Extravergine e giusto, l’olio dei Presidi

da | 28 Set, 2015 | Tutto food

Non è solo buono e sano, l’olio extravergine italiano, ma ha anche un importante valore ambientale, paesaggistico, economico: per tutelarne la qualità Slow Food ha quest’anno creato un Presìdio nazionale dedicato.

“Il Presìdio nasce dall’idea di lavorare sulle filiere del cibo quotidiano che sono le più impattanti dal punto di vista economico, sociale e culturale – racconta Francesca Baldereschi -. per sostenere tutti i produttori che continuano a lavorare nel segno della territorialità, della tipicità e della sostenibilità, nonostante le difficoltà che devono affrontare. Nella filiera oleicola il mercato è dominato dai grandi marchi commerciali che impongono regole e prezzi insostenibili per i piccoli produttori di olio: un settore in forte difficoltà che sta soffrendo non solo la competizione della produzione internazionale di scarsa qualità ma anche la scarsa identificazione sul mercato delle produzioni di valore rispetto alle produzioni che seguono un basso standard di produzione”.

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono gli olii dei Presìdi? “Gli olivicoltori devono avere oliveti di cultivar autoctone del territorio, evitare fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici, utilizzare per i trattamenti prodotti a basso impatto ambientale che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. Nel caso di pendenze e situazioni paesaggistiche complesse dovranno seguire buone pratiche agronomiche per evitare l’erosione e le frane dei terreni. Dal momento che potare o raccogliere le olive da piante secolari è molto più oneroso che farlo su piante giovani, almeno l’80% delle piante dell’oliveto dovrà avere un età minima di cento anni, per evitare l’abbandono degli oliveti dal valore paesaggistico e ambientale più elevato. Per garantire massima qualità al prodotto etichettato come Presìdio e rispettare la sostenibilità delle coltivazioni la raccolta delle olive non dovrà essere effettuata tramite la raccolta da terra, l’uso di reti permanenti, l’impiego di prodotti cascolanti, ma fatta a mano o con l’ausilio di attrezzature che non danneggino l’integrità delle olive e rispettino le piante. Si tratta insomma di un progetto per difendere un’olivicoltura attenta alla tutela del paesaggio e capace di valorizzare il ricco patrimonio di varietà del nostro paese”.

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