Abbasso la plastica! Buone pratiche plastic-free

da | 9 Nov, 2020 | Lifestyle, Salute e Benessere

Dall’uso della borraccia al corretto smaltimento delle mascherine: usare meno plastica (e usarla meglio) si può. Ecco come e perché farlo 

Era iniziata, poco più di un anno fa, come una buona prassi che faceva tendenza: sulla spinta dell’entusiasmo dei più giovani sollecitati dall’esempio ambientalista di Greta Thunberg, ci siamo tutti dotati di belle borracce colorate per non sprecare plastica e provare a inquinare un po’ meno.

Poi, è arrivato il Covid-19 e molte delle nuove abitudini plastic-free che avevamo iniziato a fare nostre sono finite nel dimenticatoio. Anzi, hanno fatto la loro comparsa su prati, marciapiedi e spiagge nuovi rifiuti come mascherine e guanti monouso, che stanno provocando un danno ambientale gravissimo.

Eppure, proprio l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo dovrebbe ricordarci ogni giorno l’importanza dell’ambiente in cui viviamo. La plastica è un materiale preziosissimo sotto molti aspetti, ma usarne meno e smaltirla meglio è fondamentale, se vogliamo fare il bene del pianeta – e anche il nostro.

Microplastiche ovunque 

La notizia è stata diffusa all’inizio dell’estate insieme a uno studio realizzato dall’Università di Catania e intitolato “Micro and nano-plastics in edible fruit and vegetables”: la plastica ha fatto ufficialmente “il salto di qualità”.

Dopo aver invaso i mari e messo a rischio la sopravvivenza di molte specie animali che la ingeriscono per errore, è arrivata fin dentro ciò che mangiamo sotto forma di microplastiche (ovvero frammenti di plastica minuscoli, più piccoli di un millimetro), rinvenuti per la prima volta in quantitativi non indifferenti in frutta e verdura.

Quello che ancora non sappiamo è che cosa ciò comporterà per la nostra salute sul lungo periodo dal momento che, ha calcolato lo scorso anno il WWF, sarebbero 5 i grammi di microplastica che ogni settimana ingeriamo in media attraverso cibo e acqua (pari al peso di una carta di credito).

Il Tirreno di plastica

La questione ci interessa molto da vicino: sulla prestigiosa rivista “Science” è apparso qualche tempo fa uno studio che afferma come le microplastiche siano presenti in nessun mare del mondo come nel nostro Tirreno.

Da dove arrivano? Principalmente dalla scomposizione dei tessuti e delle fibre sintetiche, come quelle di cui sono fatti molti vestiti e che i sistemi di trattamento delle acque non riescono a trattenere, e dalla scomposizione di detriti plastici più grandi. Così, se non smetteremo di abusare della plastica, continuano ad ammonirci studiosi e scienziati, entro il 2050 nel mare ci saranno più plastiche che pesci.

Buone pratiche plastic-free

In tutto questo, però, c’è una buona notizia. Ci sono molte azioni che possiamo compiere per provare a migliorare la situazione, e hanno a che fare con le piccole abitudini e i consumi di tutti i giorni. Ecco, allora, qualche suggerimento pratico.

W il rubinetto

L’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo il Messico, per consumo di acqua in bottiglia (8 miliardi quelle di plastica che consumiamo in media in un anno). Eppure, in gran parte del Paese, “l’acqua del sindaco” è disponibile, di ottima qualità, sottoposta a rigorosi controlli e sicura.

Attenzione al packaging 

Nel fare la spesa, acquistiamo prodotti venduti in confezioni più facilmente riciclabili come quelle in carta, cartone, vetro. Il top? Comprare “sfuso”: vale per gli alimenti, ma anche per i prodotti per la casa e l’igiene personale.

Stop all’usa e getta

Sapete che una cannuccia viene usata in media 20 minuti e poi rimane nell’ambiente per oltre 500 anni? Non ne vale decisamente la pena! Meglio dimenticarsela insieme a stoviglie monouso, palloncini e bastoncini vari e prediligere le numerose alternative che già esistono in materiali riciclabili.

Meno è meglio

É un principio che vale sempre, ma se applicato al mondo dei prodotti per i bambini diventa una buona pratica dal forte valore educativo, oltre che ambientale. Meno vestiti, allora, e meno giochi, ma di migliore qualità, in legno, in plastica riciclata o fatti con oggetti di uso quotidiano. E via libera allo scambio dell’usato!

Il livello pro 

I pannolini lavabili. Un bambino consuma in media, in tre anni di vita, 4.500 pannolini usa e getta che finiscono tutti in discarica o negli inceneritori. Con i lavabili ci vuole un po’ di pazienza in più, ma l’impatto ambientale (oltre che economico) è decisamente minore. 

Differenziamo

Consumare meno plastica è fondamentale, ma smaltirla “bene” è altrettanto importante. Basti pensare che a livello mondiale solamente il 15% della plastica usata viene riciclato. Il 60% finisce in discarica o disperso nell’ambiente e il restante 25% va negli inceneritori.

Mascherine in tessuto

In questo periodo vengono utilizzate quotidianamente nelle scuole italiane 11 milioni di mascherine usa e getta. Troppe di queste finiscono disperse nell’ambiente: ricordiamoci di buttare i dispositivi di sicurezza nell’indifferenziata (e non per terra) e, se possibile, usiamo le mascherine lavabili, la cui sicurezza sanitaria è stata validata anche dal Ministero della Salute.

Leggi anche –> La plastica che inquina e ingrassa

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