Vero nel senso che racconta la verità, finalmente, senza solo troppi fronzoli di amore-cuore-sole. “Genitori felici” di Laetitia Bourget e Emmanuelle Houdart (Logos edizioni) è un albo illustrato per adulti più che per bambini; da regalare ai genitori per i due anni del secondo figlio; da far trovare sotto il cuscino del proprio compagno dopo una litigata per l’ennesima sciocchezza e/o stanchezza, da tenere e sfogliare quando si ha davvero l’impressione di essere infinitamente stanche.
È un libro giusto, reale, acuto quanto serve e racconta di una coppia di amanti (nel senso passionale del termine e non di clandestinità) che diventa una coppia di genitori. Ogni disegno parla della loro “fatica” a vivere questa trasformazione che li travolge e a cui forse non erano così preparati.
Le illustrazioni di Houdart rendono perfettamente l’impegno, il coinvolgimento, i cambiamenti, il quotidiano dell’essere genitori e lo fanno senza diventare un lungo manuale di teorie e educazioni, ma mostrando in un disegno quello che semplicemente è.
I tratti non sono bambineschi, anzi, ogni scena ha riferimenti precisi e adulti, come le mele morse sotto il letto della passione, come le decorazioni di spermatozoi e i barattoli di semi fertili sul tavolo a simboleggiare il concepimento.
Con le nascite, gli sguardi dei due innamorati si fanno man mano più tesi, o più consapevoli e responsabili forse, più maturi: più genitori, appunto. Ci sono sguardi di dolore, di rabbia, di amarezza ma anche di complicità, tenerezza e amore.
È un libro che dice tutto, senza troppe parole. Nelle illustrazioni la principessa diventa una donna-sirena che con la gravidanza si trasforma fino a non riconoscersi più; c’è una principessa ormai mamma che si sente ferita da qualunque rimprovero il principe volga alla bambina; c’è una principessa stanca che con l’arrivo del secondo deve fare coccole sempre più lunghe e sempre più dolci. Poi c’è il principe che si sente escluso dalla principessa, completamente assorbita da quegli esserini; che cerca di contrastare la rivalità del figlio maschio; che deve costruire castelli di sabbia sempre più grandi e sempre più belli. E ci sono i figli cresciuti che si vergognano a presentare i genitori agli amici, che si chiudono in camera e che partono per seguire un sogno.
Così un genitore sfoglia l’albo (oggi in ristampa) e si sente parte di qualcosa che è normale, di un disegno condiviso. Sorride (forse), ricorda le prove di sonno interrotto e pannolini sporchi e immagina gli adolescenti in piena ribellione che li aspetta.
Arriva al lieto fine e sospira: “Come avranno fatto a restare uniti, malgrado tutte queste prove? Ci saranno voluti pozzi di saggezza e montagne d’amore”.
Mia madre, oltre gli stereotipi
La stessa illustratrice ha disegnato “Mia madre”, una donna fatta e completa, piena zeppa delle sue contraddizioni e dei suoi errori. La madre è un giardino in cui fiorisce l’amore ma dove non mancano cardi e piante selvatiche. Occorre fare attenzione e imparare l’arte del giardinaggio, perché qui ci si può rifugiare e godere della bellezza della natura, ma si rischia di pungersi e tagliarsi. Reale quanto il primo volume, anche questo albo vuole superare la poesia della figura materna sempre e solo accogliente e protettiva, amorevole e idealizzata come compare in quasi tutta la letteratura per l’infanzia. Qui la madre compare innanzitutto come donna, fatta di luci e ombre, di amore per i figli ma anche passioni proprie, aldilà degli stereotipi. È un giardino intero. E se parte? “Non temere (…) la strada che porta a te, non potrei mai dimenticarla”.