I nove mesi che cambiano la vita

da | 14 Gen, 2015 | Lifestyle

Quando e in che modo ha origine la predisposizione di ciascuno di noi a determinate malattie? Da anni i ricercatori tentano di dare risposta a questo interrogativo, focalizzando l’attenzione sui nove mesi trascorsi nell’utero materno o sui primi mesi di vita, periodi delicatissimi che potrebbero avere ricadute sulla salute futura. La life-course epidemiology è quella branca dell’epidemiologia che studia gli effetti a lungo termine delle esposizioni (come il fumo materno, l’inquinamento atmosferico o le sostanze presenti negli ambienti domestici) che agiscono nel corso della vita.

Partecipare al progetto Ninfea
Studi come il progetto Ninfea, promosso dall’Unità di Epidemiologia dell’Università degli Studi e dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, cercano di identificare i fattori di rischio relativi a complicanze in gravidanza (come il diabete e l’ipertensione), a problemi del neonato (basso peso alla nascita e anomalie congenite) e ad alcuni dei più comuni problemi di salute dell’infanzia (obesità e asma). La ricerca, avviata nel 2005, conta in Italia oltre settemila partecipanti: future mamme che hanno compilato online alcuni semplici questionari in momenti precisi durante la gravidanza, i primi mesi e i primi anni di vita del bambino.

“L’innovativo metodo di reclutamento sul Web si è rivelato vincente – spiega Lorenzo Richiardi, professore associato di Statistica medica ed epidemiologia dell’Università degli Studi di Torino e coordinatore del progetto –. I costi sono contenuti e la partecipazione delle persone è facilitata. Il nostro obiettivo è arrivare a 7.500 adesioni e quindi invitiamo altre future mamme, interessate a partecipare allo studio, a registrarsi online. Partecipare è un gesto di grande responsabilità verso i propri figli e le future generazioni”.

I primi risultati
Il 28 ottobre 2014 si è tenuto a Torino un seminario intitolato “I nove mesi che ti cambiano la vita”. A organizzarlo un team di giovani ricercatori dell’Unità di Epidemiologia dell’Università con il supporto della Fondazione Fondo Ricerca e Talenti. Sono stati presentati alcuni risultati emersi dagli studi nazionali, in particolare quelli inerenti ai progetti NINFEA e Piccolipiù. È assodato che il fumo in gravidanza, l’ipertensione gestazionale e un basso indice di massa corporea (IMC) all’inizio della gravidanza si associno a un’aumentata velocità di crescita nei primi due anni di vita. È emerso che il consumo di pesce durante la gravidanza incide, anche se con un piccolo effetto, sul peso alla nascita e riduce il rischio di parto prematuro.

Ancora, il progetto Piccolipiù fornisce una fotografia dei nuovi nati: solo il 75% dei bambini dorme in posizione supina a un mese di vita (posizione protettiva per la morte improvvisa in culla) e il 29% delle mamme sta ancora allattando al seno a un anno di vita del bambino. “Siamo molto soddisfatti della riuscita dell’evento e della partecipazione delle famiglie” commenta Costanza Pizzi, ricercatrice dell’Università di Torino, impegnata da anni negli studi di coorte di nuovi nati. Luigi Gagliardi, del Dipartimento Materno Infantile di Viareggio, e Paolo Vineis, dell’Imperial College di Londra, sottolineano che l’approccio alla ricerca è cambiato negli ultimi anni: si pone più attenzione alle esposizioni ambientali e al complesso intreccio di fattori di rischio e fattori preventivi che, insieme, determinano il rischio di malattia nel corso della vita. Si parla quindi di esposizioni multiple, di epigenetica, di interazioni gene-ambiente. Per avere maggiori informazioni sul progetto Ninfea e per iscriversi allo studio basta collegarsi al sito www.progettoninfea.it.

[Alfonsa Sabatino]

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