Nessuno è al sicuro a scuola. E io i figli me li tengo a casa

da | 11 Gen, 2021 | Lifestyle

La scuola non è sicura, almeno agli occhi di molte famiglie che decidono di tenere i figli a casa. È un loro diritto, ma c’è un prezzo da pagare

La scuola non è sicura. È incerta. A volte con lezioni da casa, in classe sempre con la mascherina, il distanziamento, gli scaglionamenti, poca condivisione. Nonostante le rassicurazioni dei tecnici del Governo, la scuola agli occhi di molte famiglie non è un luogo sicuro. E sono sempre di più quelle che scelgono di tenere i figli a casa, cercando alternative per la didattica e la socialità. È un diritto insindacabile: le alternative come le scuole parentali e l’homeschooling sono riconosciute e piuttosto diffuse. Ma c’è un prezzo da pagare.

La materna non è un obbligo

“Io devo fare affidamento sui nonni. Trovo positivo che non esistano (o quasi) restrizioni sanitarie per la scuola dell’infanzia, ma sono estremamente perplessa di quello che potrebbero portare in casa e che possono trasmettere ai nonni. Ho visto bambini, mio figlio incluso, giocare appiccicati, passare giornate in cortile anche con il freddo e ovviamente raffreddarsi. Purtroppo anche un semplice raffreddore in questo momento innesca dubbi, tamponi, isolamenti dalle persone più sensibili. Per me è tutto complicato e forse i disagi sono maggiori dei benefici”. La scuola dell’infanzia non è obbligatoria, quindi non esiste alcun problema se si decide di ritirare il proprio figlio dalla materna. Si perde il posto, ma senza altre conseguenze.

Le elementari: genitori diventati insegnanti

La DAD è stata una doccia fredda per tanti genitori. I problemi sono stati infiniti, soprattutto coi più piccoli. La scuola italiana non era pronta; madri e padri si sono trovati a dover lavorare a casa con tutti i dispositivi occupati dai figli a lezione, mentre altre famiglie quei dispositivi non li avevano neanche. Poi i problemi di rete e la grande, grandissima nostalgia di una scuola in presenza. “Per noi la DAD è stata a tratti sconvolgente. Troppo impegnativa, troppo richiedente anche noi genitori a disposizione per arginare le mancanze di una lezione a distanza. A quel punto tanto valeva far da soli

C’è chi invece non sopporta le restrizioni, che peraltro non evitano del tutto contagi e virus. “La mascherina per tutte le ore a scuola non la abbiamo mai digerita e abbiamo deciso di tenere i nostri due figli a casa e di seguire il programma della scuola, ma da casa. La dirigente ha compreso la nostra scelta ed è stata collaborativa”. Il programma è lo stesso, c’è bisogno di investire molto tempo nella preparazione e nel pensare a metodi di didattica alternativa, ma può essere una occasione per tutta la famiglia. In sicurezza.

La scuola non è sicura: il peso della socialità persa

C’è un aspetto che rende questa scelta difficile. A parte i problemi logistici che nascono dal tenere un bambino tutto il giorno a casa (inclusi problemi di intrattenerlo in modo intelligente e costruttivo, del dover pensare alla merendina, al pranzo, alla merenda  e alla cena, del mettersi nei panni degli insegnanti) a parte tutto questo, dicevamo, c’è la socialità e lo scambio con i coetanei, di cui i bambini si nutrono.

Tenere a casa i bambini fino ai tre anni è consentito, non esiste alcun obbligo scolastico, ma davvero i piccoli non perdono nulla? Fare homeschooling ha portato grandi risultati e chi pratica questa modalità didattica la difende con entusiasmo. Ma davvero la paura del contatto e del contagio ha più valore e peso del gioco con altri bambini, soprattutto in un momento in cui non esistono grandi occasioni di incontro?

E’ il momento di pensare all’homeschooling proprio oggi che i teatri sono chiusi, gli sport sospesi e i giardinetti a tratti blindati? “Non lo farei mai”, dice una mamma in chat, “mio figlio ha un bisogno vitale di vedere altri bambini e di relazionarsi con loro. Mi sento sicura della scuola ed è comunque un rischio che vale la pena correre”. Tuttavia il piatto della bilancia non sempre pende dalla parte della collettività e della presenza. “Mi rendo conto di quello che perde – dice un altro genitore – ma mi rassicura pensare che sia una situazione momentanea e che presto recupererà e tornerà a inserirsi nella collettività”. Voi cosa ne pensate?

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