Cosa fare quando un bambino non mastica e vuole solo cibi morbidi o biberon? E’ un momento delicato, intimamente connesso ai tempi della crescita
Le bizzarrie alimentari proposte a tavola dai bambini sono varie, curiose e spesso coinvolgono anche i più piccini. Perché mio figlio fino a ieri mangiava e oggi no? Non mangia i cibi verdi? Mangia solo frullato? Elimina tutte le cose salate? Perché continua a chiedere il bis?
Il cibo è anche comunicazione
Il disagio legato al cibo e all’alimentazione può presentarsi anche molto presto perché nutrirsi rappresenta una forma di scambio e comunicazione, fin dalla prima infanzia. Attraverso il cibo si esprime (anche) la relazione affettiva con mamma e papà.
Fin dalla nascita, infatti, attraverso l’allattamento, c’è una stretta connessione tra la dimensione affettiva e la funzione alimentare. Questo spiega come, talvolta, il bambino possa sostituire il pianto o le parole col cibo, rifiutandolo, divorandolo o adottando comportamenti bizzarri. Lo fa per “dire” qualcosa a proposito di una sua fatica, sofferenza, paura o disagio.
La differenza tra disagio e disturbo
E’ bene saper distinguere i disagi alimentari dai disturbi alimentari. I disagi sono momenti transitori che esprimono un malessere del bambino. Attraverso il disagio, utilizzando il cibo e l’atto nutritivo, il bambino dice qualcosa. Protesta. Rifiuta.
I disturbi alimentari veri e propri invece sono invece quadri più seri, dove l’opposizione, il rifiuto o la voracità durano un tempo più lungo e sono caratterizzati da determinazione e ostinazione.
Possiamo considerare i disagi alimentari dei “campanelli d’allarme” attraverso cui il bambino prova a lanciare un messaggio. Tra i disagi merita una considerazione particolare il rifiuto di masticare.
Il rifiuto di masticare
Il rifiuto di masticare, nei bambini più piccoli, avviene attraverso la richiesta di cibi più morbidi o la difficoltà a separarsi dal biberon. Anche i bambini più grandi però possono rifiutarsi di masticare. Talvolta lo fanno chiedendo, per esempio, tutto frullato.
In questi casi i bambini non rifiutano il cibo di per sé, ma chiedono una pappa diversa. I genitori, preoccupati, si trovano spesso ad assecondare la volontà del figlio adottando diverse strategie con l’obiettivo di permettere al bambino di nutrirsi adeguatamente. La domanda però resta: “Perché mio figlio non mastica?”
Il bambino può esprimere attraverso l’atto del non masticare una sua particolare paura o difficoltà che può essere legata al primo incontro con i cibi solidi, un contatto che non è sempre facile.
Dal gusto di succhiare al gusto di mordere
In una prospettiva orientata dalla psicoanalisi, il comportamento della masticazione è legato in qualche modo anche a una dimensione aggressiva che soggiace al rapporto del piccolo con il cibo e con l’altro.
Con la crescita infatti, il piacere provato attraverso l’atto della suzione durante l’allattamento in cui il neonato si affida incondizionatamente alla madre, deve essere sostituito al gusto di mordere.
Quando la fase della masticazione si presenta difficoltosa, una ragione potrebbe trovarsi nel fatto che è vissuta come un attacco alla propria mamma, colei che è stata il primo oggetto d’amore e per mezzo della quale il neonato ha trovato una dimensione di piacere e accoglimento. Mordere significa, nel profondo, rinunciare almeno in parte a questa dimensione.
Il passaggio alla fase della masticazione è intimamente connesso ai tempi soggettivi del bambino, che deve venire a conoscenza e accettare l’introduzione dei cibi solidi. E rinunciare al piacere della suzione. Un processo di cambiamento che richiede pazienza e cura.