Gentile dottoressa,
sono una mamma di 37 anni in attesa del secondo figlio. Mi considero una persona ragionevole, che fa una vita normale. Ho una domanda sulla toxoplasmosi: quali sono realmente le precauzioni da prendere? Ho sentito raccomandazioni di ogni genere: non toccare la terra, neppure quella dei vasi che ho sul terrazzo, non mangiare nulla di crudo: carne, insaccati, pesce e verdure se non dopo accurato lavaggio con bicarbonato o Amuchina, evitare il contatto con ogni tipo di animale domestico e in special modo i gatti (ma io vivo da tredici anni con la mia gatta che esce normalmente sul terrazzo e da lì va sui tetti dei vicini!). C’è poi chi dice che il prosciutto surgelato e poi scongelato diventa “sicuro”, chi fa notare l’insidia del prezzemolo (crudo) aggiungo al tranquillissimo pesce cotto… Insomma, non so più a chi credere. Cosa è superstizione e cosa prevenzione? Grazie e cordiali saluti. Elena
La Toxoplasmosi è un’infezione protozoaria, provocata dal Toxoplasma gondii, che si può contrarre per via orale, attraverso la placenta e più raramente tramite trasfusioni di sangue. Una volta penetrato nell’organismo, il protozoo si moltiplica all’interno delle cellule viventi, in forma cistica; le cisti possono contenere migliaia di parassiti e rimanere nei tessuti per tutta la vita dell’ospite. La trasmissione più frequente è quella per via orale tramite ingestione di cibi poco cotti e di carne cruda. In molte aree del mondo percentuali variabili di maiali, agnelli e manzi contengono il Toxoplasma. Il Toxoplasma può moltiplicarsi in tutti i tessuti di mammiferi e uccelli. I gatti infettati eliminano le oocisti nelle feci; l’infezione nel gatto è provocata dall’ingestione di carne infetta o di oocisti escrete da altri gatti. Le oocisti possono essere anche trasportate sui cibi da mosche e scarafaggi. Come vede le possibilità di contagio sono reali e pertanto, soprattutto durante la gravidanza, è bene mettere in atto alcuni sistemi preventivi, considerando che le oocisti sono uccise dalla bollitura, dall’essicamento, dal congelamento a -20° e dalla cottura oltre i 66°. Pertanto occorre: cuocere bene la carne; non toccare occhi e bocca dopo aver maneggiato carne cruda; lavare le mani e le superfici che sono venute a contatto con la carne; cuocere le uova; lavare la frutta e gli ortaggi; usare guanti di gomma per la pulizia della lettiera del gatto o di altri oggetti contaminati con le feci del gatto.
Cara pediatra,
mi chiamo Manuela e sono mamma di una bimba di 3 mesi. Giorgia, da quando è nata, ha sofferto di stitichezza, nel senso che defeca spontaneamente ogni dieci giorni circa. Di solito per farla defecare la stimolo con il termometro. Da due mesi, su suggerimento del mio pediatra, l’allatto con un latte antistipsi, ma niente; ho anche imparato a farle dei massaggi specifici, ma senza risultato. Le chiedo gentilmente qualche consiglio a proposito.
Grazie Manuela
La stitichezza è un problema molto frequente sia nel bambino che nell’adulto, nella maggior parte dei casi (circa il 95%) è di tipo funzionale e si può risolvere con trattamenti dietetici e farmacologici quasi sempre di lunga durata, in una piccola percentuale è di tipo organico, dovuta cioè ad alterazioni anatomiche o di innervazione del tratto ano rettale. Per quanto riguarda la piccola Giorgia mi è difficile dare dei consigli poiché non ho dati a sufficienza sulla sua crescita, sul tipo di feci emesse (consistenza, colore, odore), sull’eventuale presenza di stipsi o di allergie nei componenti della famiglia. Le posso dire in generale che, escludendo le cause organiche (cosa che avranno già fatto i pediatri da cui è stata visitata) andrebbe valutata l’immaturità della funzione retto-anale o un’intolleranza alle proteine del latte vaccino che sono spesso responsabili della stipsi del lattante.
Gentile dottoressa,
mio figlio Luca ha 5 anni e non ha mai bevuto tanto. Dice sempre di non avere sete, forse perché troppo preso dai suoi giochi e dai suoi amici. Quale è la minima quantità di acqua che deve essere bevuta da un ragazzo di questa età?
Grazie Alex
Il fabbisogno idrico è massimo nel lattante e decresce progressivamente con l’aumentare dell’età, fino a stabilizzarsi nell’adulto. A cinque anni è di circa 100 ml di acqua per ogni chilogrammo di peso. L’assunzione di liquidi non avviene solo attraverso le bevande, ma anche tramite gli alimenti e in parte grazie a un meccanismo metabolico di ossidazione dei cibi ingeriti. Se Luca è in buone condizioni di salute e afferma di non avere sete, è perché il suo bilancio idrico è in equilibrio tra la quantità di liquidi introdotti ed eliminati.