Edoardo, il bambino con la valigia

da | 7 Lug, 2023 | Lifestyle, Persone, Viaggi

Cinque continenti in cinque anni, dall’Amazzonia al giro del mondo in low cost: Valentina e Andrea, genitori di Edoardo, il “bambino con la valigia”, raccontano la loro grande passione per i luoghi lontani

Un’attività lavorativa autonoma e pochi vincoli di tempo: Andrea e Valentina, alias “Bambino con la valigia“, vivono a Cagliari, amano viaggiare e  lo fanno in ogni ritaglio di tempo. Una passione che li differenzia dai loro conterranei – i sardi –  conosciuti, o forse solo vittime di stereotipo, per essere un popolo che raramente si allontana dalla propria isola.

Viaggiatori incalliti da sempre, sono stati sorpresi dall’arrivo di Edoardo, che oggi ha 6 anni, ma soprattutto da giudizi esterni: “Si può continuare a viaggiare come prima con un bimbo a seguito?”. La risposta è arrivata dopo meno di un anno: assolutamente sì, basta organizzazione, intraprendenza e, perché no, qualche collaborazione come travel influencer, per continuare a seguire istinto e passione.

Alla ricerca di luoghi remoti

Destinazioni molto isolate e pernottamento in strutture basiche: sono queste le caratteristiche che identificavano i viaggi di Valentina e Andrea, insieme da 15 anni di vita e avventure.

“Andrea e io lavoriamo in una tabaccheria a gestione famigliare”, spiega Valentina. “Questa per noi è un’enorme fortuna. Organizzandoci bene con i colleghi riusciamo a concentrare periodi di lavoro intenso a numerosi periodi di vacanza, e questo ci ha permesso, prima dell’arrivo di Edoardo, di lasciare la nostra isola anche sei volte l’anno. Ci piaceva, e ci piace ancora, andare alla ricerca di luoghi meno turistici e frequentati, scoprire città e nuove culture ma anche e soprattutto posti isolati in mezzo alla natura”.

famiglia travel

Abituati al viaggio, sin da piccoli

E poi, 7 anni, si sono avventurati in una nuova avventura, quella di diventare genitori, forse la più bella di sempre. “L’inizio della gravidanza, che non è stata programmata, mi ha mandata un po’ in crisi: avevo paura di non essere all’altezza di un ruolo così importante”, racconta Valentina.  

“Poi, la prima cosa che amici e parenti mi hanno detto è stata che la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, che non avremmo più viaggiato liberamente come prima e che avremmo dovuto adeguarci ai ritmi del bambino e della famiglia.

Abbiamo viaggiato fino al settimo mese di gravidanza e poi siamo stati fermi, a casa, fino a quando Edoardo ha compiuto 9 mesi. Una volta ‘adattati’ alla nuova routine da mamma e papà, abbiamo deciso di ripartire, convinti del fatto che, abituando il bimbo gradualmente, saremmo riusciti a tornare a fare i viaggi di una volta, avventurosi e di lunga durata, anche dall’altra parte del mondo.

Abbiamo iniziato per step: un lungo viaggio in giro per l’Italia, alcuni in Europa, mete più lontane ma ‘facili’ con i bimbi, come le Maldive o gli Emirati Arabi.

Per fortuna, Edoardo è un bimbo tranquillo e che si adatta a tutte le situazioni: così quando ha compiuto 2 anni abbiamo sentito che era pronto per il grande passo e siamo partiti per un tour di due mesi in Messico. 

Da lì non ci siamo più fermati e la valigia di Edo è sempre pronta: dal Guatemala alla California, dalla Tanzania al Borneo, dalla Colombia allo Sri Lanka. In cinque anni di vita ha esplorato già tanto in tutti e cinque i continenti”.

Raccontare i propri viaggi con bambini è utile anche per le altre famiglie, in particolare quelle che dopo il primo figlio vogliono ricominciare a viaggiare ma sono preoccupate dall’organizzazione o vanno alla ricerca di mete esclusivamente children-friendly. 

“Sin dall’inizio erano tante le persone che ci chiedevano informazioni, dai luoghi più adatti al dove trovare pappe e pannolini: così abbiamo iniziato a raccontare dei nostri viaggi, prima a conoscenti e amici, poi sul profilo IG “Bambino con la valigia” e il seguito si è allargato. Volevamo essere utili ma anche dimostrare che sì, si può viaggiare anche con i bimbi piccoli e che è un’esperienza bellissima”.

Senza ansie, ma preparati all’imprevisto

Le mete troppo esotiche fanno paura ai genitori: possibili malattie, cibo differente, scarsa conoscenza dei servizi in loco. Per molte persone uscire dall’Italia significa mettere a rischio la vita dei propri figli.

“Devo fare una premessa: non sono una mamma ansiosa”, ammette Valentina. “Il fuso orario, i viaggi lunghi in macchina, un pasto saltato non sono cose che ci preoccupano perchè nostro figlio ha una grande capacità di adattamento ed è proprio viaggiando con noi che ha imparato ad adattarsi e oggi queste irregolarità quando siamo lontano da casa sono per lui la normalità. Questo ha anche rafforzato molto il suo carattere, ha imparato che non è sempre tutto pronto e che bisogna adattarsi alle circostanze e agli imprevisti con calma e con il sorriso.

Per quanto riguarda le malattie, in particolare quelle tropicali, abbiamo sin da subito somministrato a Edoardo tutti i vaccini consigliati per le zone in cui andavamo.

Ovviamente ci è capitato un paio di volte di dover affrontare la gastroenterite del viaggiatore. Soltanto una volta però, ci siamo spaventati: durante il viaggio in Amazzonia, dal Perù al Brasile, Andrea ed Edoardo hanno mangiato della frutta fresca e hanno iniziato a stare male: la febbre era alta, eravamo in un luogo isolato e temevamo si trattasse di malaria. Per fortuna poco lontano c’era un ospedale indigeno – o meglio un centro di salute locale – dove era possibile fare le analisi. La malaria è stata esclusa, per fortuna, e gli è stata somministrata la flebo per la gastroenterite. 

A parte questo brutto episodio, irrisorio considerando la quantità di viaggi fatti, dalla Namibia al Nepal, posso dire che forse Edoardo ha sviluppato i giusti anticorpi e oggi si ammala pochissimo. Credo che siano episodi che possono capitare un po’ ovunque, ma sicuramente meglio partire informati e preparati. Personalmente mi sento più sicura in un piccolo villaggio in una zona remota che in una grande città”.

canguri australia

Il giro del mondo in low cost

Valentina e Andrea non raccontano i viaggi in tempo reale, non vivono l’ansia nella diretta o della storia su Instagram. Quando sono in viaggio scattano e registrano, per poi raccontare luoghi e itinerari al rientro. 

E i luoghi visti e gli scatti indimenticabili sono talmente tanti che spesso le storie vengono raccontate diversi mesi dopo. Il giro del mondo in low cost, ad esempio, avvenuto lo scorso anno e che li ha visti in viaggio per ben 4 mesi, è ancora inedito. “Al contrario della maggior parte delle persone, non abbiamo organizzato in anticipo il nostro ‘giro del mondo’, che invece ha preso forma un po ‘ casualmente. Eravamo stati contattati da un’agenzia che ci ha proposto un giro per l’Australia in camper in cambio di visibilità sui nostri social. Abbiamo pensato: Wow! È un’occasione imperdibile. 

Ma i voli per l’Australia a inizio estate avevano dei costi inaccessibili, e sarebbero stati ovviamente a nostro carico. Così abbiamo deciso di partire verso est con le compagnie aeree più economiche, spesso acquistando i biglietti il giorno prima quando gli ultimi posti vengono svenduti – di solito tra le 2 e le 3 di notte i prezzi sono più bassi – e lungo il tragitto ci facevamo ospitare da strutture turistiche in cambio di visibilità. 

Ecco che da Cagliari siamo andati a Roma, poi a Istanbul – che meritava una bella sosta fino alla Cappadocia -, in Oman e in India. Da lì fino a Singapore, e poi finalmente siamo arrivati in Australia. Da lì, dopo il tour previsto, abbiamo raggiunto le Fiji, dove abbiamo trovato un volo economico per Los Angeles. E da Los Angeles il rientro in Europa, questa volta senza low cost, ma con una compagnia di linea.

Siamo stati in viaggio per 4 mesi ed è stata davvero un’esperienza intensa, ogni giorno pieno di emozioni: a breve la racconteremo!”.

Scuola, lavoro, viaggi: il giusto equilibrio

Di ritorno dal giro del mondo però, Edoardo ha iniziato la prima elementare, un mese in ritardo rispetto ai suoi compagni. Per la famiglia di viaggiatori, un nuovo periodo di vita e un ciclo scolastico meno flessibile rispetto alla scuola dell’infanzia. 

“Trovo interessante l’approccio del world schooling e credo che il viaggio sia un’opportunità per imparare tante cose sul campo” spiega Valentina, “Ma d’altro canto credo anche che sia importante per lui frequentare la scuola con regolarità. Ha bisogno di socialità e andare a scuola gli piace: studiare, stare con gli altri bambini e fare sport. 

Per cui da quest’anno cercheremo di fargli frequentare la scuola il più possibile, concentrando i viaggi durante i mesi estivi e le vacanze. Se salta qualche settimana non è la fine del mondo, ci organizziamo con gli insegnanti per fare in modo che al rientro non resti indietro con il programma. Quando siamo in viaggio abbiamo il supporto a distanza di due insegnanti private, una in inglese e una in italiano e ci organizziamo in modo che ci sia tempo per lo studio. Ma anche se ci stiamo adattando ai nuovi ritmi legati alla scuola, continuiamo a programmare e sognare i nostri viaggi insieme. 

Potremmo viaggiare di più e fare della nostra passione un lavoro: ci è stato chiesto di creare un sito o di diventare dei travel influencer al 100%, ma non è quello che vogliamo. Quando viaggiamo ci piace dedicarci interamente alla scoperta dei luoghi e al nostro bambino, questo tempo ha un valore non negoziabile.

Per me il viaggio è un momento per stare insieme, condividere esperienze che ci fanno crescere come genitori e che formano nostro figlio. Questo ci rende felici e vogliamo godere di ogni momento trascorso insieme!”.

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