Respirare aria pulita è un diritto: una famiglia sporge denuncia per smog

da | 4 Mar, 2023 | Green, Lifestyle

Respirare aria sporca e inquinata non è un destino a cui ci dobbiamo arrendere, ma contro cui possiamo combattere: il caso di Torino, in cui una famiglia ha sporto denuncia per i livelli di smog

Lo scorso novembre una mamma torinese, Chiara (che ha scelto di mantenere l’anonimato) insieme al suo compagno e padre di suo figlio ha avviato un’azione legale civile contro la Regione Piemonte per il diritto a respirare aria pulita e sana. Suo figlio, fin dal concepimento, è stato infatti esposto ai livelli di inquinamento elevati e spesso fuorilegge di Torino – che ancora dalle ultimissime analisi e classifiche risulta essere la città più inquinata d’Italia, e a partire dai primi mesi di vita ha iniziato ad avere gravi problemi di salute, in particolare ai polmoni.

Abbiamo parlato con lei per capire cosa spinge due genitori a portare avanti una causa di queste dimensioni per chiedere al Tribunale di Torino di riconoscere il diritto del bambino a respirare aria sana e pulita; per accertare la responsabilità della Regione Piemonte per la violazione dei limiti di legge e per condannarla ad agire e al risarcimento dei danni causati. Una causa, sostenuta dal comitato di cittadini Torino Respira e dall’organizzazione di diritto ambientale ClientEarth, che ha fatto parlare tantissimo e che, in caso di successo, potrebbe essere un precedente importante per tutte le persone che vivono in zone d’Italia con livelli di inquinamento fuori legge. 

Denunciare le cause dello smog sulla salute

Lo scorso novembre hai fatto causa a Regione Piemonte per i danni da smog alla salute di tuo figlio: cosa è successo e cosa si è mosso da novembre a oggi?

La notizia della causa ha avuto un’importante risonanza mediatica e questo è già stato un grande risultato. Il lavoro fatto insieme alle associazioni ambientaliste che hanno supportato la causa ha fatto emergere un grande problema di cui si parla ancora troppo poco; ha sensibilizzato i giornalisti e l’opinione pubblica. Abbiamo voluto rendere evidente che è possibile identificare un responsabile per lo smog, passando il messaggio che l’inquinamento non si subisce ma che qualcosa si può fare. Ci sono dei responsabili che non hanno fatto quello che si poteva fare. Respirare aria sporca e inquinata non è un destino a cui ci dobbiamo arrendere, ma contro cui possiamo combattere. A prescindere da come andrà il processo, tutto questo movimento e interesse che si è creato intorno al tema è già una vittoria.

Quando e come ti sei accorta che tuo figlio stava male a causa dell’aria che stava respirando?

Mio figlio ha iniziato a soffrire di bronchiti recidivanti già dagli 8 mesi. Leggendo, studiando, informandomi ho capito che l’inquinamento era una concausa di questa sua condizione clinica. Noi abitavamo in un quartiere di Torino molto trafficato e per portarlo a scuola dovevo attraversare strade con una costante coda di macchine.

In quel periodo erano usciti alcuni studi di monitoraggio dell’aria, insieme ai dati delle cause dell’inquinamento sulla salute. Così abbiamo iniziato a immaginare che tutte queste bronchiti fossero anche causate dall’inquinamento.  Le evidenze scientifiche sono molto chiare e supportavano i nostri dubbi.

Cosa si prova a sentirsi obbligati/e a cambiare vita, residenza, abitudini perché le amministrazioni della città in cui si vive non hanno fatto abbastanza per tutelare il diritto alla salute?

Ammetto di essermi sentita innanzitutto privilegiata. Si, mi sono sentita fortunata perché io e mio marito avevamo la possibilità di scegliere e di crearci un’alternativa migliore. I nostri lavori ci consentivano di cambiare residenza mantenendo l’occupazione. Avevamo disponibilità economiche a sufficienza per cambiare casa, e traslocare per spostarci un po’ fuori dal centro e con del verde intorno: è ancora un’area inquinata, ma un po’ meno.

Mi sono sentita privilegiata anche nell’avere degli strumenti culturali che mi abbiano permesso di rendermi conto di cosa stavamo vivendo e di essere consapevole che si poteva scegliere e pretendere di meglio.

Abbiamo portato avanti questa causa perché non tutti sono così fortunati: altre persone, famiglie che non si possono permettere di spostare per il lavoro o per la casa, ma che allo stesso modo hanno diritto a respirare aria pulita. Questa è stata una denuncia collettiva, perché noi, nella nostra fortuna, siamo riusciti a fare delle scelte migliorative per nostro figlio.

L’aria pulita è un diritto

“Respirare aria pulita e sana è un diritto di tutti, in tutta Italia”, si legge nel comunicato lanciato a ridosso della causa: proviamo a raccontarlo meglio alle famiglie che ci leggono?

Sono profondamente convinta che i diritti vadano richiesti, e se non si esigono si rischia che vadano persi. Sembra un paradosso, se ci si pensa, fare causa a una Regione per una cosa scontata. È “naturale”, è ovvio che i bambini abbiano diritto a respirare aria pulita. È evidentemente un diritto fondamentale.

Eppure, diamo per scontato che le condizioni attuali non permettano che questo diritto sia rispettato. Io penso che le autorità politiche e le amministrazioni abbiano l’obbligo di attuare delle politiche a favore della salute di tutti e tutte, specialmente dei più fragili e dei bambini. Questa deve essere una priorità di scelta in qualsiasi politica e investimento. Invece il tema dell’aria inquinata non viene affrontato, perché non è comodo e implicherebbe di dover intaccare degli interessi specifici. Esigiamo il rispetto di questo diritto. Non dobbiamo più subire questa situazione.

Una causa non tanto per il rimborso economico, ma per sensibilizzare. Pensi che non ce ne sia abbastanza e che non sempre le famiglie facciano scelte consapevoli?

Temo che non si sappia bene quali sono i rischi dell’aria inquinata, come nel caso di mio figlio. Io per prima non lo ero abbastanza e se mio figlio non avesse manifestato i suoi problemi di salute forse avrei continuato la mia vita di prima.

Credo che dovrebbero esserci tante azioni di questo tipo, simboliche ed eclatanti, perché no, non siamo sufficientemente sensibilizzati. D’altronde l’attivismo, ma anche la sola informazione consapevole, richiedono tempo, disponibilità a mettersi in discussione e affrontare temi e scelte scomode e non facili. Diverse mamme hanno contattato le associazioni ambientaliste che appoggiano la causa per testimoniare di vivere situazioni e condizioni simili alla nostra. Proprio le famiglie devono essere le più consapevoli: i bambini sono fragili;  le famiglie sono responsabili ed è necessario che li difendano.

E se dovessimo ottenere dei soldi, li devolveremo alle associazioni per la difesa dell’ambiente.

Una denuncia per spingere all’azione

Cosa ti saresti aspettata da amministrazioni più attente a una città vivibile e sana?

Più aree a traffico limitato; zone protette vicino alle scuole, per evitare parcheggi fin davanti al cancello; più piste ciclabili; trasporti pubblici potenziati; campagne di sensibilizzazione sui problemi ambientali. Non sono una tecnica, ma almeno questo me lo sarei aspettato.

Come hai spiegato a tuo figlio il movimento che si è creato intorno alla vostra storia da novembre?

A mio figlio non abbiamo detto nulla. Inizialmente non era consapevole del suo stato di salute precario, ma adesso, in prima elementare, si rende conto di dover mettere la mascherina anche se gli altri non la hanno, di non poter frequentare luoghi affollati, di dover fare l’aerosol continuamente. Si rende conto di alcune tensioni in casa, perché spesso dobbiamo prendere permessi per accudirlo o, pur facendo la massima attenzione, ci capita di parlare delle nostre difficoltà o preoccupazioni anche davanti a lui. Per questo abbiamo ritenuto inutile parlargli della causa nello specifico.

È sicuramente, per quello che vive costantemente e percepisce, un bambino molto sensibile all’ambiente, che sarà un adulto consapevole.

Come state adesso?

Ci siamo spostati da Torino, ma non siamo lontanissimi. Viviamo in questa Pianura Padana che ancora oggi vanta livelli di polveri sottili e smog ben al di sopra di quelli consentiti. Personalmente, a livello psicologico mi sento meglio, con meno sensi di colpa. Andando via da un posto molto inquinato che poteva peggiorare ancora la sua salute, abbiamo fatto quello che potevamo fare per nostro figlio.

La sua condizione di salute non è migliorata molto, ha asma e bronchiti frequenti, quindi i danni che ha subito nei primi anni di vita hanno sicuramente condizionato la sua salute fino a ora. Speriamo migliori.

Ci rasserena pensare di aver fatto di tutto per lui, ma anche verso gli altri, per il bene comune, sensibilizzando le persone e l’opinione pubblica su questo problema perché si facciano dei passi avanti nella sua risoluzione.

denuncia smog

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