Educare alla sobrietà: il valore delle esperienze

da | 22 Mag, 2022 | Lifestyle, Salute e Benessere

Cosa ci fa stare davvero bene? I bambini hanno bisogno di maggiore sobrietà? Ne parliamo con le psicologhe dello studio Completamenti

Cosa ci rende felici? E quale stile educativo renderà i nostri figli più sereni e resilienti sul lungo periodo? Il benessere psicologico (dei piccini così come dei grandi) merita una riflessione articolata. La facciamo insieme alle psicologhe Loredana Fuggetta, Laura Recrosio e Stefania Rivoira dello studio Completamenti.

La piramide di Maslow

Nel 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow ordinò i diversi bisogni umani in una piramide, identificando i bisogni fondamentali che devono essere soddisfatti prima che emergano quelli superiori. Alla base della piramide, secondo Maslow, ci sono quattro bisogni: sicurezza e protezione, socialità, autostima e rispetto e infine autorealizzazione. 

“La pandemia e la guerra hanno messo alla prova la nostra serenità – spiegano le psicologhe dello studio Completamenti -. La mancata soddisfazione dei bisogni psicologici essenziali ha avuto ricadute sul benessere di tutti noi, a ogni età. Ci siamo resi conto, tutti quanti, di come sia stato penalizzante non poter vivere alcune esperienze che davano valore alla nostra vita, e quanto ci sono mancate! Possono essere esperienze culturali, per esempio visitare una città o un museo, oppure esperienze relazionali, come passare del tempo piacevole insieme ad altre persone, o ancora fare del movimento all’aria aperta”.

Il circolo vizioso del senso di vuoto

Non sempre la soddisfazione di un desiderio ci fa stare bene. Anzi. Immaginiamo di aver regalato ai bambini uno zaino con i supereroi oppure di aver ceduto di fronte alla richiesta dell’ennesimo gioco nuovo.

“Quando i genitori soddisfano un desiderio così, nel bambino inizialmente si genera un senso di appagamento, ma è passeggero. Dopo la soddisfazione si crea un senso di vuoto che si colma acquistando un nuovo oggetto, in un circolo vizioso che non ha mai fine. Non è banale sottrarsi a questa dinamica, perché non è facile resistere alle pressioni, nemmeno per noi adulti. Siamo tutti bombardati da stimoli fittizi e illusori”. 

Ricordi che nutrono

Perché il possesso di un oggetto non dà un appagamento vero? Il motivo è che non corrisponde a un bisogno davvero nostro, è qualcosa che viene dall’esterno. “Procurando l’oggetto ci illudiamo di colmare il senso di vuoto, ma ci rendiamo conto che non è così.

Lo stesso vale per i bambini, che spesso posseggono troppi oggetti. L’appagamento ripetuto di questi desideri, uno dopo l’altro, impedisce loro di sviluppare un senso di mancanza, di attesa, di desiderio vero. Tutto questo genera confusione. I bambini finiscono per non sapere cosa vogliono davvero. Alla lunga fanno fatica a sognare, a proiettare i desideri nel futuro”. 

Invertire la rotta

Ma noi genitori cosa possiamo fare, concretamente, per scoprire e soddisfare i bisogni veri? “Puntare sulle esperienze: regalano un nutrimento che dura a lungo perché risponde ai bisogni psicologici fondamentali. I benefici si prolungano nel tempo, perché una bella esperienza genera un ricordo positivo a cui potremo attingere nei momenti difficili, come un carburante di riserva”. 

Per coltivare i bisogni psicologici essenziali è necessario pensare alle cose che ci fanno davvero stare bene. “Rispetto alle pressioni e illusioni diffuse, bisogna muoversi controcorrente, utilizzando le nostre risorse. I genitori, in particolare, hanno il timore che i figli si trovino in una condizione diversa dagli altri. Ma si può fare!”. 

Qualche suggerimento pratico? “Cercare di rallentare i ritmi, attraverso una migliore organizzazione del tempo. Organizzare esperienze condivise. Fare qualcosa di bello insieme, anche piccole cose come una crostata, una passeggiata per esplorare un posto nuovo, un gioco intorno a un tavolo. Sono tutti modi di soddisfare il bisogno primario di autorealizzazione. E se soddisfiamo questo bisogno all’interno di una relazione è ancora più bello, dà ancora più soddisfazione”.

Autonomia e fatica

Le migliori esperienze positive sono quelle fatte in autonomia, spiegano le psicologhe di Completamenti. “Mamme e papà devono concedere libertà ai figli perché possano provare a fare le cose da soli. Lasciamo anche degli spazi e dei tempi vuoti. Quando i bambini riusciranno a fare qualcosa che temevano di non saper fare ne saranno fieri. Il ricordo del successo sarà un serbatoio di positività per il futuro, efficace come un doudou nel trasmettere positività e coraggio.

Un discorso analogo vale per la fatica: non possiamo illuderci (e illuderli) che sia possibile eliminare la fatica dalle nostre vite. Valorizziamo l’impegno più del risultato. Perché, ricollegandoci al discorso delle esperienze, quello che conta davvero per il nostro benessere è il percorso, la creazione condivisa.

La creazione, in particolare, come esperienza di generare qualcosa dal nulla procura grandissima soddisfazione perché legata al nostro istinto primario di procreare. Insomma, condividiamo momenti di creazione, coltiviamo esperienze che ci fanno stare bene e proviamo a cambiare il mondo iniziando da noi”.

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