La genitorialità dei diritti: il congedo parentale, a che punto siamo sulla paternità e come funziona negli altri paesi europei
La visione “romantica” del diventare genitori oggi si scontra con un’altra decisamente più dibattuta: la genitorialità dei diritti, ovvero quelli che una società civile promette (e spesso non mantiene).
Anni di lotte sindacali hanno portato al riconoscimento di una serie di diritti a favore delle lavoratrici che diventano mamme per evitare la loro uscita dal mondo del lavoro e facilitare la conciliazione fra vita lavorativa e vita di mamma.
E negli ultimi anni, finalmente, anche nel nostro paese, si discute sempre di più di paternità, ovvero un congedo parentale più equo, accessibile e che permetta ai papà di essere maggiormente presenti nella vita dei loro figli.
Maternità e paternità
La maternità obbligatoria prevede ancora cinque mesi di astensione dal lavoro garantendo l’80% della contribuzione. Alla classica formula che prevede due mesi prima del parto e tre dopo, le donne preferiscono restare a casa un mese prima e quattro dopo la nascita.
Oggi, previa certificazione medica, è anche possibile utilizzare l’intero congedo dopo il parto e lavorare quindi fino alla data prevista.
In caso di complicanze durante la gravidanza o rischi per la salute di mamma e nascituro si può far richiesta di astensione anticipata.
Il congedo è previsto anche per le mamme adottive o che ricevono in affidamento un bambino (di età inferiore ai sei anni).
Per i papà, l’astensione dal lavoro prevista è ancora di soli dieci giorni, al 100% della retribuzione, in linea con il minimo stabilito dalla normativa europea, da utilizzare in un arco temporale che va dai due mesi precedenti ai cinque successivi al parto, anche in caso di morte perinatale.
I congedi parentali
Il congedo parentale non va confuso con i congedi di maternità e paternità, che sono obbligatori e non cedibili. Si tratta di un congedo che può essere richiesto dopo quello di maternità obbligatoria, fino ai 12 anni del bambino ed è frazionabile. Ciascun genitore ha diritto a un massimo di sei mesi, con un limite complessivo di dieci mesi per entrambi i genitori (che diventano undici mesi se il padre si astiene dal lavoro per almeno tre mesi). Sempre undici, sono i mesi garantiti ai genitori soli.
Per quanto riguarda la possibilità di svolgere il proprio lavoro da remoto, a partire da aprile 2024 questa possibilità non è più garantita per i genitori con figli under 14, come invece era stato stabilito dopo la pandemia di Covid19. Può essere ugualmente concesso dal datore di lavoro, ma con accordo scritto.
Shared parental leave in Europa
Nonostante la maggiore attenzione verso le necessità dei neogenitori rispetto ad altri paesi europei l’Italia resta ancora indietro, in particolare per quanto riguarda le misure a favore dei papà.
I paesi più generosi verso i padri che richiedono il congedo sono la Finlandia e la Spagna (con sedici settimane retribuite al 100%), seguite da Svezia, Austria e Portogallo, che ne garantisce nove. Seguono i 25 giorni della Francia e i 20 del Belgio.
In testa a tutti, in area europea, resta il modello del shared parental leave, adottato in Gran Bretagna: qui è possibile cedere in toto o in parte al padre il congedo obbligatorio al 100%, che altrove spetta soltanto alla madre. Una misura che permette ai genitori di scegliere, anche in base alla situazione lavorativa di ognuno, e che rappresenta un importante esempio da seguire verso la parità dei futuri genitori in ambito lavorativo.