“Sto in fissa coi videogiochi”. Zerocalcare ci parla della sua infanzia

da | 4 Gen, 2021 | da non perdere, Libri, Lifestyle, Persone, Tech

Si può diventare un grandissimo narratore e un incredibile fumettista anche se da bambini “si sta in fissa” con i videogiochi?

Zerocalcare, al secolo Michele Rech, 37 anni, romano, è il fumettista più di tendenza del panorama italiano. È stato definito “l’ultimo intellettuale” dal settimanale L’Espresso, che gli ha dedicato una copertina, per il suo impegno civile e la capacità di raccontare la contemporaneità meglio di tanti esperti.

La mini-serie Rebibbia Quarantine, ha raccontato il  Covid e il lockdown con profondità e leggerezza. Un’idea che ha fatto nascere una nuova serie animata, in uscita su Netflix, dal titolo “Strappare lungo i bordi”, con la voce di Valerio Mastandrea.

Gran parte delle opere di Zercalcare è autobiografica: il suo alter ego fumettistico è sempre accompagnato da un armadillo, la sua “coscienza razionale”. 

Anche se ormai adulto, Zerocalcare indaga a fondo e con profondo acume nel mondo dell’infanzia, riportando alla luce dinamiche e relazioni, amicizie, rapporti e attività preferite, fra cui quella del videogioco. Michele infatti fin da bambino è stato un appassionato giocatore di videogame.

Proprio in qualità di esperto lo abbiamo intervistato, sottraendolo per qualche minuto a una coda di appassionati – definirli fan non sarebbe in linea con il personaggio e la sua simpatia – in attesa di farsi disegnare e autografare l’ultimo libro.

Michele, ti premetto che non riesco a stare cinque minuti davanti a un videogioco senza farmi venire il mal di mare, per cui l’intervista te la fa uno che non ne sa nulla. Facciamo un passo indietro, rimettiti nei panni del bambino che sei stato e prova a dare qualche consiglio a quei genitori che stanno urlando da dieci minuti: “spegni subito quell’aggeggio!”.

“Beh, un po’ ovviamente bisogna porre un limite, soprattutto quando il ragazzino ci va a ruota. Però io sto dalla parte del ragazzino – risponde Zerocalcare -. Il primo consiglio è magari di provare a giocarci assieme, per stare uniti e pure capire le dinamiche del gioco”.

Ci racconti in che modo il gaming ti ha aiutato a crescere? C’è qualcosa che rimpiangi o non rifaresti?

“L’unica cosa che rimpiango davvero sono i soldi che ho speso per giocare. Tutto quello che ho messo per comprare console o per stare in sala giochi. Ma sono stati ampiamente ripagati! Da parte mia, vista l’esperienza che ho avuto, a me i videogiochi hanno portato solo cose positive. E contro ogni visione comune del videogiocatore solitario, le cose positive che mi sono arrivate vengono dalla dimensione sociale”.

In che senso?

“Di solito si pensa ai videogiochi come a qualcosa con cui uno si abbruttisce da solo, ma in realtà non è così. Per niente. I pomeriggi più belli che ricordo da ragazzino sono quelli passati a giocare ai videogiochi assieme agli amici mie, gli stessi che ho ancora oggi. Giocavamo, nel senso di: ‘Quando andavamo a casa di quello che aveva una certa console a giocarci tutti insieme’ o quando andavamo tutti quanti in sala giochi. Lungi dall’essere chiusi in noi stessi, erano momenti di grande condivisione, a cui tengo un sacco. Nella mia esperienza, i videogiochi sono proprio qualcosa che ti fa stare con gli altri. Poi è chiaro che non è come giocare a calcetto, dal punto di vista della salute, però è comunque qualcosa che ti mette in condivisione con altre persone”.

Hai un appello da fare ai genitori?

“Quello che direi ai genitori è: se vedete che vostro figlio è veramente, veramente, veramente in fissa e vuole una console, magari promettetegliela per la prossima festa. Con il fatto che a me non volevano prendermela, mi sono venduto tutto per poterla comprare. La mia collezione di Topolino, tutta la raccolta dell’Uomo Ragno e mi trovo che adesso avrei un sacco di fumetti in più se mi avessero comprato ‘sta console, invece di dovermela comprare con i miei risparmi a 13 anni!”.

Qualche altro suggerimento?

“Un appello accorato: se inizia la cena e il ragazzino sta giocando, lasciategli almeno il tempo di salvare! Ricordo che mia madre mi spegneva il videogioco, anche se a salvare ci volevano 10 secondi. Era estremamente frustrante”.

Zerocalcare: libri e film

Il primo romanzo a fumetti di Zerocalcare è “Un polpo alla gola”, consigliato ai genitori che vogliono tornare nel vissuto interiore dell’infanzia. E’ uno splendido libro per i preadolescenti.

zerocalcare

Il quinto romanzo, “Dimentica il mio nome” è un racconto autobiografico di forte insensità, giustamente candidato al Premio Strega.

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Dal suo best seller “La Profezia dell’Armadillo” è stato tratto l’omonimo film diretto da Emanuele Scaringi, assolutamente da guardare assieme a ragazze e ragazzi a partire dai 12 anni.

I fumetti di Zerocalcare sono pubblicati da Bao Publishing. Il suo blog è Zerocalcare.it.

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