Giocomotricità, l’arte di cavarsela

da | 12 Gen, 2016 | Salute e Benessere

Affrontare la quotidianità per la prima volta è una grande avventura. Per i più piccoli ogni movimento è una novità, un qualcosa di nuovo da imparare e quindi tutt’altro che semplice. ”La qualità della coordinazione dei movimenti varia da individuo a individuo e non solo nell’infanzia” spiega Lisa A. Kurtz, terapista ed educatrice da oltre 30 anni, autrice del libro Disturbi della coordinazione motoria. “Sono almeno tre i fattori che concorrono: velocità dello sviluppo, talenti ereditari e motivazione”.

“Con la giocomotricità noi aggiungiamo a questo elenco anche gli stimoli giusti”, spiega Serena Sergiani, Direttrice Tecnica della società Mya Gym di Dogana e mamma di Alessandro (6 anni) e Viola (1 anno e mezzo). “L’attività di avviamento allo sport è una tappa fondamentale per avvicinare i piccoli al gioco collettivo e al movimento coordinato. Un approccio ludico favorisce uno sviluppo armonico delle capacità senso-percettive e degli schemi dinamici e posturali di base come camminare, correre, saltare, lanciare e così via adattandoli ai parametri spazio-temporali dei diversi ambienti. Il bambino acquisisce progressivamente la coordinazione dei movimenti e la padronanza del proprio comportamento nell’interazione con l’ambiente”.

In cosa consiste l’attività di giocomotricità? “Si utilizzano materiali come cerchi, corde colorate, tappetoni, panche, seggioline, palle e palloni, varie forme di gommapiuma, aste, cubi di plastica. Ogni momento è strutturato in modo giocoso per ottenere il massimo coinvolgimento. Dagli esercizi con la musica ai giochi con andature diversificate, come la camminata sulle punte, da accovacciati, su piedi e mani, saltelli a piedi uniti, su un piede solo, a “ranocchia”, a “leprotto” in coppia o individuale, fino ai circuiti con salti nei cerchi, capovolte sui tappetini, rotolamenti, corse a ostacoli, passaggi obbligati”.

Qual è la fascia di età e quali sono i benefici per la futura attività sportiva? “In genere si fa riferimento all’età prescolare, quindi dai 3 ai 5 anni. Solitamente un bambino di 6 anni ha delle preferenze sullo sport che desidera praticare, ma si fondano su impressioni o imitazione di ciò che lo circonda, non sulla familiarità diretta con i movimenti della disciplina. In più, avere una buona percezione di sé è un ottimo punto di partenza per iniziare la scuola con la marcia giusta”.

Lisa Kurtz ricorda che “ogni bimbo un po’ goffo tende ad avere un basso livello di autostima”. Italo Farnetani, pediatra e autore dell’Enciclopedia del Genitore, afferma che “nell’età dello sviluppo, non esiste un’età fissa, identica per tutti e un bambino impara a gattonare e camminare quando è pronto”.

[Tatiana Zarik]

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