Polveri sottili

da | 26 Set, 2013 | Lifestyle

La miglior cosa, amici, è l’aria, l’aria, l’aria! Il chimico e poeta Alberto Cavaliere, personaggio un po’ sui generis, concludeva così la prefazione della sua “Chimica in versi”. Ogni volta che inspiriamo ed espiriamo, immettiamo ed emettiano nel corpo un insieme di elementi chimici, per la maggior parte allo stato gassoso. La composizione dell’aria è cosa nota ai più: i gas maggiormente rappresentati, in termini di volume, sono l’azoto (79%) e l’ossigeno (21% o poco o meno). Il terzo gas più presente è l’argon, con uno scarso 1%. Nell’atmosfera troviamo anche l’acqua, in percentuale che varia a seconda delle condizioni ambientali. Il quarto componente, per quantità, è il biossido di carbonio, cioè l’anidride carbonica. Se ne trovano alcune centinaia di parti per milione ma, purtroppo, negli ultimi anni la variabilità è aumentata destando preoccupazioni per gli effetti che può avere sul clima. In realtà c’è poco da dibattere: la stragrande maggioranza degli scienziati (i climatologi, in questo caso) conviene sull’aumento del riscaldamento globale (negli ultimi decenni in particolare) proprio per la presenza di biossido di carbonio nell’atmosfera. L’aumento costante della temperatura è solo il primo dei problemi di quel fenomeno variegato e complesso che va sotto il nome di inquinamento. Si diceva che gli elementi chimici che immettiamo nel nostro corpo sono per la maggior parte allo stato gassoso. Cosa significa “per la maggior parte”? Quando inspiriamo, assieme all’aria entrano nei polmoni anche liquidi e solidi. Il tristemente famoso PM10, uno dei parametri che vengono tenuti sotto controllo per determinare la qualità dell’aria (e che talvolta causa i blocchi del traffico) è costituito da particelle o goccioline microscopiche (Particulate Matter o materia particolata) del diametro uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro. Si tratta di polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide che in gergo tecnico prendono il nome di aerosol. Le principali fonti di PM10 sono legate all’attività dell’uomo: processi di combustione che avvengono nei motori a scoppio e negli impianti di riscaldamento, attività industriali, inceneritori e centrali termoelettriche, usura di pneumatici e asfalto. Una parte più modesta proviene da sorgenti naturali: erosione del suolo, incendi, eruzioni, pollini, persino sale marino. In città la principale fonte di PM viene dal traffico. La nocività delle polveri dipende dalle dimensioni: più sono sottili, più facilmente raggiungono le diverse parti dell’apparato respiratorio. A dimensioni maggiori di 7 millesimi di millimetro il particolato si ferma nella bocca e nel naso, a 7 scende nella laringe, a 4,7 nella trachea e nei bronchi primari, a 3,3 nei bronchi secondari, a 2,1 nei bronchi terminali e a 1,1 negli alveoli polmonari. Le particelle di maggiori dimensioni non rappresentano un grave problema per la salute (anche se molto dipende dalla loro natura chimica), mentre è accertato che l’inquinamento da polveri sottili porta asma e la diminuzione delle funzionalità polmonari. Dal 2012 il valore limite delle polveri deve essere di 50 millesimi di millimetro per metro cubo nell’arco di 24 ore, da non superare più di 7 volte all’anno.

[Ugo Finardi – Chimico, ricercatore CNR]

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