebraica o musulmana) o l’alternativa denominata Etica o Morale, che generalmente segue due filoni: temi filosofici o potenziamento di educazione alla cittadinanza, con programmi ben precisi. 

La Svezia, la Svizzera e il Regno Unito, invece, prevedono il corso Storia e cultura delle religioni, che illustra le religioni principali del mondo, con un programma decisamente differente a quello italiano. 

Un programma troppo vago?

In Italia, il programma dell’attività di alternativa viene scelto e proposto dall’insegnante che assume l’incarico e si tratta di una figura che non tutte le scuole garantiscono. Un’incertezza che spaventa le famiglie: quel possibile “buco educativo” spinge alcuni genitori a scegliere l’ora di religione. 

Una paura che, effettivamente, in tanti casi è fondata, perché non tutte le scuole propongono attività valide e i bambini si sentono isolati ed emarginati.

Ma se l’ora di alternativa alla religione avesse una denominazione diversa e un programma specifico – come “Arti e Teatro”, “Filosofia delle religioni” o “Etica o Morale non confessionale” – i numeri di adesione e la soddisfazione di chi la sceglie sarebbero diversi? Lasciamo la risposta alle scuole, alle famiglie e, perché no?, alla Chiesa cattolica.

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