Vaccini: tanta confusione

da | 29 Ott, 2016 | Lifestyle

A volte la politica è confusa, o per lo meno confonde, moltissimo. È il caso delle vaccinazioni, un tema che muove polemiche, comitati e parole grandi come diritto, dovere e scienza.

Nel 2016 è stata pubblicata una lettera aperta di Beniamino Deidda, ex Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze, che analizza i vaccini da un punto di vista giuridico, facendo i giusti passaggi storici. “Il panorama normativo è semplice – scrive Deidda -. Le leggi che si sono succedute nell’arco di molti anni hanno dichiarato obbligatorie quattro vaccinazioni. Nel tempo altre se ne sono aggiunte, ma il legislatore non le ha definite obbligatorie, solo ‘raccomandate’. Con la diffusione dei primi vaccini, il legislatore negli anni ‘60 previde la obbligatorietà delle vaccinazioni per difterite, tetano e poliomielite con specifiche sanzioni penali a carico dei genitori che omettessero di vaccinare i propri figli e con l’obbligo per le scuole di verificare l’avvenuta vaccinazione come presupposto della frequenza scolastica. Con la legge di depenalizzazione 689/81, il reato di omessa vaccinazione fu trasformato in illecito amministrativo, tanto che l’ultimo obbligo di vaccinazione contro l’epatite B, introdotto nel 1991, fu sanzionato solo in via amministrativa. Dopo di allora il Ministero della salute e il legislatore hanno cambiato strategia, puntando sull’informazione e sulla persuasione, piuttosto che sulla repressione. È questa la ragione per cui i vaccini introdotti successivamente (contro pertosse, meningite, varicella, per esempio) sono solo raccomandati e non obbligatori. Questo nuovo atteggiamento ha indotto il legislatore a sopprimere il divieto di frequenza scolastica per i non vaccinati”. Molte regioni hanno emanato propri decreti e regolamenti a favore del dissenso informato anche in tema di vaccinazioni.

Il calo dei vaccini si fa preoccupante

Il quadro normativo è chiaro. Si è scelto di puntare all’informazione piuttosto che all’obbligo e alla pena. Per quale motivo dunque, d’improvviso, alcune regioni hanno messo in atto politiche severe per contrastare il calo di vaccinazioni? “Rispetto a un recente passato, sembra indubbia la tendenza, registrata peraltro in diversi paesi occidentali, a una sensibile diminuzione della copertura vaccinale. Ciò ha indotto le autorità pubbliche a mettere in campo alcune discutibili strategie per contrastare questo fenomeno. Si parla di rinvigorire l’applicazione delle sanzioni (che in alcune regioni sono da tempo disapplicate), di reintrodurre il divieto di frequenza scolastica per i non vaccinati e addirittura di prevedere sanzioni disciplinari, fino alla radiazione per i medici che facciano propaganda antivaccinista. E, infine, si vorrebbe introdurre la coercizione della vaccinazione a opera del sindaco”.

Tutto questo è davvero possibile? “Nessuno può obbligare a vaccinare, secondo la corretta interpretazione dell’articolo 32 della Costituzione, che dice: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge peraltro è vincolata a un ulteriore limite: in nessun caso possono essere violati i limiti imposti dal rispetto della persona umana. C’è da aggiungere che l’eventuale introduzione della vaccinazione coatta per legge nel nostro ordinamento sarebbe preclusa dalla Convenzione di Oviedo, recepita in Italia con legge n.145/2001, che ha stabilito il fondamentale principio dell’autodeterminazione in materia di salute. Questa conclusione è pacifica per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate, ma la logica giuridica vorrebbe che la stessa disciplina venisse applicata per quelle obbligatorie, visto che non si differenziano nel merito e che l’obbligatorietà o la raccomandabilità derivano dal diverso momento storico in cui sono state prescritte”.

Le novità: no vaccino no scuola

Si può misurare quanto meno si vaccina? Le coperture nazionali a 24 mesi d’età (dati 2014, coorte di nascita 2012) contro la poliomielite, il tetano, la difterite, l’epatite B, Haemophilus influenzae B e la pertosse, sono scese al di sotto del 95%, valore minimo previsto dall’obiettivo del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-2014. La copertura per morbillo, parotite e rosolia è diminuita di quasi quattro punti percentuali rispetto ai dati aggiornati del 2013, passando dal 90,3% all’86,6%.

Nel febbraio 2016 l’Oms ha richiamato l’Italia perché le coperture medie nazionali hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni. “Questo andamento – commenta Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – rischia di avere gravi conseguenze sul piano individuale e collettivo”. E ognuno reagisce come può. Ha fatto scalpore l’Emilia Romagna a luglio: nella nuova legge sui servizi educativi per i bambini da 0 a 3 anni ha introdotto il rispetto degli obblighi vaccinali per difterite, tetano, poliomielite ed epatite B (i vaccini già considerati obbligatori) come vincolo per l’ammissione ai nidi pubblici. Alle famiglie non in regola con i vaccini è concesso un anno di tempo. “È una battaglia di civiltà – dichiara Sergio Venturi, Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna. Continueremo l’intervento di tipo culturale, ma occorreva anche un intervento deciso e forte. Dobbiamo garantire chi non può essere vaccinato, come i piccoli immunodepressi. Per questo è necessario che tutti gli altri bambini siano vaccinati”. Il movimento anti-vaccini è particolarmente radicato in Emilia, con l’associazione Comilva, che ha immediatamente risposto con una raccolta firme che al 2 settembre contava 4.800 nomi contro la legge regionale. Secondo i firmatari “questo è solo il primo passo verso l’esclusione sociale di coloro che intendono fare una scelta informata e consapevole piuttosto che aderire inconsapevolmente a programmi vaccinali sempre più intensi”.

Anche Toscana, Lombardia, Sicilia stanno inasprendo le posizioni. L’assessorato toscano al diritto alla salute potrebbe ultimare la proposta di legge che obbliga alla vaccinazione per l’accesso alla scuola non dell’obbligo (cioè l’asilo nido) già entro la fine dell’anno; in Lombardia alcuni consiglieri stanno proponendo il ripristino del vecchio provvedimento per l’obbligo ed è stata immediata la risposta di un gruppo di genitori che ha costituito il Comitato genitori del no Lombardia. In una lettera inviata a tutti i consiglieri regionali scrivono: “Un tale provvedimento andrebbe a minare le libertà fondamentali dei nostri figli e quindi anche le nostre, oltre a costituire un forte motivo di discriminazione ed emarginazione”.

Sanzioni per i medici

Lo scorso luglio è stato presentato un documento della Federazione degli Ordini dei Medici (FNoMCeO) in base al quale i medici che sconsigliano i vaccini infrangono il codice deontologico e vanno incontro a procedimenti disciplinari che possono arrivare alla radiazione. “Noi siamo pronti a fare la nostra parte – ha spiegato il segretario Luigi Conte – e sono già partiti procedimenti disciplinari per medici che sconsigliano i vaccini”. L’invito è diretto innanzitutto alla magistratura, che non deve avere atteggiamenti tesi a “fomentare comportamenti scorretti e non compatibili con il vivere sociale”, afferma la FNoMCeO a seguito di recenti sentenze emesse in materia di vaccinazioni. La Federazione chiede di “favorire il superamento dell’evidente disallineamento tra scienza e diritto, auspicando che i magistrati intervengano in materia di salute recependo nelle loro sentenze la metodologia dell’evidenza scientifica”. L’ipotesi delle sanzioni per i medici no-vaccino era già stata sussurrata nell’ottobre 2015, quando sembrava in via di approvazione definitiva dalla Conferenza Stato-Regioni il nuovo Piano Nazionale Vaccini 2016-18 che dovrebbe introdurre un nuovo calendario per la profilassi gratuita delle malattie infettive in tutto il territorio nazionale, senza differenze tra Asl. Subito è partita la smentita della Ministra della Salute Beatrice Lorenzin: “Non prevediamo niente di tutto ciò, ma lavoriamo a un piano per rilanciare la tematica delle vaccinazioni in tutta l’Italia. Si lavora su vari fronti: coinvolgimento dei medici, campagne di informazione, formazione. Tutto qui”. Rieccola, quella politica confusa e che confonde.

L’iniziativa del sindaco di Resana

Ventitré pagine di documentazione sui pericoli dei vaccini per neonati che vengono consegnate a tutti i genitori quando si recano all’ufficio anagrafe di Resana, paese in provincia di Treviso, per registrare la nascita del figlio o ritirarne i documenti. Si tratta di un dossier che raccoglie i possibili effetti collaterali delle immunizzazioni, elaborato dal Comitato veneto per la libertà vaccinale: “La Regione Veneto ha deciso di lasciare la scelta delle vaccinazioni ai genitori – scrive il sindaco Loris Mazzorato – che spesso hanno informazioni univoche sull’importanza dei vaccini, ma mai o raramente sugli effetti collaterali. Abbiamo pensato di fornirvi questo fascicolo informativo, affinché possiate fare una scelta ponderata e serena, visto che si tratta del bene di vostro figlio. Da parte nostra non c’è la volontà di dare indicazioni in un senso piuttosto che in un altro, ma di fornire informazioni che abbiamo visto essere di non sempre facile reperimento”. L’iniziativa del sindaco ha fatto insorgere i pediatri che chiedono l’intervento della Regione: “Ho una figlia di 4 anni – replica il sindaco – non l’ho vaccinata, ma non ho mai detto che tutti i vaccini sono pericolosi. È bene avere un’informazione corretta. Da anni in Veneto le vaccinazioni non sono obbligatorie; offro la possibilità di una scelta fatta con consapevolezza, tenendo presente più opinioni. Nessun problema se qualcuno ritiene importante vaccinare i figli: è giusto e doveroso che possa esercitare il suo diritto”.

Ma quanto sono informati i genitori?

Secondo l’indagine del Censis “La cultura della vaccinazione in Italia”, nonostante il 95% dei genitori abbia vaccinato i propri figli e otto su dieci reputino di sapere che cos’è il calendario vaccinale, in realtà solo una percentuale esigua (5,6%) sa quante e quali sono le vaccinazioni obbligatorie e solo due su dieci (22,4%) si fidano totalmente dei vaccini. Se il 70,9% dei genitori è convinto che i nuovi vaccini siano più sicuri perché tecnologicamente più avanzati, il 61,7% sospetta che siano proprio i vaccini la causa di malattie gravi come l’autismo. Oltretutto sull’efficacia delle vaccinazioni l’opinione è spaccata in due e la metà degli intervistati considera la copertura vaccinale incapace di escludere la possibilità di contrarre la malattia. È stata comunque confermata una grandissima ignoranza sul tema: “Assistiamo a un crescente bisogno di informazioni da parte dei genitori – commenta Maria Concetta Vaccaro, responsabile welfare del Censis – che hanno bisogno di capire sempre di più sulla materia, anche perché l’informazione istituzionale è solo apparentemente soddisfacente e ha quindi bisogno di essere curata ulteriormente”. Ma i genitori dove si informano? Innanzitutto dal pediatra (54,8%) in particolare tra genitori del Sud e Isole e tra i diplomati. Segue il Servizio vaccinale della Asl (37,5%), un servizio cui si sono rivolti più frequentemente i genitori del Nord e quelli con titolo di studio basso. Ma non sono pochi i genitori, soprattutto i più giovani, che cercano le informazioni sul Web: dalla rete arriva la scelta di vaccinare per il 10,5% dei genitori e di non vaccinare per il 7,8%. Secondo gli intervistati i dati più cercati su Internet sono quelli sui rischi dei vaccini (46,7%); mentre solo il 26,8% cerca informazioni sui benefici.

Cosa succede nel resto del mondo

Anche negli USA le vaccinazioni sono in calo, soprattutto in alcuni stati come la California. È del novembre 2015 uno studio pubblicato su Pediatrics che racconta come quotidianamente i medici americani incontrino genitori che rifiutano le vaccinazioni pediatriche. Circa il 20% dei pediatri nega loro assistenza, contrariamente a quanto stabilito nel 2013 dalle linee guida della American Academy of Pediatrics. Per quanto riguarda l’Europa, la politica non è comune. Secondo un’indagine comparativa del 2010, quindici dei ventisette paesi UE, più Islanda e Norvegia, non avevano vaccinazioni obbligatorie e i calendari vaccinali sono molto diversi tra loro. L’allarme sembra attuale e sono tante le risorse investite da parte dell’Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per raggiungere l’immunizzazione universale. Secondo l’Ufficio regionale Oms per l’Europa, nel 2014 e nei primi mesi del 2015 ci sono stati più di 22 mila casi di morbillo in sette paesi del Vecchio Continente, tra cui l’Italia con più di 1.600 casi. Con l’obiettivo di prevenire, proteggere, immunizzare il maggior numero di cittadini, viene organizzata in tutti i paesi UE l’European Immunization Week. Un piano d’azione punta a eliminare morbillo e rosolia in Europa entro il 2020.

[Alfonsa Sabatino]

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