Evviva gli sport di squadra, fanno bene all’ottimismo

da | 18 Set, 2019 | News, Salute e Benessere

Comunità, appartenenza, divertimento, soddisfazione. Gli sport di squadra fanno bene alla salute dei bambini, anche a quella mentale

Una ricerca dell’università della British Columbia (Canada) ha analizzato un campione di diecimila studenti e ha dimostrato che la salute mentale di chi fa sport di squadra è migliore, con un maggiore senso dell’ottimismo e una generale soddisfazione per la propria vita.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Youth and Adolescence. Gli studenti coinvolti sono stati divisi in due fasce di età: un primo gruppo di 9 anni (frequentanti l’equivalente della nostra quarta elementare) e un secondo gruppo di 12 anni (prima media). A tutti è stato chiesto quali attività extrascolastiche praticassero, dopodiché hanno risposto a un questionario incentrato sul benessere mentale e la qualità dei loro rapporti sociali.

Appartenenza e condivisione

Lo studio ha diviso i partecipanti in quattro gruppi: bambini e ragazzi che non partecipano ad alcuna attività, quelli che partecipano a ogni tipo di attività, quelli che fanno soprattutto sport e quelli che fanno corsi individuali non sportivi, come i corsi di musica.

Tra tutti i gruppi, la salute mentale di chi fa sport di squadra è risultata migliore, con un senso di benessere e un ottimismo più alto. Al contempo sono risultati minori gli indicatori negativi, come l’ansia o i sintomi di depressione. Il motivo è dovuto al fatto che lo sport di squadra permette di sviluppare un forte senso di appartenenza con i propri compagni, favorendo un sentimento di sicurezza e l’autonomia.

Indicatori importanti

Più ottimismo e soddisfazione, meno ansia e sintomi depressivi, tutto grazie agli sport di squadra che, specie a quell’età, sembrano fare molto bene.

“Ci si supporta e sostiene a vicenda e si festeggia insieme quando si vince. C’è molto senso di unione e comunità” ha commentato Eva Oberle, assistente alla School of population e public health dell’ateneo nordamericano e principale autrice dello studio. “Sono elementi che vale la pena tenere presenti al momento di decidere, insieme ai ragazzi, quali attività svolgere durante l’anno”.

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