Quando la lunga estate italiana rischia di frenare la crescita educativa dei più giovani contribuendo a una perdita di competenze: come dovremmo far fronte al Summer learning loss
Con i suoi 100 giorni, la vacanza estiva della scuola italiana è la più lunga in Europa, e ormai da anni si portano avanti petizioni, discussioni e dibattiti accesi su un’eventuale riforma del calendario scolastico che però non è ancora stata presa sul serio.
Al centro di tale richiesta, anche se le esigenze degli adulti sembrano portare altrove il reale problema, c’è in realtà il benessere degli studenti.
Distribuire meglio le vacanze scolastiche lungo l’anno non è solo una questione organizzativa, ma una necessità educativa. Il fenomeno del summer learning loss — la perdita di competenze durante la lunga pausa estiva — colpisce in modo diseguale gli studenti, ampliando le distanze tra chi ha accesso a stimoli culturali, vacanze in famiglia e summer camp formativi e chi invece resta privo di occasioni educative, di incontro e crescita. Secondo studi internazionali, in media gli studenti perdono l’equivalente di un mese di apprendimento durante l’estate, con effetti più marcati in matematica rispetto alla lettura. Inoltre, gli alunni provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati sono i più penalizzati, poiché non possono contare su risorse familiari o ambienti stimolanti.
Le vacanze diventano così un privilegio formativo per alcuni e un lungo vuoto per altri, aumentando la disparità sociale e le opportunità per i giovanissimi che il sistema dovrebbe invece livellare.
Inoltre la ripresa scolastica a settembre, soprattutto per coloro che durante l’estate non hanno avuto accesso a stimoli educativi, risulta molto più faticosa. Gli insegnanti a dedicare le prime settimane al recupero di nozioni già affrontate, e questo genera frustrazione per entrambi.
Affrontare il summer learning loss: idee e buone pratiche
Per contrastare il summer learning loss, bisognerebbe introdurre moduli educativi estivi facoltativi, potenziare le biblioteche scolastiche e civiche con attività guidate per tutti. Promuovere campi estivi dai costi accessibili in collaborazione con enti locali e associazioni territoriali, le uniche in grado di coinvolgere anche i ragazzini più isolati e restii all’interazione. Piccoli interventi che potrebbero fare la differenza nel garantire a tutti gli studenti un’estate di crescita, non di regressione.
Un esempio virtuoso è il progetto Arcipelago Educativo, promosso da Save the Children e Fondazione Agnelli. Attivo in diverse città italiane, il programma ha coinvolto centinaia di bambini e ragazzi tra i 9 e i 14 anni e offerto 100 ore di attività educative in presenza, con tutoraggio personalizzato e laboratori ludico-didattici. I risultati? Gli studenti che hanno partecipato hanno registrato progressi equivalenti a 2 mesi di apprendimento in matematica e 3,5 mesi in italiano, superando addirittura le perdite tipiche dell’estate. Il sito web permette a chiunque di consultare e prendere spunto dalle risorse gratuite, le quali puntano su un mix di gioco, scoperta del territorio, attività artistiche e rafforzamento delle competenze di base, per trasformare l’estate in un’occasione preziosa per colmare i divari educativi.