Partorire naturalmente dopo un taglio cesareo

da | 6 Dic, 2017 | Lifestyle, Salute e Benessere

Sempre più spesso si sente parlare di VBAC. Ma cosa significa esattamente questa strana sigla? VBAC è l’acronimo di Vaginal Birth After Cesarean, che ci parla della possibilità, offerta alle donne, di partorire naturalmente anche quando la precedente nascita è avvenuta con un taglio cesareo.

 

VBAC in Italia

In Italia, secondo l’ultimo rapporto CeDAP del 2014 con il quale il Ministero della Salute “fotografa” la nascita nel nostro paese,  il ricorso al parto per via chirurgica è estremamente eccessivo rispetto a quanto consigliato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ritiene che il tasso ideale di tagli cesari debba essere compreso tra il 10% e il 15%. 
Il taglio cesareo, infatti, sebbene rappresenti per l’OMS un importantissimo strumento salva-vita per la madre e per il feto, come ogni intervento chirurgico implica dei rischi a breve e lungo termine con conseguenze avverse anche per la salute della donna, del bambino e delle future gravidanze.

 

Chi può partorire spontaneamente dopo un taglio cesareo?

La linea guida dell’Istituto Superiore di Sanità intitolata “ Taglio cesareo, una scelta appropriata e consapevole” afferma che: “L’ammissione al travaglio, in assenza di controindicazioni specifiche, deve essere offerta a tutte le donne che hanno già partorito mediante taglio cesareo”.
Pochissimi i casi in cui il travaglio di prova per un VBAC è controindicato:
– nelle donne che hanno già avuto una rottura d’utero. Hanno un rischio del 5% (o maggiore) che tale evento si ripeta;
– nelle donne che hanno subito un’ incisione longitudinale sull’utero;
– Altre situazioni particolari indipendenti dal precedente taglio cesareo come ad esempio la placenta previa centrale.
– nelle donne che hanno avuto tre o più tagli cesarei pregressi.

 

Quanto tempo deve trascorrere tra il taglio cesareo e il successivo parto vaginale?

L’OMS raccomanda che tra le due nascite debbano intercorrere almeno 12 mesi in modo che si consolidi saldamente la cicatrice dell’intervento precedente.
In Italia, nel 2014, la percentuale dei tagli cesarei è stata del 35%, decisamente più alta di quella ritenuta ideale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Spesso avviene in totale assenza di indicazioni di utilità. Ma come può essere invertito questo trend?
Certamente attraverso una maggiore consapevolezza delle donne rispetto alle proprie competenze e possibilità durante il parto.

 

Il progetto OptiBIRTH 

Al triste fenomeno dell’alto tasso di tagli cesarei diffuso non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei, ha cercato di porre rimedio un progetto chiamato Optibirth, che ha messo insieme donne in gravidanza, levatrici, ostetriche e ricercatori sul piano dell’epidemiologia, dell’economia sanitaria e dell’industria. E’ stato svolto in quindici strutture ospedaliere di tre paesi con basse percentuali di VBAC, tra cui l’Italia, dove sono state coinvolte le unità operative di Ostetricia e ginecologia di cinque sedi universitarie: Genova, Bologna, Napoli, Bari e Torino.
La forza del progetto? Permettere alle donne di acquisire maggiore consapevolezza sulle opzioni a loro disposizione durante il parto.
Come? Attraverso una serie di incontri che avvengono durante la gravidanza, nei quali la futura mamma ha la possibilità di confrontarsi con un’ostetrica e un ginecologo debitamente formati sul tema e in grado di fornirle evidenze scientifiche e corrette informazioni per permetterle la scelta (di parto) più adeguata ai suoi bisogni.
Lo scopo della ricerca è stato quello di incentivare una cultura “dal basso” sul parto vaginale dopo cesareo, responsabilizzando e coinvolgendo direttamente le donne nei processi decisionali legati alla nascita dei loro figli,  per favorire l’aumento delle percentuali di parto VBAC dal 25 al 40%.

 

Il ruolo dell’ostetrica

Fondamentale, in questa presa di coscienza sulla nascita, è la figura dell’ostetrica come principale mediatrice del rapporto empatico. Senza dubbio la sua presenza costante e rassicurante, può fare la differenza, molto di più delle evidenze scientifiche.
I risultati dello studio Optibirth lo evidenziano: le donne che hanno partecipato allo studio “se messe in grado di godere di un sostegno culturale ed affettivo, pur nel costante assedio di curanti, parenti e amici, sono riuscite ad arrivare in sala parto forti della loro competenza”.


A chi ci si può rivolgere per avere maggiori informazioni?

Per conoscere gli ospedali che seguono le mamme che desiderano partorire naturalmente dopo un cesareo? Ci si può rivolgere all’associazione Onlus Innercesareo.
L’associazione, nata da alcuni anni, è coraggiosamente impegnata nella diffusione di informazioni corrette circa il VBAC per offrire a tutte le donne la possibilità di scegliere consapevolmente fin dalla prima gravidanza ed evitare una inutile medicalizzazione o un cesareo non necessario. Realizza moltissimi incontri territoriali gratuiti e in moltissime regioni italiane. 

[Giulia Lora]

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