Vita da papà

da | 28 Feb, 2014 | Lifestyle

Angelo Pisani vive con la compagna Katia Follesa, comica anche lei: insieme hanno una bambina di 4 anni, Agata. L’esperienza della paternità ha ispirato Angelo a raccontarsi, in modo ironico e spiritoso, sul suo sito www.contofinoatre.it. Come ti è venuta l’idea di raccontarti nelle vesti di papà? “Quando la mia compagna è rimasta incinta, mi sono reso conto che nelle conversazioni tra amici si parlava sempre della condizione delle mamme e mai di quella dei papà. È vero, non cambiamo fisicamente, ma l’impatto piscologico del diventare genitori è molto forte anche per noi. Così ho iniziato a raccontare della mia nuova vita di papà, in modo ironico: ho visto che l’argomento interessava e da lì è nata l’idea di un sito in cui raccogliere le mie riflessioni. I papà di oggi sono molto più presenti di quanto lo fossero una volta, c’è però ancora molta ritrosia tra gli uomini a raccontare la loro esperienza e fare entrare l’essere papà nei discorsi. E poi ci sono le mamme, che ci tengono a ribadire che la loro competenza è comunque superiore. Invece dovrebbero smettere di criticarci e trovare la forza di delegare”. Condividiamo: i papà possono svolgere il loro ruolo alla pari. “Come si impara a essere mamme si impara a essere papà. Quando è nata mia figlia mi sono preso una pausa di riflessione dal lavoro, il treno di Zelig andava a tutta velocità e ho scelto di fermarmi per stare con Agata: una pausa molto utile durante la quale mi è venuta l’idea di raccontarmi: Voglio farvi conoscere un papà!”. Come sei cambiato da quando è nata Agata? “Sono consapevole che ho la responsabilità di un’altra vita e il centro dei miei interessi si è spostato: mi sono messo in secondo piano focalizzandomi su di lei. Ora piano piano mi rimetto al centro, ma è stato un processo utile per capirmi meglio”. Che consigli daresti a chi sta per o è appena diventato papà? “A me è molto servita la massima della nonna ‘nessuno nasce imparato’, unita a una buona dose di inconsapevolezza e non dirsi in partenza che è troppo difficile. Si può far tutto: cambiare pannolini, mettere i vestiti, addormentarli la sera. La voglia viene facendolo. Mi ha fatto molto piacere quando mio padre, vedendo come mi destreggiavo con la bimba, mi ha fatto i complimenti”. Nel tuo blog racconti anche l’atteggiamento delle altre mamme nei tuoi confronti. “È un mix di ammirazione e senso di superiorità. A scuola, nei giardinetti o nei corsi pomeridiani noi papà siamo ancora pochi e non sempre ci includono nei loro discorsi. Ma il peggio è successo a scuola di danza quando l’insegnante non voleva farmi entrare nello spogliatoio per cambiare la bambina: l’ho cambiata in corridoio, e non le è piaciuto! Però è un atteggiamento che nel 2014 stento a capire: perchè fare finta che i papà non esistano o siano genitori di seconda categoria? La tua esperienza di papà la racconti sul tuo sito, ma non solo. “Sì, curo una rubrica “Papà incinta” sul sito www.deabyday.tv, ho scritto un libro: “Conto fino a tre, le avventure di un papà molto speciale” e ora ne ho fatto anche uno spettacolo che presento a Zelig: “Conto fino a tre”. È bello osservare dal vivo la reazione empatica del pubblico a quello che racconto, perché fondamentalmente scrivo e dico cose che vivo e in cui è facile riconoscersi. E poi, sempre questo mese, avviamo una serie di incontri “Conto fino a tre, parola di papà”, presso la ludoteca Ciao Tata (in via Settala 59 a Milano). Sono incontri tra papà in cui ci si racconta a vicenda ‘il fantastico ruolo dei genitori’: è vero che un bambino cambia la vita e altera profondamente gli equilibri della coppia. Proprio per questo parlarne insieme, prendersi un po’ sul ridere, sdrammatizzare, è importante”.

Papà incinta
Sul sito www.deabyday.tv, web magazine di De Agostini Editore, Angelo Pisani cura la rubrica “Papà incinta”: le 40 settimane dal punto di vista maschile. “LEI ha nausee, è sempre stanca e va sempre in bagno! LUI e LEI si guardano e decidono: dal ginecologo. “Sì, siete incinta!”. Appena usciti LEI telefona a tutti, compresi i parenti che non ha mai conosciuto. E a ogni telefonata si commuove e alza la voce. Da quel momento tutto il quartiere lo sa. Cosa fare aspettandolo/la? Esami del sangue. Pastiglie di ferro. Pastiglie di acido folico. Pastiglie per acidità di stomaco. Pastiglie per la nausea. LUI? Anzitutto due pinte da litro con gli amici al pub”.

Agata la tempesta
Le dis-avventure di un povero papà alle prese con la piccola Agata e con lei, la mamma di Agata, è il blog di Angelo sul sito www.contofinoatre.it. Agata ha iniziato l’asilo. Sveglia per me alle 7.30… Vado nella sua cameretta. Prima carezze e bacetti, poi coccole e infine la prendo in braccio senza accendere la luce per regalarle un risveglio graduale e non brusco. Agata mi guarda e mi dice: “Non voglio!”. Cominciamo bene! “Per colazione amore cosa ti andrebbe?” Silenzio. Succo? Non lo voglio. Biscotti? Non li voglio. Cereali? Non li voglio. Pesca? Non la voglio. Formaggio? Non lo voglio. Toast? Non lo voglio. Latte? Non lo voglio? Un mio rene? Non lo voglio … Poi devo vestirla. Magliettina bianca? Non la voglio. Jeans? Non li voglio. Felpa rossa? Non la voglio. Tuta blu? Non la voglio. Essere anche solo per un secondo simpatica? Non lo voglio! Non avevo dubbi. Sono le 8.45 e Agata entra alle 9. Non ha ancora messo il giubbotto e da quando si è svegliata ha detto sempre e solo “Non lo voglio”. … Devo correre all’asilo. Se tardo anche solo di un secondo, suor Kaisersouse non mi fa entrare e poi mi cazzia davanti a tutte le altre mamme. E non è bello! Ore 8.58: siamo dentro. Le cambio le scarpe, le infilo il grembiule senza slacciarlo e corro su in aula. Ore 9 in punto. Ce l’ho fatta. Agata mi bacia e io esco sano e salvo. Passando dall’ingresso incrocio suor Kaisersouse che, con frustino in mano e il canino che brilla, pregustava già il momento del cazziatone. “Mi spiace, sarà per un’altra volta” le dico mentre le passo davanti e mi avvio all’uscita. Tutto bello, se non fosse che per fare lo spavaldo, non mi accorgo che il portone dell’asilo è chiuso e ci vado contro lasciando la sagoma del mio viso sulla vetrata. Tutte le mamme presenti ridono. Suor Kaisersouse ride … Ma si può vivere così?

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