Ottimismo e speranza nel nostro futuro!

da | 1 Gen, 2017 | Lifestyle

Aiutati che il ciel ti aiuta, oppure: finché c’è vita, c’è speranza. Tra motti e proverbi, la tradizione popolare solletica il ricorso al pensiero positivo e, complice la ricerca scientifica, arrivano studi che ne mostrano l’importanza per fronteggiare le avversità. Ottimismo e speranza si possono misurare e, se necessario, incrementare. Come? Ne parla con noi Sara Santilli, psicologa e PHD, assegnista di ricerca presso l’Università di Padova. “L’ottimismo è la propensione a pensare che accadranno eventi positivi, anche grazie al nostro impegno. La speranza, invece, riguarda il nostro agire per raggiungere ciò che desideriamo. Costituiscono entrambi il motore del senso di ‘potenza appresa’, la possibilità e la progettazione, il futuro e la vita. L’opposto è il senso d’impotenza appresa, la mancanza di progettualità e dunque di futuro. La persona ottimista, quando ottiene un successo, pensa che sia dovuto alle proprie azioni e al proprio impegno. E immagina che, ripetendo quel comportamento, probabilmente otterrà un nuovo successo. L’insuccesso è percepito come il frutto di uno scarso impegno oppure di una richiesta eccessiva, un obiettivo difficile da raggiungere”.

L’ottimista interpreta l’esperienza come una lezione per il futuro e ne trae un vantaggio. “Può succedere a tutti di non farcela – a ottenere un buon voto a scuola, a portare a termine una dieta rigida – anche agli ottimisti. Ma questi, avendo fiducia in sé e nell’efficacia delle proprie azioni, pensano che ognuno possa migliorare la propria situazione e che, come diceva Rossella O’Hara in Via col Vento, domani sia un altro giorno”.

Imparare l’ottimismo

Ottimismo e speranza sono un generatore di vantaggi: possederli migliora la qualità della vita, il benessere, le capacità di fronteggiare cambiamenti e di raggiungere i propri obiettivi. Aumentano ‘l’agency’ delle persone, ovvero l’energia che ciascuno di noi investe per raggiungere i suoi obiettivi, incrementando, in generale, la probabilità di riuscire in ciò che sta a cuore – continua Sara Santilli”. Quando sperimentiamo che il nostro impegno produce effetti positivi nella vita, stiamo meglio.

Martin Seligman, psicologo statunitense considerato il fondatore della psicologia positiva, oltre a fornire un test per misurare il proprio livello di ottimismo (lo si trova nel libro “Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero”) propone anche un modello per incrementarlo. Seligman spiega che la differenza sta nel nostro modo di “guardare”.

Come ci comportiamo quando ci troviamo di fronte a ostacoli? Che soluzioni cerchiamo per superarli? Cosa fare se il nostro approccio non è proprio ottimistico? C’è persino un metodo concreto per riconoscere i punti di vista e pensieri pessimistici. Si chiama ABC (ovvero Avversità – Credenze – Conseguenze) e aiuta ad allenare lo sguardo per incrementare il livello di ottimismo. Il primo passo consiste nell’individuare le nostre avversità, credenze e conseguenze. Nostro figlio non fa i compiti, nonostante i nostri ripetuti inviti? Ecco individuata l’avversità, il problema. I pensieri che facciamo al riguardo: “Non riesco a farmi ascoltare, non sono un buon genitore, altri riescono e io no” sono le credenze. L’abitudine trasforma le credenze in convinzioni. In ultimo le conseguenze: questo modo di pensare, come ci fa stare? Quali comportamenti seguono? Castighi e punizioni? Rabbia e litigi? Interminabili prediche? Il secondo passo consiste nel fare attenzione a come A, B e C agiscono nella vita quotidiana: una volta compreso, possiamo mettere in discussione convinzioni e pensieri pessimistici e trovare nuove soluzioni. Se, per esempio, invece di pensare che non sono un buon genitore, provassi a usare un’altra strategia per fare i compiti? O chiedessi consiglio a qualcuno di cui mi fido, scoprendo che anche altri hanno (o hanno avuto) le stesse difficoltà?

Imparare la speranza

Si può fare qualcosa anche se siamo poco speranzosi? Niles Spencer, docente alla Pennsylvania State University, suggerisce un esercizio semplice: identifichiamo qualcosa di cui siamo orgogliosi e ripensiamo a ciò che abbiamo fatto perché accadesse. Ci aiuterà a mettere in luce le abilità che possediamo. E a capire quanto siamo stati bravi. Abbiamo ottenuto una promozione? Proviamo a fare un elenco di tutto quel che abbiamo messo in campo per raggiungere il risultato, quali capacità abbiamo dimostrato di avere. Se siamo portati ad attribuire i nostri successi alla fortuna, potremmo rimanere stupiti accorgendoci di essere noi ad aver fatto la differenza! Un altro semplice ma efficace esercizio “incrementa-speranza” è quello di chiudere gli occhi e visualizzare, immaginare il nostro futuro. Il giorno del diploma o della laurea sembra non arrivare mai? Anticipare quel giorno con il pensiero sollecita l’anticipazione di uno stato d’animo, di un’emozione, della gioia negli occhi di mamma e papà e, in un circolo virtuoso, del momento in cui, finalmente, il premio promesso diventa realtà.

Un vantaggio per tutti

L’ottimismo, in età evolutiva e in adolescenza, è un indicatore di benessere: se è elevato, sono migliori la qualità della vita, la speranza, l’autostima e il successo scolastico. Ricerche hanno evidenziato che esiste una stretta relazione tra i livelli di ottimismo e speranza dei genitori e quelli dei figli. “Sono studi interessanti che rientrano nel filone del Positive Youth Development – dice Sara Santilli -. La buona notizia è che l’atteggiamento dei ragazzi verso il futuro non è influenzato solo dai genitori. Ci sono altre figure di riferimento, come gli allenatori, gli insegnanti, i parenti e gli amici, che possono insegnarlo concretamente”. La speranza, si dice, è un prestito fatto alla felicità.

Per approfondire

– Martin E. P. Seligman, Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero, Giunti Editore, 2013
– Paolo Meazzini, Ottimismo e felicità, Giunti Editore, 2007

Per i più giovani
Piano stairs – The funtheory.comgoo.gl/REzcwX

Per i più piccoli
Lucky Duck – Le avventure di un papero fortunato (cortometraggio) – goo.gl/vHH8l8

[Daniela Rosas]

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