Raccomandazioni digitali: i pediatri lanciano l’allarme sugli schermi in età evolutiva

La Società Italiana di Pediatria aggiorna le raccomandazioni digitali: sei regole per proteggere bambini e adolescenti. E ogni anno guadagnato senza smartphone è un investimento sulla salute mentale, emotiva e relazionale

La Società Italiana di Pediatria (SIP) ha presentato un aggiornamento delle raccomandazioni digitali per l’uso di dispositivi tecnologici in età evolutiva. Le nuove linee guida arrivano dopo anni di studi che mostrano come l’esposizione precoce e prolungata agli schermi sia correlata a disturbi del sonno, ritardi del linguaggio, ansia, isolamento sociale e persino ipertensione pediatrica. I pediatri ribadiscono con forza che è necessario invertire la rotta: negli ultimi 15 anni i bambini hanno iniziato a trascorrere sempre più tempo davanti a tablet e smartphone, con conseguenze tangibili sul loro sviluppo.

1. Evitare l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anni

La prima raccomandazione digitale riguarda l’uso della rete. I pediatri sottolineano che l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anni espone i bambini a contenuti inappropriati, violenti o sessualmente espliciti. La navigazione libera può favorire esperienze traumatiche e influenzare negativamente lo sviluppo emotivo. È fondamentale che i genitori accompagnino i figli nell’esplorazione digitale, utilizzando filtri e strumenti di controllo, ma soprattutto mantenendo un dialogo costante. La supervisione non deve essere percepita come un limite, bensì come una protezione necessaria per garantire un ambiente sicuro.

2. Rinviare l’introduzione dello smartphone personale almeno fino ai 13 anni

La seconda raccomandazione digitale invita a posticipare il possesso di uno smartphone personale. L’uso precoce di questi dispositivi può interferire con lo sviluppo cognitivo e relazionale, favorendo dipendenza, isolamento e riduzione delle interazioni faccia a faccia. I pediatri ricordano che ogni anno guadagnato senza smartphone rappresenta un investimento sulla salute mentale ed emotiva. Lo smartphone non è solo uno strumento di comunicazione, ma anche una porta verso social media, giochi online e contenuti non sempre adatti. Ritardarne l’introduzione significa proteggere i bambini da pressioni e rischi che non sono ancora pronti ad affrontare.

3. Ritardare il più possibile l’uso dei social media

La terza raccomandazione digitale riguarda i social network. Anche se la legge consente l’accesso dai 13 anni, i pediatri invitano a ritardare ulteriormente l’ingresso dei ragazzi in queste piattaforme. I social media possono amplificare fenomeni come la comparazione sociale, il “Fear of Missing Out” e il cyberbullismo. Gli adolescenti, soprattutto le ragazze, risultano più vulnerabili agli effetti negativi di queste dinamiche. Ritardare l’uso dei social significa concedere più tempo per sviluppare un’identità stabile e una maggiore resilienza emotiva, riducendo il rischio di ansia e depressione.

4. Evitare l’uso dei dispositivi durante i pasti e prima di dormire

La quarta raccomandazione digitale si concentra sui momenti quotidiani più delicati: i pasti e il sonno. L’uso di smartphone e tablet a tavola riduce la comunicazione familiare e ostacola la costruzione di relazioni autentiche. Prima di dormire, invece, la luce blu degli schermi interferisce con la produzione di melatonina, riducendo la qualità e la durata del sonno. Gli studi dimostrano che ogni ora aggiuntiva di schermi può ridurre il sonno di circa 15 minuti nei bambini tra i 3 e i 5 anni. Stabilire regole chiare su questi momenti è essenziale per favorire benessere e crescita equilibrata.

5. Incentivare attività all’aperto, sport, lettura e gioco creativo

La quinta raccomandazione digitale invita a bilanciare il tempo trascorso davanti agli schermi con attività sane e stimolanti. Sport, gioco creativo e lettura non solo favoriscono lo sviluppo cognitivo e motorio, ma rafforzano le relazioni sociali e la capacità di problem solving. L’attività fisica riduce il rischio di obesità e ipertensione, mentre la lettura stimola il linguaggio e l’immaginazione. I pediatri sottolineano che il digitale non deve sostituire queste esperienze, ma eventualmente integrarle in modo equilibrato.

6. Supervisione, dialogo e strumenti di controllo costanti

La sesta raccomandazione digitale riguarda la continuità della supervisione. Non basta stabilire regole: è necessario accompagnare i figli in tutte le fasi della crescita, adattando strumenti e dialogo alle diverse età. La supervisione deve essere attiva e partecipata, non basata solo su controlli tecnici. Parlare con i bambini dei rischi e delle opportunità del digitale li aiuta a sviluppare senso critico e responsabilità. I pediatri ricordano che il dialogo è la chiave per trasformare il digitale da minaccia a risorsa.

I rischi di un uso precoce e intensivo 

Le evidenze scientifiche mostrano rischi concreti e misurabili. L’esposizione precoce agli schermi può raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio nei bambini sotto i 2 anni. Ogni ora aggiuntiva riduce il sonno di circa 15 minuti nei piccoli tra i 3 e i 5 anni. Oltre 50 minuti al giorno di schermi si associano a ipertensione pediatrica e, già tra i 3 e i 6 anni, a sovrappeso. Negli adolescenti, più di due ore al giorno aumentano del 67% il rischio di obesità. A ciò si aggiungono ansia, depressione, calo dell’autostima, dipendenze digitali, problemi visivi e cyberbullismo. È un quadro che richiede attenzione immediata da parte di famiglie, scuole e istituzioni.

Il dibattito è acceso: tra raccomandazioni digitali e allarmismi

Il confronto aperto dal post di Alberto Pellai ha messo in evidenza una tensione che attraversa oggi il dibattito sulle raccomandazioni digitali: da un lato la necessità di prudenza e regole chiare, dall’altro il rischio di trasformare la prudenza in allarmismo. Pellai ha ripreso i dati della Società Italiana di Pediatria sottolineando gli effetti negativi del digitale, ma la sua narrazione è stata criticata da diversi esperti per aver confuso correlazione e causalità. La ricerca scientifica, infatti, mostra che non è lo schermo in sé a “provocare” ansia, solitudine o ritardi cognitivi, bensì il contesto in cui lo schermo viene usato: assenza di adulti, routine disorganizzate, mancanza di dialogo e di relazioni significative. In questo senso, il dibattito non riguarda soltanto i bambini e i loro dispositivi, ma soprattutto gli adulti e la loro capacità di esserci. Le raccomandazioni digitali dei pediatri restano fondamentali, ma vanno lette dentro una cornice educativa più ampia, che restituisca agli adulti la responsabilità di accompagnare, guidare e proteggere i figli nel loro percorso di crescita.

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