Un corpo su cui atterrare, ma anche promotori di una gravidanza serena, di una buona nascita e un post- parto in sintonia: qual è il ruolo e di che cosa hanno bisogno i papà?
Presenti, partecipi, attivi, utili: sono sempre più così i papà di oggi nel periodo emozionante e bello intorno alla nascita di un bambino o una bambina. Ma come possono svolgere al meglio il loro ruolo così importante? Ne abbiamo parlato con Anna Santoro, ostetrica che lavora a Roma. “Innanzitutto, ai papà servono il tempo e lo spazio adeguati per capire il loro ruolo. È importante, perciò, che siano coinvolti fin dall’inizio della gravidanza, perché non si ritrovino catapultati in un evento intenso come il parto senza un’adeguata preparazione. La loro presenza e la loro vicinanza sono importanti fin da subito, a partire dal primo test di gravidanza”.
Sviluppare una relazione anche corporea
Spesso la gravidanza, la nascita, il post-parto vengono considerate come tre fasi distinte e ben delimitate. “Invece si tratta di un continuum che ha la nascita come epicentro – afferma Anna Santoro -. Il rapporto del padre con il nascituro o la nascitura passa dalla mente, non è immediato come per la mamma. Quindi già durante la gravidanza è importante che i neopapà inizino a sviluppare una sensibilità emotiva, una relazione che sia anche fisica, corporea con il/la bebè”.
E come si può fare per sviluppare questa sensibilità, questa fisicità fin dall’inizio? “La chiave è: coinvolgimento attivo. Che passa per i corsi di accompagnamento alla nascita, le visite mediche e le ecografie, a cui ci si presenta insieme. Ma sono utili, e pure benefici per entrambi i genitori, gesti semplici come posare le mani sulla pancia della compagna oppure stare vicini, mettendosi in ascolto insieme. La relazione da pura idea inizia a farsi pian piano fisica, emozionale. Questo aiuta il papà a essere più pronto ad accogliere il figlio o la figlia e ad avere degli strumenti in più nel dopo-parto: la relazione è già iniziata”.
In sala parto sì o no?
In rete si trovano diversi test che aiutano a valutare quanto un uomo sia “pronto” al parto e sempre di più il tema viene affrontato durante i percorsi di accompagnamento alla nascita. Quanto emerge è l’importanza della consapevolezza, del rispetto senza giudizio e dell’ascolto. Test online e manuali a parte, non tutti i partner si sentono pronti o hanno il desiderio, intimo e convinto, di assistere al parto. “L’ammissione sincera è un gesto di grande rispetto nei confronti della partoriente, soprattutto se si considera che un uomo che assiste senza volerlo può influenzare molto sia l’andamento del travaglio che poi lo sviluppo della relazione con la compagna e con il neonato. Ci sono alcuni papà, per esempio, che tendono ad assumere comportamenti rassicuranti e sorridenti, forzandoli, quando in realtà sono tutt’altro che tranquilli e involontariamente producono adrenalina, che è contagiosa e rallenta la nascita. Voglio rassicurare questi uomini. A volte si pensa che il padre che non partecipa al parto sia snaturato e incapace di prendersi responsabilità. Ma non è così. E la donna può essere rassicurata dalla propria madre o da un’amica. Senza sensi di inadeguatezza: è molto meglio essere onesti e aspettare fuori, attendere e preparare il benvenuto a modo proprio, senza remore, perché l’essere padre va ben oltre l’essere presenti alla nascita”.
Essere o fare
E chi decide di stare vicino alla futura mamma? C’è una raccomandazione su cui riflettere: la distinzione tra il fare e l’essere. Una delle prime domande del futuro papà, anche un po’ impacciato, durante la preparazione al parto è “Che cosa posso fare?”. In realtà la nascita di un bambino (lo spiega bene il libro di Verena Schmid “Venire al mondo e dare alla luce”) ha poco a che vedere con il fare. La nascita è abbandono, lasciare andare, lasciarsi aprire; quindi il comportamento adeguato per accompagnare una nascita è proprio il non fare, nel senso ampio di essere ricettivi, accogliere, sapere aspettare.
Promotori di una buona nascita
Un corpo sicuro su cui atterrare: è di questo che hanno soprattutto bisogno le bambine e i bambini quando vengono al mondo. “E i papà possono essere un corpo che accoglie e possono dare ai piccoli contatto, contenimento, accoglimento. Nel mio lavoro, ricordo sempre ai futuri genitori che si nasce solo una volta: se la nascita funziona, anche la relazione successiva è avviata nel migliore dei modi”.
Protettore della tana
Un ottimo suggerimento di Anna Santoro per le coppie è una buona comunicazione sul tipo di parto che desiderano. “Specificare i propri desideri, in particolare le aspettative della futura mamma, serve a chiarire anche il tipo di sostegno che il padre può offrire. In sala parto il papà è promotore di una buona nascita. Se ne hanno parlato insieme prima, sarà lui a dare voce alle aspettative della coppia rispetto a quel momento. Un partner che conosce bene la propria compagna sa quali canali attivare perché lei si abbandoni, creando attorno alla donna un ambiente in cui si sente sicura e protetta”. Un ruolo, insomma, di “protezione della tana”, importante per la buona riuscita del parto.
Ma non solo: “Il suo sostegno alla compagna può avvenire anche attraverso il corpo ed è fatto di massaggi, respiri, corpi che contengono e sostengono, mani che sfiorano gentilmente, sguardi che si incrociano, silenzi, calore… miscela fondamentale per permettere il fluire degli ormoni necessari alla nascita”.
L’accoglienza
Il bonding è il processo di attaccamento che si sviluppa tra genitori e bebè subito dopo il parto, si consolida per tutto il primo anno di vita e condiziona la relazione fra i tre e la relazione del bambino con il resto del mondo. Il lavoro di squadra, in sintonia, procede anche nel periodo del dopo parto. “I primi mesi di vita del bebè sono il momento più delicato. Settimane bellissime e intense, di grandi emozioni e stravolgimenti: entrambi i genitori si possono mettere in gioco nell’accudimento, il bimbo ha bisogno della presenza di entrambi! In particolare, il papà può sostenere la partner nell’allattamento, creando magari un angolo tranquillo in casa, con un cuscino morbido, un bicchiere d’acqua, una rivista da sfogliare. Si lavora in squadra, anche rispetto alla rete di amici e famiglia – la rete di sostegno allargata è importante, il padre deve sorvegliare che la rete sia di effettivo sostegno, che non alimenti dubbi, perché questo è un periodo delicato, di acquisizione di consapevolezze”.
Insomma, “Diamo spazio a questi papà che stanno sviluppando sensibilità ed attenzioni, diamo spazio al loro bisogno di riconoscimento, alla loro competenza, alla loro voglia di amare!”.
Partecipe a un evento di meravigliosa creazione: l’esperienza di Raffaele
“Protettore della tana, in ascolto, protettivo, presente: è così che Anna Santore delinea l’atteggiamento ideale dei padri al momento del parto ed è così che l’ha vissuto Raffaele, compagno di Chiara e neo-papà di Arianna. “Durante il parto ha fatto tutto lei, era il suo viaggio. Ma l’ostetrica e io eravamo come un branco che le stava intorno a difenderla. Facevamo gruppo e la nostra energia e forza erano incredibili. Ci sono stati momenti – continua Raffaele – in cui ho sentito, anche senza che Chiara me lo chiedesse, che dovevo allontanarmi, che aveva bisogno di stare da sola; ma non li ho vissuti come un’esclusione, anzi, sono stati comunque attimi di unione e intimità”. Non ha ricordi negativi o scioccanti Raffaele, anzi. “Ho vissuto quei momenti con gioia, partecipe a un evento di meravigliosa creazione. Ho trovato il mio ruolo, nel dare sostegno a Chiara e nell’accogliere la piccola. Certo, la gravidanza e la nascita sono canali della donna e inserirsi o capirli è molto difficile. Soltanto partecipando ai corsi pre-parto, alle decisioni per il parto, a tutto il travaglio e alla nascita ho potuto davvero realizzare quello che stavamo costruendo. Sarebbe stato difficilissimo altrimenti”.