La salute sta nella pancia

da | 7 Dic, 2013 | Lifestyle

Si dice: intestino secondo cervello, ma cosa significa in realtà? Pensiamo sia un semplice tubo, con qualcosa che entra e qualcosa che esce, e invece no. L’intestino è un sistema straordinariamente complesso che pensa, agisce, comunica, soffre, gioisce e influenza il nostro benessere molto più di quello che crediamo. Ne parliamo con il dottor Giuseppe Ventriglia, medico di famiglia e responsabile nazionale dell’area formazione e del progetto fitoterapia della SIMG (Società Italiana Medicina Generale). “Il primo a dimostrare la complessità dell’intestino è stato uno studioso americano, esperto di anatomia e biologia cellulare, Michael D. Gershon. Dai suoi studi risultavano forti analogie strutturali fra il cervello e l’intestino, per esempio nella produzione di serotonina, il neurotrasmettitore che regola umore, sonno, temperatura corporea, sessualità e appetito. Tradizionalmente associamo la serotonina al cervello, ma si è scoperto che il 95% della sua produzione avviene nelle pareti intestinali. Oggi sappiamo che queste pareti sono attivissime: non solo contengono i microvilli che assorbono acqua e sostanze nutritive, ma producono neuromediatori (ne sono stati isolati oltre 40) e contengono alcune centinaia di milioni di neuroni, cioè cellule nervose altamente specializzate che captano segnali e forniscono risposte e stimoli”.
L’intestino è dunque un potente apparato nervoso?
“Ha relazioni molto strette anche col primo cervello – continua il dottor Ventriglia – cioè quello che abbiamo in testa. Il 90% delle fibre del nervo vago, il nervo principale del canale alimentare, portano informazioni dalla pancia al cervello, ma non l’incontrario. Quindi il cervello riceve una montagna di informazioni dall’intestino e per di più le riceve in posti chiave, come per esempio l’amigdala, l’ipotalamo o la corteccia orbito-frontale che è la sede delle decisioni”.
All’interno dell’intestino ci sono centinaia di miliardi di batteri. Che rapporto hanno col nostro benessere?
“Messi su una bilancia questi batteri “pesano” 1-2 chilogrammi. Non solo sono tantissimi (circa centomila miliardi), ma sono anche in enorme varietà, si pensa tra le 4.000 e forse addirittura 36.000 specie diverse. I batteri controllano molte funzioni superiori, per esempio la capacità di assorbire calorie, così come influiscono sulla memoria, sull’apprendimento, sull’umore. Se pensiamo all’intestino come a un sistema complesso, che interagisce con tutte le funzioni superiori dell’organismo e contiene miliardi di batteri di migliaia di specie (che vuol dire un immenso patrimonio genetico e quindi una grande potenzialità di azioni differenti), diventa evidente la sua importanza nel condizionare il nostro benessere”.
Quello che mangiamo influenza l’intestino, dunque è vero che siamo quel che mangiamo?
“Siamo quel che il nostro intestino ci condiziona a essere. Se mangiamo male e abbiamo un contenuto di batteri intestinali sbilanciato, viviamo male e il nostro organismo, perfino il nostro equilibrio psicologico, si alterano. Mangiare bene fa stare in miglior equilibrio con noi stessi”.

Cosa significa mangiare bene?
“Assumere cibi che apportino i nutrienti di cui l’organismo ha bisogno, ma anche sostanze che nutrano i batteri intestinali in modo che proliferino adeguatamente. Sostanze ricche di fibre soprattutto, come i legumi, sostanze antiossidanti, come la frutta e la verdura fresca. Vitamine. Poca carne. In questo modo proteggiamo i nostri batteri. Pensiamo all’intestino del bambino, che nasce sterile. Dopo la nascita, a mano a mano che comincia il nutrimento, il colon si popola con le diverse specie batteriche, fino a for- mare un ecosistema in cui esiste un perfetto equilibrio tra specie buone e cattive. Se le specie buone sono tenute in buona salute, non abbiamo timore che le cattive prendano il sopravvento”.
Qualche esempio di come si altera l’ecosistema batterico?
“Antibiotici. Autosomministrarsi sostanze che alterano la flora intestinale è pericoloso: non abusiamone. L’antibiotico è una medicina meravigliosa che può salvare la vita, ma va usata solo ed esclusivamente quando serve, altrimenti fa danni. Oppure le purghe: chi ha problemi di stipsi e assume sostanze per liberare l’intestino, forza l’uscita di miliardi di batteri, col rischio di creare scompensi e squilibri nella composizione del microbiota intestinale”.
La stipsi è un problema che riguarda molti bambini.
“Pensiamoci con attenzione prima di usare le purghe, in particolar modo nei bambini. Quasi sempre è sufficiente, oltre a un’alimentazione ricca di fibre, un piccolo stimolo rettale, con i microclismi più nuovi che non contengono glicerina irritante per la mucosa, e il miele, che dall’antichità è usato come stimolante della defecazione”.
E gli integratori, per esempio i probiotici?
“Prima di tutto bisogna curare l’alimentazione perché i batteri traggano dal cibo le sostanze necessarie per la vita. Se la flora batterica è alterata esistono sistemi per riequilibrarla. Invece di assumere i probiotici, cioè inserire ceppi batterici buoni ma estranei nel nostro corpo, possiamo prediligere gli eubiotici, sostanze nutritive che aiutano a proliferare i nostri propri batteri intestinali”.

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