Chi è la vera mammadimerda e perché rivendicare il diritto a “non farcela” può salvarci dal burn out e, magari, renderci più felici? Ce lo spiegano Francesca Fiore e Sarah Malnerich, le “mammadimerda” più famose del web
Dal 2016 sono mammadimerda e raccontano in rete le avventure delle “mamme che non ce la fanno”. Quelle come noi, che dimenticano appuntamenti dal pediatra e merende negli zaini di scuola. Che improvvisano cene improbabili e intanto sognano un vodka tonic. Che amano i loro bambini da morire, ma “non sono disposte a morire rimanendo vive”.
In questi anni Francesca Fiore e Sarah Malnerich – alias @mammadimerda – hanno decostruito con ironia il racconto tutto rosa e fiori della maternità che imperversa sui social e non solo raccogliendo intorno a sé una community numerosa e solidale, con la genitorialità a fare da lente di ingrandimento su molte delle storture e dei paradossi del mondo nel quale viviamo – e che spesso sono all’origine della nostra infelicità.
“Non farcela come stile di vita” è il libro uscito pochi mesi fa nel quale fanno il punto sulla loro – e la nostra – inadeguatezza. In questa intervista ci spiegano perché è “non facendocela che, in realtà, possiamo davvero farcela” e come, da questa presa d’atto, può passare un modo nuovo, meno faticoso e più consapevole, di vivere la genitorialità che coinvolge anche i papà.
Farcela non facendocela
Sembra un gioco di parole, ma cosa significa “farcela non facendocela”?
“È una delle evoluzioni del “merdista pensiero” che abbiamo teorizzato in questi anni, è una forma sia di adattamento che di accettazione dei propri limiti – racconta Sara -. È una rivendicazione di dignità e un’accettazione della normalità, operata attraverso l’ironia. È il modo per dirci: abbassa l’asticella quando non ce la fai, fermati.
Si tratta anche di un atto di autodeterminazione perché le pressioni e le richieste imposte alle donne sono diventate eccessive. Il prezzo per attendere a tutte le aspettative è diventato troppo alto. Oggi è dato per scontato che ce la devi fare sempre altrimenti sei tu a essere inadeguata.
Non c’è, invece, una riflessione sul sistema. Noi donne abbiamo voluto la bicicletta dell’emancipazione? Peccato che ce l’abbiano data con le ruote quadrate e adesso stiamo faticando il quadruplo più di prima. Ed è arrivato il momento di dire basta”.
Ammetterlo, di non farcela, però non è facile per le donne. Per le mamme poi…
“Non è facile perché c’è il timore del giudizio, che arriva implacabile dall’esterno e, in maniera ancor più implacabile, dall’interno – risponde Sara -. Come donne veniamo educate a fare le nostre scelte utilizzando come parametro il giudizio degli altri. E come mamma, come fai fai sbagli. Ma se sbagli sempre forse vuol dire che un modello unico e giusto non esiste.
Tanto vale che a contare sia solo il nostro, di parere. Un problema, questo del giudizio, che tra l’altro gli uomini non hanno mentre noi camminiamo tutta la vita su questo campo minato.
È la famosa “sindrome di Ginger Rogers” della quale parla Michela Murgia: le donne devono fare tutto quello che fa un uomo, ma camminando indietro, sui tacchi, e pure sorridendo. Ma dove ci porta questo mito della donna e mamma multitasking, che riesce a fare tutto, che tanto ce la fa sempre? E a chi è stato funzionale? Sicuramente a noi non ha fatto comodo”.
La faccia vera della maternità
E poi, come scrivete nel libro, riconoscere le proprie imperfezioni “non nuoce gravemente alla salute”, anzi.
“Il punto è che dobbiamo iniziare a fare pace con l’idea che la maternità sia fatta di sentimenti ambivalenti – dice Francesca -. Continua a essere ostentato un modello di madre perfetta, la ‘madre devota’ che si annulla completamente nella maternità, quella che più si sacrifica più è una buona madre.
Noi, invece, rivendichiamo il fatto di essere ancora quelle che eravamo prima dei figli e di voler continuare a coltivare noi stesse. Siamo abituate ad avere completamente sulle spalle la responsabilità dei bambini, ci portiamo dietro il carico mentale dell’organizzazione di ogni momento della loro giornata, da come sono vestiti a cosa devono mangiare. Smettiamo di farlo e iniziamo a condividere la genitorialità con i papà. E diamo loro spazio per diventare parte attiva, accettando però che sono persone diverse e che magari agiranno in modo diverso da noi”.
Ecco, i papà: il compagno naturale della @mammadimerda è il “papà pinguino”, quello che, come fanno i pinguini reali, si prende cura del cucciolo tanto quanto la madre. Ma pinguini si nasce o si diventa?
“Questo del nascere o diventare è uno stereotipo, che vale anche per le donne: dove c’è scritto che noi donne siamo accudenti per natura? – risponde Sara -. Ci sono uomini che sono estremamente accudenti e che oggi rivendicano il loro diritto, e dovere, di stare con i figli e accompagnarli, esattamente come le madri. Il messaggio della @mammadimerda è proprio questo: non esiste un unico modello di genitorialità, e vale per tutti. Genitori non si nasce, è una cosa che si impara crescendo coi propri figli”.
I diritti, prima di tutto
A volte, però, per fare un bambino non basta solo avere accanto il “pinguino” giusto. Perché poi c’è il mondo là fuori. E per le mamme continua a essere tutto molto faticoso. E allora come si fa?
“Quello della parità è un percorso che stiamo ancora percorrendo – dice Francesca -. Negli anni abbiamo guadagnato diritti, ma non abbiamo perso doveri: possiamo formarci e lavorare come un uomo, ma continuiamo ad avere sul collo tutto il lavoro di cura.
Allora la chiave, prima di tutto, è prendere consapevolezza e fare un passo indietro: possiamo davvero vivere sempre affannate, sull’orlo del burn out, con l’esaurimento nervoso, stanche? È una cosa che non fa bene a nessuno, a noi per prime, ai nostri figli, ai nostri compagni. Dobbiamo cercare di condividere i carichi, lasciare spazio ai papà, arrivare dove si riesce con le energie che abbiamo senza dover ogni volta andare a raschiare il fondo del barile. Possiamo leggere, informarci, confrontarci per cambiare la nostra visione della vita. E poi condividerla con gli altri.
Con tutto quello che sta succedendo, l’aria che tira è pesante. Da donne e mamme, “ce la faremo”, secondo voi?
“La sensazione è che ci sono processi che non si possono arrestare. Su molte questioni che riguardano i diritti, le donne, i bambini la società civile è molto più avanti del sistema normativo e della politica: pensiamo a quei movimenti di uomini che stanno rivendicando con forza, e in maniera del tutto autonoma, la battaglia per il congedo parentale obbligatorio per i padri più lungo, sul quale nessun governo vuole metterci i soldi. Sono battaglie che vanno incoraggiate.
Poi ci sono anche sacche enormi di resistenza, ma quando si arriva a un certo livello di consapevolezza, c’è un risveglio delle coscienze che non può essere ignorato”.
@Mammadimerda, appuntamento in diretta con GG il 22 novembre
Con @mammadimerda Francesca Fiore e Sarah Malnerich raccontano una genitorialità imperfetta, ma più vera, fatta di fatiche e stereotipi smontati uno a uno con l’arma dell’ironia.
Attraverso i social hanno riunito la più numerosa community italiana di mamme (e molti papà) e attivato campagne per il diritto all’istruzione, la parità di genere e i diritti delle donne. Di imperfezioni e nuovi modelli di genitorialità, mammadimerda e papà pinguini – e del loro libro “Non farcela come stile di vita” – parleremo in una speciale diretta Instagram sul profilo di GG il 22 novembre alle 13.