Il logopedista, quando serve, e la balbuzie

da | 30 Dic, 2016 | Lifestyle

Lo sviluppo del linguaggio è una fase delicata: se si presentano problemi, un aiuto può fare la differenza. Il logopedista, che cura le anomalie del linguaggio e l’articolazione della parola, è lo specialista a cui rivolgersi. “I bambini sviluppano le capacità comunicative sin dai primi mesi di vita – spiega Alessandro Croce, medico logopedista specializzato nell’età evolutiva -. Gradualmente e ciascuno con i suoi tempi, i bambini acquisiscono le diverse abilità percettive, fonatorie, linguistiche e pragmatiche. Le tappe principali sono riconoscibili, le prime parole per esempio compaiono intorno ai 12 – 13 mesi. Le frasi bi-termine (come ‘mamma pappa’) arrivano intorno ai 24 mesi. L’acquisizione delle principali strutture grammaticali dovrebbe realizzarsi tra i 2 e i 3 anni e migliorare entro i 5. Quando si presenta un ritardo significativo nello sviluppo di una di queste tappe, è consigliabile rivolgersi allo specialista per capire perché ed, eventualmente, come intervenire”.

Sono due i motivi per i quali viene richiesto più frequentemente l’intervento: i disturbi di linguaggio e quelli di apprendimento. “Fino a 6 anni si possono riscontrare difficoltà espressive e di comprensione, o anche tutte e due. L’intervento preventivo fa sì che queste difficoltà non sfocino in disturbi di apprendimento, come la dislessia, la discalculia e la disgrafia. Sono spesso gli insegnanti dell’asilo o della scuola elementare a segnalare la necessità di una valutazione logopedica”.

Quali sono i campanelli d’allarme? “Nel primo anno di vita la comunicazione non verbale è il canale che i bambini usano per relazionarsi. Osservando, si può capire se il bimbo percepisce i suoni, se interagisce con i primi vocalizzi, con i sorrisi o con gesti dal valore comunicativo. Le otiti ricorrenti sono da tenere sotto controllo perché provocano difficoltà uditive che riducono le capacità di ascolto”. Una situazione ricorrente tra i bambini riguarda la pronuncia di alcune lettere, per esempio la R. Si chiama rotacismo e non deve preoccupare i genitori: è risolvibile. Più significativo il sigmatismo, ovvero la difficoltà di pronuncia della S, come anche la C, la G e la Z. “Il sigmatismo può essere legato a problemi di deglutizione non matura, talvolta causati da cattive abitudini come l’utilizzo prolungato del ciuccio o del biberon. L’intervento riabilitativo è consigliato tra i 7 e gli 8 anni, quando i bambini hanno un tempo di concentrazione maggiore e riescono a fare gli esercizi richiesti”.

Il logopedista si occupa anche dei disturbi specifici di apprendimento, i famosi DSA, che riguardano le difficoltà di scrittura, lettura e calcolo. Collaborando insieme a psicologi, neuropsichiatri infantili e neuropsicomotricisti, la sua presenza è di supporto al bambino per rafforzare lo sviluppo cognitivo. La valutazione sanitaria di equipe permette di certificare il disturbo di apprendimento: è necessario per la scuola, quando si vuole far riconoscere all’alunno un piano didattico personalizzato con misure dispensative e strumenti compensativi per un apprendimento più sereno e meno difficoltoso.

[Sara Leo]

Cos’è la balbuzie

La balbuzie è un disturbo che colpisce circa l’1% della popolazione e su cui gravano molte convinzioni errate e pregiudizi. Si credeva, per esempio, che potesse nascere da un evento traumatico come un grande spavento. Oggi sappiamo che non è così: gli aspetti psicologici sono considerati fattori aggravanti, ma la balbuzie ha una base genetica ed ereditaria. Ugualmente, chi balbetta non ha un deficit di intelligenza: il disturbo riguarda esclusivamente la produzione verbale. Se è un bimbo a essere colpito dal disturbo, la prima cosa da fare è cercare il consiglio e la guida di uno specialista esperto nei problemi del linguaggio, quindi reagire in modo aperto, paziente e positivo. A molti genitori è stato detto di non dare importanza alla balbuzie, per paura che questo la accentui. Oggi sappiamo che non è così: parlare della balbuzie non fa balbettare di più, anzi, può persino aiutare. E non bisogna sentirsi in colpa: non sono mamma e papà (o i fratellini) a causare la balbuzie.

Due buone regole

Per aiutare il bambino balbuziente, ci sono due buoni consigli da seguire. Il primo è: “ascoltare il messaggio che il bambino sta cercando di comunicare, non il suo balbettare”. La maniera migliore di ascoltare è restare sereni e impassibili e non completare le frasi, non aggiungere parole, non dare consigli banali come “rilassati” o “respira”. Una sana comunicazione si sviluppa se il bambino percepisce che ciò che sta dicendo è più importante di “come” lo sta dicendo. Il secondo consiglio è: ridurre lo stress. Quando il bambino sviluppa migliori capacità di parola, si trova automaticamente di fronte a maggiori richieste. È meglio diminuire la pressione e azzerare la quantità di discorsi che non nascono spontanei. Bando alle frasi come “Racconta alla nonna cosa hai fatto oggi”. Se il bimbo vuole parlare, come chiunque di noi, lo farà quando ha qualcosa da dire.

[Isa Di Re]

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