Imparare a camminare

da | 13 Mag, 2021 | Lifestyle

Sviluppo motorio e primi passi: imparare a camminare è una grande conquista in termini di autonomia 

I primi passi sono il momento più immortalato della vita del bambino: una fase emozionante e importantissima. Spesso però, i genitori sono assaliti da dubbi. Ancora non cammina, mi devo preoccupare? Il suo sviluppo sarà normale? Dovremmo forse stimolarlo di più e aiutarlo? In realtà ogni bambino ha i suoi tempi e un proprio percorso evolutivo. Ne parliamo con Claudia Beccati, psicomotricista.

Tutte le tappe sono importanti

Gli esperti sono d’accordo su una linea comune: non bisogna stimolare il movimento prima del tempo e soprattutto non bisogna saltare le tappe. 

“La prima posizione alla quale prestare attenzione è quella seduta – consiglia la psicomotricista Claudia Beccati -. Molti genitori tendono a mettere il bambino seduto prima che sia in grado di sostenersi da solo con la schiena, aiutandosi con cuscini. Si tratta di un tentativo di accelerazione che non aiuta il bimbo nel processo di sviluppo fisiologico. Se la schiena, e quindi la muscolatura, non sono pronte, è preferibile lasciare il bimbo il più possibile nella posizione sdraiata.

Imparerà da solo a girarsi sulla pancia, a puntare i gomiti e le ginocchia, per poi acquisire una posizione seduta stabile. Gli esperti consigliano di appoggiare i bambini, sin da piccolissimi, su superfici dure, evitando letti o trapunte dove gomiti e piedini sprofondano”.

Se il pavimento è troppo duro o freddo, il bambino può essere adagiato su un tappetino da gioco o da yoga, in schiuma atossica o materiale simile. La superficie dura facilita i movimenti e permette di fare leva su una base solida e di sviluppare così i primi muscoletti.

Non puntare i piedini

Che il girello non vada più di moda lo sanno tutti. Anzi, è proprio sconsigliato. “Non si tratta solo di una questione di sicurezza, perché il bimbo può sbattere o ribaltarsi – continua Claudia Beccati -. È sconsigliato perché porta il bambino a tenere una posizione eretta in modo artificioso e in anticipo rispetto ai tempi fisiologici, prima che la muscolatura sia sufficientemente sviluppata. Inoltre sul girello ci si sposta con le punte dei piedi, senza sviluppare adeguatamente una delle competenze più importanti per poter camminare: l’equilibrio”. 

Quasi più nessuno usa il girello, ma è abitudine diffusa aiutare il bambino a camminare troppo precocemente. “Tenere i piccoli sospesi e provare a farli camminare quando puntano solo i piedini per terra non è consigliabile. Meglio lasciarli a giocare a terra e attendere che siano loro ad alzarsi da soli, magari tirandosi su con l’aiuto di una sedia o un altro appiglio che dà sicurezza quando l’equilibrio è ancora precario”. 

Comodità prima di tutto 

Non tutti i vestiti sono giusti per dei piccoli che si alzano e rialzano da terra. “Mi capita di vedere tanti bimbi indossare capi poco adatti ai primi movimenti: salopette rigide, gonne, jeans o vestiti scomodi.

Chi è alle prese con i primi passi deve già fare i conti con un pannolino ingombrante, quindi il resto del corpo deve essere il più possibile libero. Non esageriamo con gli strati se i bambini stanno al chiuso e in generale scegliamo vestiti che non impediscano i movimenti.

Anche i piedini devono sentirsi comodi ma stabili: meglio scalzi o al massimo con le calze antiscivolo. Per l’esterno sono adatte scarpine comode, accollate e ben aderenti ai piedi”.

Braccia in su, braccia in giù

E ora passiamo all’errore che fanno tutti, ma proprio tutti, i genitori: il bambino non cammina ancora da solo, è felice di fare qualche passo e il genitore lo fa camminare trionfante tenendolo per le braccia. Tutti felici e via con le foto, ma è giusto?

“È un comportamento comune che bisognerebbe limitare il più possibile. Il bambino può perdere l’equilibrio e, nei casi peggiori, rischiare lussazioni o stiramenti di tendini. Per fortuna accade raramente. Il problema principale però è un altro. Le braccia hanno la funzione del bilanciere e sono fondamentali per imparare a tenere il giusto equilibrio. Dovrebbero rimanere giù.

L’abitudine a camminare sostenuto dall’adulto può portare il bambino ad assumere una posizione sbagliata, spostando il baricentro e rischiando addirittura di ritardare il processo naturale. Se siamo per la strada e vuole fare due passi non c’è problema, ma deve trattarsi di un episodio sporadico e non di un’abitudine”.

Un traguardo importante

Imparare a camminare non è solo un traguardo fisico, lo è anche dal punto di vista psicologico. Sentirsi al sicuro è importante, ma attenzione alla dipendenza psicologica dagli adulti. 

“Se il bambino cammina solo con l’aiuto dell’adulto sarà contento nell’immediato, ma vorrà essere accompagnato ogni volta per mano nel punto da raggiungere, perché si convincerà di non potercela fare e chiederà ogni volta il supporto dei genitori. Inoltre tarderà a camminare autonomamente.

In questa fase di crescita i processi sono interdipendenti: prendere coscienza della propria identità e della propria volontà di movimento è un passo importante, da acquisire in libertà e sicurezza ma in autonomia, secondo i propri tempi e il proprio temperamento.”

Ritardi motori: quando allarmarsi?

Esistono delle finestre d’età, considerate però flessibili, all’interno della quale il bambino impara a muoversi in autonomia e camminare: solitamente questo accade tra i 12 e i 18 mesi. 

“Se dopo i 20 mesi non si nota l’intenzione di camminare o il bambino ha difficoltà a tenersi in piedi, allora è meglio rivolgersi al pediatra che valuterà una visita specialistica” suggerisce Claudia Beccati.

Anche la mancanza di coordinazione e di fluidità nei movimenti può destare preoccupazione, soprattutto quando non si nota un’evoluzione nel tempo: anche in questi casi è bene rivolgersi al pediatra o a uno specialista. Non sempre si tratta di problemi seri e sono parecchi i ritardi recuperabili grazie al supporto dello psicomotricista o di altri specialisti. 

A volte questo genere di ritardi è causato da un ambiente poco stimolante o da genitori troppo protettivi e apprensivi o, al contrario, troppo esigenti. 

Spesso basta allestire uno spazio in sicurezza e organizzare alcuni incontri di osservazione con una psicomotricista per trovare i giusti consigli e risolvere il problema.”

psicomotricità

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