Le bambole inclusive: il gioco è bello solo se vario

da | 29 Apr, 2019 | Lifestyle, News

Il gioco è un momento di apprendimento e di comprensione del mondo e contribuisce ad una migliore comprensione e accettazione di tutte le diversità e sfumature. Per questo è bello solo se vario.

La campagna toylikeme

Si chiama toylikeme la campagna nata da un gruppo di genitori per sensibilizzare il mercato dei produttori di giocattoli nella creazione di bambole in cui i bambini diversamente abili potessero riconoscersi. E grazie ai quali tutti i bambini potessero prendere confidenza con le disabilità. L’idea è che si esca dall’idea stereotipata che la disabilità (anzi diff:ability in inglese) tocchi solo le persone malate e anziane, ma che sia finalmente considerata una nuova e diversa forma di bellezza. Ed è necessario farlo anche partendo dal gioco. Grazie a questa campagna iniziano a comparire sugli scaffali omini Lego su sedie a rotelle, Barbie con la protesi o grandi occhiali da vista, bambole con l’amplificatore per l’udito. Perché il gioco allarga la mente.

La Barbie in sedia a rotelle e con protesi

È forse l’ultima novità uscita in commercio: la Barbie, da sempre icona di perfezione e bellezza nella declinazione più scontata, arriva su sedia a rotelle e con protesi alla gamba. Così Mattel rilancia la linea Fashionista, nata per promuovere una nuova bellezza, diversa e non tradizionale. La Barbie, già in vendita sul web, ha un corpo snodabile che le permette di sedersi sulla carrozzina. Nella confezione è inclusa la sua sedia a rotelle e una speciale rampa con cui completare la casa della bambola, che così diventa davvero accessibile per tutti.

Le bambole con Sindrome di Down

3bscientific produce modellini scientifici anatomici ma anche bambole per lo studio. Le sue bambole si distinguono per le perfette dimensioni e proporzioni e per il dettaglio. Esistono le bambole di origini europee, quelle dai tratti tipici dei neonati giapponesi, poi ci sono quelle con Sindrome di Down. Sono state create affinché i bambini con Trisomia 21 possano identificarsi ed accettarsi meglio. La bambola è disponibile con bocca aperta o chiusa (voluto perché così i bambini apprendono a tenere la lingua dentro la bocca). Ovviamente è uno splendido giocattolo didattico anche per bambini non diversamente abili. Questa bambola viene usata con particolare successo negli ospedali e negli ambulatori pediatrici, nelle associazioni che lavorano sulle disabilità e nelle scuole.

Baby Down, dalla Spagna

È di qualche anno fa la bambola Baby Down, arrivata in Italia dall’azienda spagnola Super Juguete. La bambola con gli occhi allungati, le dita dei piedi leggermente separate e la lingua appena all’infuori è stata fortemente voluta da tre associazioni italiane che da anni lavorano per abbattere, anche attraverso il gioco, i pregiudizi legati a questa condizione genetica e, più in generale, alla diversità. Sono la Cooperativa Il Martin Pescatore, l’Associazione retinite pigmentosa Emilia Romagna e il Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia, con sede a Bologna. La bambola sensibilizza e insegna: è venduta con un libretto che elenca tutti i problemi a cui vanno incontro i bambini affetti da questa sindrome e le principali difficoltà che affrontano nella crescita, integrazione inclusa. Unica pecca? Il nome, già prontamente criticato.

La mamma che fa le bambole come i bambini

Amy Jandrisevits è una mamma che ha avuto un’idea gentile e geniale. Se le bambole in commercio sono tutte uguali,  lei ha lanciato A Doll Like Me, la bambola fatta esattamente come il bambino o la bambina a cui è destinata. Tutte le bambole sono uniche, diverse e perfette così come sono. Prima di diventare mamma, Amy era assistente sociale nell’unità ospedaliera di oncologia pediatrica, convinta che “ogni bambino, indipendentemente da sesso, etnia, età, problema medico o tipo di corpo, dovrebbe avere una bambola che gli somiglia”. Molti dei bambini con cui lavorava non avevano capelli e non si riconoscevano nelle bambole che avevano. Da qui l’idea e dall’idea oltre trecento bambole cucite. Le bambole di pezza costano circa 100 euro, ma se qualche famiglia ha difficoltà a pagarle, lei trova comunque un modo per produrla, per esempio grazie alla campagna di crowdfunding che nel tempo ha lanciato.

Ancora bambole e pupazzi: senza capelli e con amplifon

Anche la Disney ha ripensato i suoi classici e oggi Trilly, Peter Pan e Jasmine hanno l’amplificatore che l’udito. Littlemoo invece vende bellissime bamboline in miniatura, curate nei minimi dettagli: rock, punkie, senza capelli, con macchie sulla pelle.

   

Lego e Playmobil

Anche Lego e Playmobil hanno lanciato omini diversamente abili per abitare i mondi di mattoncini da costruire e ricostruire, da inventare e far vivere. Sono omini in carrozzina o ipovedenti accompagnati da cani al guinzaglio e bastone. Freschissimo il progetto lanciato da Lego proprio a favore dei non vedenti. Si tratta dell’iniziativa Braille con i Lego: un kit di 250 mattoncini pensato in collaborazione con organizzazioni provenienti da Norvegia, Danimarca, Brasile e Regno Unito. Ogni mattoncino riporta sulla sua superficie pallini che nell’alfabeto Braille rappresentano una lettera, un numero o un simbolo e possono essere impilati e attaccati l’uno all’altro come un normale Lego, rendendo l’apprendimento delle parole un processo tattile e divertente. Il kit è ancora in fase di sperimentazione nelle lingue portoghese, inglese, danese e norvegese, con kit in francese e tedesco da sviluppare entro la fine dell’anno, e i primi set in vendita nel 2020.

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