Outdoor education: imparare nella natura 

da | 10 Nov, 2020 | Green, Lifestyle

E se la didattica si facesse all’aria aperta? Non solo a scuola, ma anche in famiglia e nel tempo libero, si diffonde la outdoor education 

Se è vero che dalle grandi crisi nascono grandi opportunità, rivalutare e privilegiare gli spazi aperti al posto di quelli chiusi è senza dubbio al top della classifica.

Tra le attività che si possono fare all’aperto, oltre allo sport e all’aperitivo, c’è anche l’educazione, che si può svolgere in mezzo alla natura e fuori dalle aule. 

A portarci verso la outdoor education non dovrebbe essere solo il virus, perché imparare in mezzo al verde porta tantissimi benefici alla mente e al corpo dei più piccoli.

Nella natura lo sviluppo cognitivo incontra l’esperienza reale. Al contrario della scuola tradizionale – che tende a utilizzare un modello educativo mediato, simbolico e astratto – l’educazione outdoor privilegia il contatto diretto, concreto e sensibile con gli oggetti e l’ambiente in cui viviamo.

Outdoor education: solo benefici

Lo spazio aperto è sinonimo di salute e movimento, ma anche di libertà, di bambini che possono correre, saltare, camminare, rotolare, arrampicarsi.

Praticare quotidianamente il movimento significa benessere a lungo e breve termine, uno stile di vita più sano, opposto a quello sedentario al quale siamo abituati.

Infine, scontato ma non secondario, stare in mezzo alla natura significa respirare aria pulita, fare il pieno di vitamina D e quindi rafforzare il sistema immunitario.

Senza contare che in un ambiente sano, il corpo non solo guarisce più facilmente, ma anche più difficilmente si ammala.

Immaginazione e ricerca di soluzioni

La natura offre materie prime utili per stimolare l’immaginazione e la creatività. In un ambiente finito e definito la fantasia trova poco spazio e stimoli.

Al contrario, un oggetto naturale ha ancora le potenzialità di trasformarsi in qualsiasi cosa, e i bambini sono bravissimi a completare l’opera.

In mezzo alla natura è l’intuito a guidarci, impariamo a prendere l’iniziativa e a trovare soluzioni diverse per uno stesso problema, a esplorare la realtà sotto aspetti diversi e a scoprire modi nuovi di espressione. Nell’era dei bambini iper-protetti e controllati, nulla come la natura aiuta a “uscire dal guscio”.

Ricordiamo inoltre che non si impara soltanto a scuola, ma anche nel tempo libero. Proviamo a ridurre il più possibile le attività strutturate fuori dagli impegni scolastici, per rendere questo momento davvero “libero”. I bambini saranno più distesi, rilassati e aperti a proposte di apprendimento non tradizionale.

Stare all’aperto vuol dire lasciarli crescere in un terreno fertile alla creatività e alla sperimentazione.

Il rispetto delle cose

Crescere un bambino in mezzo alla natura significa anche avvicinarlo in modo concreto ai temi importanti dell’ecologia. 

Crescere una pianta, curare un orto, ripulire un bosco vuol dire imparare a prendersi cura delle cose che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. 

Instaurare con la natura un contatto intimo e diretto non fa del bene solo ai bambini, ma anche al futuro del pianeta: le sensibilità acquisite nell’infanzia influenzeranno il nostro agire da adulti. 

Una maestra per ogni esigenza di apprendimento

La Natura può aiutare bambine e bambini a diventare adulti rispettosi dell’ambiente, a vivere in comunità come in un vero ecosistema e può essere un perfetto contesto per l’apprendimento.

“Nella scuola materna e alle elementari le lezioni frontali preimpostate funzionano poco – spiega Alice, fondatrice dell’Associazione culturale Casa delle Meraviglie di Revigliasco (TO) che mette in pratica la pedagogia del Bosco -. I bambini spalancano la curiosità, fanno esperienza di profondo stupore e apprendono in modo indelebile se si dà loro la possibilità di conoscere attraverso tutto il corpo.

E quale maestra migliore della natura per creare questa occasione? La scuola della natura, nella sua varietà e ricchezza, può insegnare le parole, i numeri, i suoni e coinvolgere i cinque sensi”.

Il confronto con il selvatico, con un ambiente non strutturato, stimola tanto la fantasia quanto la partecipazione e l’apprendimento attivo:

“Noi adulti li aiutiamo a trovare il canale giusto per riuscire a dialogare con la Natura e a imparare da lei – racconta Alice -. Ognuno di loro troverà poi il suo approccio, la sua velocità e il suo linguaggio per germogliare secondo le proprie attitudini.

Anche per noi la natura è maestra: ci permette di capire come fare esperienza diretta di un insegnamento in grado di adattarsi a qualsiasi esigenza di apprendimento”.

Come imparo dalla natura?

“La nostra associazione ha scelto la natura come colonna portante, come modello educativo – continua Alice -. Ogni volta che, seduti in cerchio sui tronchi di acero profumati, identifichiamo con i bimbi un obiettivo, valutiamo insieme come raggiungerlo e pianifichiamo le attività e i ruoli necessari allo scopo.

Le idee ci vengono guardandoci attorno, osservando gli invisibili e perfetti meccanismi della natura. Il bosco, poi, è un meraviglioso contesto per stimolare la fantasia: costruiamo personaggi e ambienti, inventiamo storie e linguaggi, abbiamo creato il villaggio degli elfi, ristoranti con succulente pappe di fango e addirittura un parco avventura.

Quando sembra che un bimbo stia ‘solo’ giocando, sta invece facendo esperienza di vero apprendimento!”.

È la Natura che, alla Casa delle Meraviglie, aiuta ogni bambino a sviluppare abilità e individuare i propri interessi per rafforzare l’autostima, l’autonomia e il senso di comunità. 

Educazione outdoor anche nella scuola pubblica?

La metodologia che prevede la didattica all’aperto è un approccio utilizzato quasi solamente da scuole private e di impronta montessoriana.

Possiamo pensare a un’opportunità di educazione outdoor nella scuola pubblica?

Sembra un miraggio, eppure esistono realtà locali in cui gli insegnanti stanno già cercando di mettere in pratica questo modello.

“Mi capita spesso di proporre la lezione all’aria aperta soprattutto al pomeriggio – racconta Elisa, insegnante di scuola primaria statale nella provincia di Biella – e mi sono resa conto che i bambini quando sono fuori rendono molto di più. Abbiamo più spazio per una lezione interattiva, possiamo muoverci o stare in cerchio.

Facciamo la lezione di italiano descrivendo i suoni o inventando i personaggi ispirati alla natura, elencando le parole di ciò che vediamo e creando storie.

Abbiamo la fortuna di avere un bel giardino perché la scuola si trova in un piccolo paese. Appena possiamo però usciamo per esplorare il territorio che può offrirci davvero tanto”. 

Per svolgere il più possibile attività all’aperto la scuola pubblica dovrebbe adattare spazi e programmi.

“Come insegnanti ne abbiamo fatto richiesta ma siamo in attesa di valutare l’aspetto finanziario.

Per fare scuola all’aperto servono una copertura in caso di pioggia o di sole, dei tavolini per poter scrivere all’aperto e lo spazio per tenere stivali o abbigliamento adatto.

Nel frattempo l’ente provinciale sta proponendo corsi sull’educazione outdoor: portare avanti questa idea e nel frattempo formarci il più possibile è di sicuro la direzione giusta”. 

Il libro “Giocare con la natura. A lezione di Bruno Munari”, FrancoAngeli

Beba Restelli è una delle discepole di Munari, e oggi porta avanti il metodo del grande maestro, artista e scrittore che ha dedicato moltissimo del suo tempo alla natura e poi all’educazione verso il bello, la creatività, la libertà d’espressione. Il libro “Giocare con la natura. A lezione di Bruno Munari”, edito da FrancoAngeli, arriva dopo tanti testi di Munari, già considerati i must have per chi si occupa di educativa; eppure non si ripete. È un testo per tutti, per i genitori, gli educatori, gli zii e i nonni: è un libro da leggere se si ha curiosità, se si cerca ispirazione creativa, se si ha voglia di trovare un linguaggio e un contatto profondo, tra le persone – di qualsiasi età- e la natura.

Dopo una breve intro su Munari e la sua vita, sulla relazione di Baba Restelli con il maestro, si passa all’aspetto più pratico. Diviso nei quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco), l’autrice propone attività, spunti, offre occasioni di visioni nuove e innovative. Risponde ma lascia anche domande aperte, perché questo è solo un punto di partenza. Tante le attività proposte, in diverse varianti e con suggerimenti per personalizzarle a seconda delle esigenze. Utile, utilissimo, un manuale che valorizza e favorisce grande sensibilità e bellezza.

 

 

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