Contraccezione maschile: è ancora un tabù?

da | 13 Ott, 2022 | Lifestyle, Salute e Benessere

Prigioniera degli stereotipi, la vasectomia è una valida alternativa per le coppie che non desiderano più figli e in generale la ricerca sulla contraccezione maschile resta una questione importante per l’uguaglianza di genere in termini di salute sessuale

Quando si affronta il tema della contraccezione e del controllo delle nascite, in quasi tutte le culture si pensa al corpo femminile. Eppure, oltre al classico preservativo, potrebbero esistere anche metodi contraccettivi maschili se la scienza avesse il giusto supporto politico e culturale. 

La verità è che tutto ciò che riguarda la contraccezione maschile sembra essere tabù e gli stereotipi legati alla sessualità e ai ruoli sociali hanno conseguenze anche sulla ricerca scientifica. 

Stereotipi che hanno di fatto portato all’assenza di produzione di dati significativi sulla contraccezione maschile, a mancati finanziamenti di studi e sperimentazioni e in generale a una scarsa informazione sulle possibilità esistenti.

La gravidanza sembra ancora una questione tutta femminile: perché dunque gli uomini dovrebbero prendere in considerazione eventuali effetti collaterali di un contraccettivo maschile?

Tuttavia, seppur lentamente, qualcosa si muove: il numero di persone che mostrano interesse verso la vasectomia, praticamente unica contraccezione maschile possibile oltre al preservativo, è decisamente in crescita. 

Papà, over 40

Chi sono gli uomini che negli ultimi anni prendono in considerazione la vasectomia? 

Esistono, anche se in percentuale minore, i giovani e single, ma nella maggior parte dei casi si tratta di padri che scelgono insieme alla partner di non avere più figli. È il caso di Alberto, papà di tre bambini e italiano expat in Belgio.

“Dopo la nascita del terzo figlio, all’età di 42 anni, con la mia compagna Carla abbiamo deciso che non desideravamo altri figli”, racconta.

“Su suggerimento della ginecologa che ha seguito le tre gravidanze di Carla abbiamo preso in considerazione la spirale, ma questa opzione non ci convinceva al 100%, sia per l’emissione ormonale sia, soprattutto, per il fatto che conoscevamo diverse coppie che avevano ugualmente avuto gravidanze non desiderate.

Nella nostra cerchia di amici almeno tre persone ci avevano raccontato di aver scelto la vasectomia, così ho iniziato a prendere in considerazione questa possibilità e ho contattato un urologo per maggiori informazioni. 

Devo ammettere che fino a quel momento non avevo mai valutato questa possibilità perché non ne avevo mai sentito parlare e credo ci sia ancora un forte tabù a parlarne. Mentre le donne sono abituate, sin dall’adolescenza, ad andare dal ginecologo, per gli uomini tutto questo è un tema delicato”.

Una scelta personale

Ricorrere alla vasectomia significa compiere una scelta quasi irreversibile – esistono interventi per tornare indietro ma non garantiscono risultati. Per questo motivo ai più giovani viene anche proposta la crioconservazione del liquido seminale. 

Per Alberto il fattore dell’irreversibilità non era un problema. “Se penso al mio futuro come genitore, anche se dovessi separarmi o avere una nuova compagna, sono convinto di non volere più figli.

Ne ho fatti quando sentivo di averne l’energia (e ancora ne richiedono molta perché sono piccoli) e non mi vedo padre a 50 anni. Ognuno di noi ha un vissuto diverso e una propria idea di sé e di famiglia, per cui si tratta di una scelta molto personale. 

Sicuramente, trattandosi di un intervento irreversibile, deve essere una scelta consapevole: qui in Belgio è consigliato, soprattutto per i giovani, un incontro con lo psicologo”.

Idealmente, la scelta del metodo contraccettivo dovrebbe essere, anche nel caso dei contraccettivi femminili, una scelta di cui discutere tra partner.

“Proprio mentre valutavamo la vasectomia ci siamo trovati a dover ricorrere alla pillola del giorno dopo”, dice Carla. “Un provvedimento sempre poco piacevole e che per me ha avuto anche un notevole impatto ormonale. Questo episodio ci ha spinto a prendere la decisione definitiva.

Devo ammettere che il fatto di eliminare del tutto il rischio del concepimento porta anche qualche vantaggio alla sessualità della coppia.

Capita spesso, infatti, che dopo i 40 anni e soprattutto dopo i figli, la vita sessuale sia spesso meno attiva, per lo più per mancanza di tempo o energie.

E se a queste difficoltà si aggiunge anche la preoccupazione dei rischi di una gravidanza indesiderata, l’acquisto dei preservativi o il monitoraggio del cerotto ormonale, si rischia di ridurre ulteriormente i momenti di intimità. 

Qui in Belgio diversi medici sostengono che per le coppie come noi dopo la vasectomia la vita sessuale migliori decisamente”. 

Vasectomia: facciamo chiarezza

La vasectomia è il metodo contraccettivo più sicuro dal punto di vista scientifico, con effetti collaterali minimi e minori rispetto alla chiusura delle tube. 

L’intervento consiste nel tagliare e sigillare i dotti deferenti, impedendo agli spermatozoi di unirsi e rendere fertile il liquido seminale. Un intervento che non interferisce con la potenza sessuale, l’eiaculazione o l’orgasmo.

La procedura chirurgica è semplice, dura circa dieci minuti. Oltre alle coppie che non vogliono più avere figli è consigliata anche a chi presenta disturbi di salute come l’infiammazione dei testicoli. 

“Ho eseguito l’intervento la scorsa primavera e il tutto si è svolto nell’arco di una mattinata”, racconta Alberto. 

“Restano due minuscole cicatrici che vanno medicate per qualche giorno ma il fastidio è quasi nullo. I primi giorni bisogna evitare di fare sforzi o correre, ma per il resto si può continuare la propria vita normalmente. E dal punto di vista sessuale non cambia assolutamente nulla”. 

Unica precauzione dopo l’intervento: bisogna considerare il periodo di “svuotamento”, che dura tra i 20 e i 60 rapporti”. Infatti, anche se i dotti sono chiusi, gli spermatozoi presenti nei testicoli sono numerosi, per cui ci vuole tempo affinché non siano più presenti nel liquido seminale. 

Dopo qualche mese bisogna fare uno spermiogramma per valutare la quantità di spermatozoi ancora presenti.

Non è solo una questione femminile

Sono tantissime le coppie che a un certo punto della loro relazione scelgono di non avere più figli, ma la contraccezione è sempre considerata responsabilità esclusiva della donna, spesso anche dai medici.

“La mia ginecologa mi prescriveva la spirale ogni volta che andavo a fare controlli post gravidanza”, interviene Carla. “Ma l’idea di inserire nel corpo un elemento esterno da monitorare continuamente non mi esaltava. 

Non mi ha mai proposto la vasectomia. Quando le ho riferito che avevamo pensato a questa soluzione, era stupita che il mio compagno avesse fatto questa scelta. 

Ho l’impressione che la maggior parte dei medici siano lo specchio della nostra società, che considera la salute sessuale riproduttiva, dalla fertilità alla gestione della contraccezione, come un problema che riguarda solo le donne.

Noi donne siamo solite sin dall’adolescenza a confrontarci con il tema della fertilità e ricorriamo periodicamente a visite di monitoraggio. Lo stesso dovrebbe valere anche per i ragazzi, in quanto temi come fertilità e contraccezione riguardano entrambi allo stesso modo.

Pochi uomini si informano davvero, oltre l’uso del preservativo non conoscono gli effetti collaterali dei contraccettivi femminili. Il metodo non è una scelta consapevole della coppia, ma solo della donna indirizzata dal suggerimento del proprio medico”.

La situazione in Italia

Oggi la pratica della vasectomia ha un grande punto debole: la poca informazione fornita ai pazienti e, in paesi come l’Italia, anche la scarsità di centri disponibili a eseguire l’intervento. 

Nel nostro paese, a differenza della Francia che ha legalizzato l’intervento solo nel 2001, è possibile ricorrere alla vasectomia già dal 1978, in concomitanza con la legge 194 sull’aborto. 

In entrambi i paesi però, le percentuali di uomini che la scelgono sono ancora minime, mentre è molto più diffusa in Gran Bretagna ed è in crescita in Belgio, dove supera i 12.000 interventi all’anno.

“Mi è capitato di toccare l’argomento con diversi amici in Italia – racconta Alberto -. Tutti hanno reagito con sorpresa, come si trattasse di una decisione insolita, quasi esotica e, secondo loro ‘non necessaria’ e che non prenderebbero mai in considerazione.

Credo che parlare di contraccezione maschile in generale sia ancora considerato un tabù: è come se si intaccasse la virilità”. 

Il lento percorso della contraccezione maschile

Oggi l’unico metodo contraccettivo maschile diffuso è il profilattico, indispensabile per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili ma meno efficace, a causa di errori nell’uso, per evitare gravidanze indesiderate, se confrontato con i contraccettivi femminili disponibili. 

Mentre le alternative per la contraccezione femminile sono studiate da decenni, quelle maschili sono ancora nella fase iniziale, con responsabilità attribuibili al mondo politico e all’industria farmaceutica, ma sicuramente anche legate a una questione culturale e di informazione.

Eppure l’interesse scientifico per la pillola maschile è nato nel 1957, insieme alla pillola femminile.

Al momento, l’unico contraccettivo maschile a raggiungere la penultima fase della sperimentazione clinica è stato prodotto in India e altri metodi, che bloccano la formazione di spermatozoi, sono in sperimentazione in USA.

In Francia Libération ha lanciato di recente un appello per promuovere la ricerca sulla contraccezione maschile, che viene considerata “una questione importante per l’uguaglianza di genere in termini di salute sessuale, che sarà reale solo quando gli uomini faranno la loro parte”.

Essere coinvolti nel discorso contraccettivo all’interno della coppia non è solo un dovere per gli uomini e una condivisione di responsabilità, ma si tratta anche di un diritto, per gli uomini stessi, di assumere il controllo della propria vita riproduttiva. 

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