Alla scoperta del diabete gestazionale

da | 30 Set, 2017 | Lifestyle, Salute e Benessere

La gravidanza produce, nel corpo della mamma, un naturale processo di adattamento mirato a un grande obiettivo: nutrire il bambino e preparare la madre al parto e all’allattamento. A livello metabolico diminuisce la produzione di insulina, una “resistenza” di fondamentale importanza per garantire l’apporto di zuccheri al bambino. Alla mamma, però, questo cambiamento produce qualche problema. Ne parliamo con Laura Sartorio, ostetrica presso lo Studio Ostetrico Vital Art.

Qual è la funzione dell’insulina nel corpo? “Corretti livelli di insulina garantiscono una regolare entrata di zuccheri nelle cellule e il mantenimento dei livelli di glicemia (cioè degli zuccheri) nel sangue. Se l’insulina aumenta, diminuisce il livello di zucchero nel sangue e si soffre di ipoglicemia. All’opposto, una diminuzione dell’insulina porta a un aumento dello zucchero nel sangue, quindi al diabete o all’iperglicemia. Quando in gravidanza la secrezione di insulina non riesce a contrastare lo stato fisiologico di ‘insulinoresistenza’, si creano i presupposti per il diabete gestazionale”.

Chi può soffrire di diabete gestazionale? “Il diabete gestazionale insorge nella seconda metà della gravidanza e si risolve, generalmente, con il termine dello stato di gestazione. Colpisce circa il 5% delle donne e solitamente per compensarlo è sufficiente praticare attività fisica regolare e seguire una dieta adeguata riducendo pane, pasta e dolci, al punto che si definisce anche come una intolleranza ai carboidrati in gravidanza. Del 5% di future mamme che hanno il diabete gestazionale, circa il 10% (una minoranza) ha necessità di seguire una terapia insulinica per bilanciare la normale quantità di zucchero circolante nel sangue. In questo caso si parla di diabete gestazionale insulinodipendente”.

Quali rischi si corrono? “Il panorama non è confortante: una mancata regolazione dell’eccesso di livello di zuccheri nel sangue è correlata a un aumento di rischio per l’ipertensione e la morte endouterina. C’è il rischio di macrosomia (cioè di un feto con peso eccessivo) e un maggiore rischio di dover ricorrere al parto operativo (cioè al parto che richiede il supporto del medico, l’episiotomia, l’uso del forcipe o della ventosa). Può esserci un aumento di liquido amniotico e la conseguente difficoltà nel travaglio e nelle emorragie del postparto”.

Chi deve tenersi sotto controllo? “Alcuni elementi che possono far pensare alla possibile insorgenza del diabete gestazionale sono: l’età superiore ai 35 anni, la familiarità per il diabete, una precedente gravidanza con diabete insulinodipendente, una intolleranza ai carboidrati, un elevato peso corporeo della madre e anche la provenienza recente da alcune aree geografiche quali Asia mediorientale, Caraibi e Medioriente, a causa della variazione della dieta”.

Quali sono gli esami necessari per valutare la presenza di diabete gestazionale? “L’ostetrica valuta la glicemia basale a digiuno attraverso un semplice esame del sangue. I valori riscontrati permettono di valutare, insieme ai fattori di rischio prima elencati, se è necessario eseguire il test OGTT (Oral Glucose Tolerance Test, un test clinico di tolleranza al glucosio) e a quante settimane di gravidanza. L’OGTT verifica i valori di glicemia nel sangue durante l’assunzione di 75 grammi di glucosio disciolto in acqua. In questo modo si capisce definitivamente se c’è o non c’è il diabete gestazionale e si prendono, se necessario, i dovuti provvedimenti”.

 

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